Tasse sospese fino al 30 giugno e rubinetti aperti per il credito. Sono i due pilastri del decreto liquidità in vigore dal 9 aprile, annunciato come un “bazooka” che sparerà denaro, in prestito, per permettere a imprese, professionisti e lavoratori autonomi di fare fronte a spese e scadenze. Il provvedimento mette in piedi un sistema di garanzie per assicurare a soggetti economici di ogni dimensione (dai piccoli negozi alle partite Iva fino alle grandi aziende) finanziamenti per 400 miliardi.
Lo stato garantisce per le insolvenze
«Fino al 31 dicembre le imprese colpite dalla crisi potranno richiedere un prestito che sarà coperto da una garanzia pubblica, per tutta o buona parte della somma» spiega Lorenzo Sirch, esponente del Consiglio nazionale dottori commercialisti con delega alla finanza. In pratica lo Stato farà da garante nei confronti delle banche in caso di insolvenza, favorendo così la concessione dei finanziamenti.
Il decreto divide i beneficiari in due gruppi: piccole e medie imprese (incluse le Partite Iva) da un lato e aziende con più di 499 dipendenti dall’altro, prevedendo meccanismi di garanzie differenti. «L’efficacia della misura dipenderà dalla velocità con cui il denaro verrà erogato e da quanto e come lo Stato controllerà che le banche concedano davvero i prestiti» commenta Silviano Di Pinto, direttore commerciale Confesercenti. Vediamo allora quali sono i benefici e come ottenerli.
Il debito si restituisce in 6 anni
Le piccole e medie imprese a corto di liquidità possono chiedere in banca un finanziamento con un massimo di 72 rate. «La cifra non può superare il 25% dei ricavi del 2019, oppure il doppio dei costi del personale dello stesso anno» spiega Sirch. «Il denaro dovrà servire per coprire il fabbisogno dell’attività di esercizio, quindi le spese correnti, i costi per il personale o gli investimenti che verranno fatti nei prossimi 12 mesi».
Per facilitare l’operazione interviene il Fondo centrale di garanzia che garantisce il 90% della somma a tutte le realtà che hanno fino a 499 dipendenti. «Chi ha ricavi fino a 3,2 milioni di euro può chiedere che la garanzia venga estesa al 100% rivolgendosi ai Confidi, i consorzi di garanzia collettiva per le imprese. In genere le banche sono convenzionate conquelli presenti sul territorio e il canale si può attivare al momento della richiesta del finanziamento».
Meglio rivolgersi a una banca che ci conosce già
La domanda funziona come quella per un normale finanziamento e va inoltrata alla banca specificando che si vuole usufruire della garanzia del fondo statale. Sarà l’istituto a inviare la documentazione e a dare una risposta al cliente. «È prevista una procedura semplificata, ma i prestiti non saranno automatici, ogni richiesta sarà valutata sia dal Fondo di garanzia sia dall’istituto» avverte Sirch. «L’istruttoria sarà limitata al profilo economico-finanziario dell’azienda e verrà escluso l’esame dell’andamento degli ultimi mesi, ma prima di dare l’ok la banca considererà comunque l’affidabilità del creditore e la sua solidità, anche sulla base della sua storia» chiarisce l’esperto. «Ottenere il prestito non è scontato, bisogna dimostrare di poter sostenere la rata» conferma Di Pinto. «Per questo motivo è meglio rivolgersi a una banca che già conosce l’azienda».
Il prestito non è a costo zero ed è la banca a decidere il tasso
«In genere passano 3-4 giorni per l’istruttoria del Fondo, le banche più virtuose ne impiegano poi altri 7-8 per il via libera, ma anche su questo meglio informarsi prima» spiega Di Pinto. «L’accesso al Fondo di garanzia per le Pmi è gratuito, ma il prestito avrà comunque un costo e un tasso determinato dalle singole banche, perché la legge non fissa un tetto»