La favola, sulla carta, è bellissima: la principessa Mako di Akishino, nipote primogenita dell’Imperatore del Giappone Naruhito e figlia dell’erede al trono, rinuncia al titolo e al patrimonio per amore. Pare Cenerentola che scappa dal castello per sposare un giovane senza titoli nobiliari che l’ha fatta innamorare da ragazza. Eppure, nella realtà, c’è molta più prosa che poesia e il Paese sta affrontando con imbarazzo una situazione che rimbalza sui media ormai da molti anni.

L’amore in Giappone è una cosa complicata. A intricarlo spesso sono le convenzioni e il lavoro, che assorbe le vite e lascia poche occasioni di incontro. Di solito si trova il partner all’università, e anche per questo le famiglie investono tempo e denaro in scuole private per far sì che le proprie figlie accedano ad atenei prestigiosi. Nulla tuttavia semplifica l’amore quando si fa parte della famiglia imperiale giapponese. Esiste persino una lingua specifica da usare non solo per rivolgersi direttamente ai suoi membri ma anche per parlarne in terza persona.

Il privilegio di appartenere alla stirpe reale, specie in Giappone dove la tradizione e l’etichetta rimangono a ogni livello valori fondamentali, coincide drammaticamente con la costrizione a mantenere un comportamento senza alternative. A seconda dei gradi di separazione dal massimo potere, incarnato dall’Imperatore, aumenta la libertà di espressione individuale. Per questo, nonostante abbia ricevuto la proposta di matrimonio già 8 anni fa, la principessa Mako di Akishino ha sposato solo adesso, il 26 ottobre, Kei Komuro, il fidanzato borghese di una vita.

Le avvisaglie del cambiamento giunsero molto prima che l’Occidente se ne accorgesse: ricordo giorni e giorni di servizi tv per discutere la scelta di Mako di non frequentare – come avevano fatto da sempre tutti gli altri membri della famiglia imperiale – l’università Gakushūin (dove peraltro tuttora insegno), ma l’International Christian University di Tōkyō, un ateneo atipico, profondamente internazionale, la cui atmosfera di libertà conosco bene per avervi studiato al mio arrivo in Giappone e per avervi incontrato io stessa il mio futuro marito. In Occidente una simile notizia sarebbe stata derubricata a evento minore, eppure qui parve una rottura della tradizione. Fu così che la principessa Mako e Kei Komuro si incontrarono proprio all’ICU nel 2012, casualmente seduti vicini durante una riunione di orientamento per gli scambi di studio all’estero. Iniziarono a frequentarsi prima dell’agosto del 2012, mese che coincise con la partenza di Mako per l’Inghilterra, dove avrebbe trascorso un anno.

La proposta di nozze giunse a dicembre del 2013 ma, considerata forse anche la giovane età della coppia e i natali sensibili di lei, l’annuncio del fidanzamento venne fatto solo a settembre del 2017. Da allora, tuttavia, i due ragazzi non ebbero più pace. Subito emerse uno scandalo di natura finanziaria che coinvolgeva la madre di lui: rimasta precocemente vedova, aveva contratto un debito importante con l’ex compagno per il finanziamento degli studi del figlio. L’opinione pubblica, inizialmente benevola, virò d’un tratto verso il sospetto e il rito per il fidanzamento dei membri della famiglia imperiale venne rimandato e poi definitivamente sospeso.

Nell’agosto del 2018 Komuro si trasferì in America per continuare gli studi in legge e il padre della principessa Mako chiese un chiarimento ufficiale. La dichiarazione giunse l’anno seguente, ma l’ex fidanzato della madre intervenne per smentire la soluzione della diatriba. Va detto che nel tempo l’interesse dei giapponesi si è affievolito. Secondo i sondaggi, resiste giusto uno zoccolo duro di ultra 40enni donne contrarie alle nozze: giudicano negativamente l’unione della principessa con un borghese dalla situazione non del tutto chiara e l’ipotesi che vengano utilizzati i soldi dei contribuenti. Anche per questo la principessa Mako ha rinunciato alla buonuscita tradizionalmente garantita ai membri della famiglia imperiale.


La principessa Mako ha definito le nozze con kei Komuro un passo “necessario” per la sua felicità. Felicità che, nella Costituzione giapponese, figura tra i diritti fondamentali dell’individuo


 

E tuttavia l’amore dei due ragazzi ha continuato a resistere agli attacchi mediatici, alla pressione, alla lontananza, ai quasi 10 anni intanto trascorsi. Lo scorso anno la principessa Mako ha definito il matrimonio con Komuro un passo “necessario” per la sua felicità: felicità che, è giusto ribadirlo, nella Costituzione giapponese figura tra i diritti fondamentali dell’individuo. Komuro, tornato in queste settimane in patria dopo 3 anni in cui lui e Mako non si sono visti, ha sostenuto negli Usa l’esame da avvocato: i risultati non sono ancora pubblici, ma gli è già stato offerto un posto di lavoro in uno studio prestigioso di New York.

La soluzione di questo amore tanto contrastato pare ormai destinata a realizzarsi solo tramite la fuga oltreoceano, in una vita quanto più lontana possibile dai riflettori. Ma un ennesimo ostacolo si contrappone tra la principessa Mako e la felicità. A fare da filtro tra la famiglia imperiale e il pubblico è, in ogni occasione, il kunaichō, ovvero l’agenzia governativa incaricata della gestione amministrativa della Casa Imperiale. Il portavoce ha recentemente dichiarato che alla principessa Mako è stato diagnosticato un disturbo post-traumatico complesso, ovvero una serie di malesseri che vanno dall’insonnia al senso di persecuzione, passando per pensieri depressivi. L’attenzione ossessiva dei media, unita alla morbosa ricerca di informazioni su di lei, sul suo fidanzato e sulla famiglia di lui, l’hanno turbata al punto tale che la diagnosi potrebbe compromettere l’ottenimento della Green Card americana.

Se nella letteratura occidentale l’amore è la forza motrice per eccellenza, il sentimento capace di ogni rivoluzione, in quella giapponese coincide spesso con il sacrificio individuale o di coppia, o con la rovina di chi ha scelto la passione anziché la certezza di un amore più convenzionale. Quello giapponese è un popolo culturalmente meno soggetto all’intemperanza della passione. La si prova, anche fortissima, ma vince soprattutto la valutazione ragionata delle scelte, la validità di un progetto sul lungo periodo, la lungimiranza che salva da decisioni affrettate, destinate a smontarsi in futuro.

Ora resta da stabilire se, dopo uno stress di tale natura, Mako e Kei saranno capaci di realizzare qualcosa che non sempre riesce neppure alle persone comuni, per nulla sottoposte a pressioni sociali: un matrimonio felice. In Giappone la tendenza generale è comunque ormai quella di augurare loro solo il meglio, nella speranza che sappiano fare di tanta sofferenza il cemento per le fondamenta della loro futura famiglia.

L’autrice di questo articolo

La scrittrice Laura Imai Messina insegna italiano in varie università di Tokyo. Ha pubblicato molti
La scrittrice Laura Imai Messina insegna italiano in varie università di Tokyo. Ha pubblicato molti romanzi sul Giappone. Il primo, Tokyo Orizzontale, è del 2014 (Piemme). L’ultimo, uscito quest’anno, è Le vite nascoste dei colori (Einaudi): è una storia d’amore legata alla tradizione dei colori, del matrimonio e del rito funebre.