Sì (Andrea Gavosto direttore di Fondazione Agnelli, l’istituto che promuove la ricerca Eduscopio)
Non sappiamo ancora dire se la didattica a distanza sia stata efficace e cosa possano aver perso i ragazzi in questi mesi di studio a singhiozzo. Negli Usa e in Olanda hanno appena monitorato il fenomeno con test mirati, e hanno dimostrato che gli studenti hanno lasciato per strada circa il 20% di competenze. Pensare che nel nostro Paese sia andata meglio è un’utopia: questa generazione parte svantaggiata e le lacune nella preparazione sono una ferita che può sanguinare a lungo. I docenti si sono spesi molto e hanno compiuto un miracolo, visto che non erano formati. Ma loro stessi hanno sostenuto fino a qualche settimana fa che quella virtuale non fosse scuola, quindi perché ora rifiutano di recuperare le lezioni in presenza a giugno, come ipotizzato negli ultimi giorni?
«Cogliamo l‘occasione per rivedere per sempre il calendario scolastico». Certo, non possiamo generalizzare: le primarie, hanno avuto più continuità ma la situazione è ben diversa alle superiori. Allora, organizziamo subito gli Invalsi, le prove con cui si valuta la preparazione degli alunni e poi, in base a quelle, rivediamo il calendario. A giugno fa caldo e i ragazzi sono stanchi? Mi sembrano problemi minori rispetto al resto e credo che i nostri figli soffrano più della “fatica da pandemia” e che sarebbero ben felici di stare insieme, imparare e confrontarsi. Tra l’altro, questa potrebbe essere l’occasione per rivedere per sempre il calendario: 3 mesi di vacanze estive sono troppi, meglio seguire gli altri Paesi europei e limitarsi a 2, con periodi di stage e laboratori.
No (Barbara Tamborini, psicopedagogista e scrittrice, ora in libreria con Noemi nella tempesta, De Agostini)
La proposta di Mario Draghi è calata come una imposizione improvvisa. A casa non ho ancora avuto il coraggio di parlarne perché temo la rivolta dei ragazzi: la piccola ha 12 anni e il grande 20, e questo anno li ha già provati duramente. Questa sarebbe una nuova costrizione e l’ennesima sfida. È vero: la scuola deve abituare alla fatica, mettere alla prova gli studenti, insegnare loro a reggere le aspettative della vita, e i genitori seguono i maestri in questo percorso. Ma ora siamo sfibrati, alienati e rischiamo di non avere le forze. E anche i professori si sentono sotto accusa, come se gli ultimi mesi non avessero lavorato abbastanza.
«Usiamo questo tempo straordinario per laboratori, progetti di gruppo e gite». Da mamma e da psicopedagogista, poi, penso alle esigenze dei miei figli: vogliono la loro vita di prima, un’estate che profuma di vacanze, strappi alle regole e tantissima socialità. Riportarli in classe sarebbe controproducente, li demotiverebbe e li allontanerebbe dallo studio. Ecco, questa proposta mette in luce il vero problema della scuola di oggi: troppo passiva e nozionistica, tutta ascolto e teoria. Vogliamo prolungare l’anno? Usiamo questo tempo straordinario per laboratori, progetti di gruppo e gite. La Dad ha puntato tutto sulla tecnologia, adesso investiamo su creatività e attività all’aperto. Alunni e maestri hanno bisogno di tornare protagonisti dopo mesi di oblio. Se vogliamo che trascorrano un po’ di estate a scuola, lasciamogliela ridisegnare a loro immagine.
Cosa dicono i sondaggi
Sui banchi per tutto giugno. Magari anche di più. È la strada emersa, durante le consultazioni tra Mario Draghi e i vari partiti per la formazione del nuovo governo, per recuperare un anno scolastico tormentato. Le reazioni non si sono fatte attendere: i professori si sono detti all’87% contrari, secondo un sondaggio di Orizzonte scuola su 13.000 docenti. Bocciano l’idea anche gli studenti: Skuola.net ha chiesto un parere a 1.800 alunni di medie e superiori, e a 8 ragazzi su 10 la proposta non piace. Favorevole invece il Moige, il movimento genitori.