L’app che misura i chilometri percorsi ogni mattina? Ce l’ho. Quella che conteggia le calorie della cena con le amiche? Ce l’ho. Quella che monitora il mio stato d’animo? Mi manca. Anzi, no: ora esiste. Da qualche giorno è sbarcata su Internet ProMood, l’applicazione che crea la mappa dell’umore. Con buona pace dei più retrò, ormai gli smartphone possono davvero registrare qualsiasi cosa, dal respiro ai sospiri. E trasformarsi in alleati contro lo stress.
Il cellulare sa tutto di noi? «Sì, il telefonino può diventare il nostro allenatore emotivo» sostiene Marco Massarotto, guru delle nuove tecnologie, tra i fondatori di Doing, una delle più importanti agenzie digitali italiane. «Abbiamo un rapporto intimo con questo oggetto. Attraverso chiamate, foto e sms, lo smartphone è il custode dei sentimenti: quindi può spronarci a migliorarli». Come promette ProMood. «È un diario di bordo che aiuta a capire cosa ti rende felice, triste o agitato» spiega Eleonora Russillo, community manager del progetto.
Come ci aiuta a sentirci meglio? Si parte con un test che traccia la personalità dell’utente. Poi, ogni giorno, arriva la domanda “Come stai?”. «Tu rispondi, associando immagini e frasi, e costruisci un’agenda da rivedere per analizzare e migliorare lo stato d’animo» aggiunge Russillo. Ad arricchire il tutto, ci sono consigli ed esercizi ispirati alla Mindfulness, la pratica di meditazione che insegna a concentrarsi sul presente, senza distrarsi. «Prima facevamo i test sui giornali o consultavamo l’oroscopo, adesso clicchiamo le app: fa parte del nostro bisogno ancestrale di comprenderci nel profondo» nota Claudia Attimonelli, sociosemiologa all’università di Bari. «Oggi condividiamo l’esigenza anche in Rete e sui social network, che hanno un forte potere consolatorio. App come queste sembrano una specie di abbraccio virtuale che ci scalda in un momento in cui si parla solo di recessione e soldi. Non vedo pericoli: non sono strumenti medici, non fanno pubblicità di prodotti. Piuttosto, stiamo vivendo l’epoca del “post-umanesimo”: pensiamo che, in quanto strumento tecnologico, le app siano artificiali. In realtà sono naturali perché le abbiamo create noi, quindi fanno parte della quotidianità».
Invade la nostra privacy? Dalla sfera privata a quella pubblica e professionale, si sa, il passo è breve. «Per ora le aziende non usano strumenti simili a ProMood» conclude Marco Massarotto. «Però accadrà presto. Monitorare l’umore dei dipendenti prima e dopo una riunione o durante un progetto importante è molto utile. Certo, siamo al limite della sorveglianza, sembra una situazione da fantaromanzo. Eppure il futuro va in questa direzione. Sta a noi sfruttare al meglio la tecnologia, senza diventarne schiavi».