Pronto soccorso, si cambia. Arrivano le nuove “linea guida sul triage”: al posto dei colori, presto useremo i numeri per classificare la gravità degli interventi.

Il documento che definisce gli standard delle emergency room obbedisce ai nuovi standard europei. Dovrebbe entrare in vigore dopo la firma della Direzione generale programmazione del ministero della Salute e il via libera della conferenza Stato-Regioni. Ma senza fondi a disposizione, temono gli addetti ai lavori, rischia di essere un’operazione di facciata.

Di cosa si tratta?

Basta codici colore, stando alle linee guida. Al posto della classificazione delle priorità in vigore oggi – codici bianchi, verdi, gialli e rossi –  sarà utilizzata una numerazione da 1 a 5 per distinguere la gravità dei pazienti da trattare nei pronto soccorso. In questo modo si eviterà la sovrapposizione con altri codici colore – il rosa per le donne abusate, l’argento per gli anziani (che restano) – e si dovrebbero differenziare meglio i pazienti che richiedono maggiore e più immediata attenzione.

Cosa cambia in pratica?

In pratica, si introduce una categoria in più. La ex verde si sdoppia (diventa 3 e 4) e gli infermieri hanno il compito di inviare direttamente il paziente dallo specialista (senza passare attraverso il medico delle emergenze, concentrato sui casi più gravi e complessi). Per i pazienti meno gravi e i malati bisognosi di visite specialistiche, in sostanza, si prevedono percorsi differenziati, con un ruolo ancora più importante per gli infermieri specializzati. Un esempio? Se si presenta un cinquantenne con il mal d’orecchi, l’infermiere lo manda direttamente dall’otorino, senza aspettare che sia visitato dal medico di turno.

Ecco la nuova scala delle gravità

Gli infermieri specializzati (proprio come dovrebbe funzionare adesso), dovranno classificare i malati in arrivo entro cinque minuti. Il codice 1 è il più grave,  riservato alle emergenze e alle persone con una o più funzioni vitali interrotte o compromesse.  Il 2 è per le urgenze, quando si rileva un rischio di compromissione delle funzioni vitali, ma la condizione del paziente è stabile pur se con rischio evolutivo o dolore severo. Il 3 è destinato alle urgenze differibili, dove le condizioni sono stabili e servono prestazioni complesse. Il 4 classifica l’urgenza minore, quella che richiede prestazioni diagnostico-terapeutiche semplici (il singolo specialista). Il 5 rappresenta le “non urgenze”, corrispondenti agli attuali codici bianchi.

I tempi di attesa (teorici)

Le nuove linee guida indicano anche i tempi di attesa massimi, sulla carta. I codici 5, i vecchi bianchi, dovrebbero essere trattati entro quattro ore dall’arrivo. Per i codici 3 e 4, gli ex verdi, la previsione è che il paziente sia visto entro 60-120 minuti. Per le emergenze (1) le équipe intervengono in tempo reale, per i casi  urgenti (codice 2) ci sono 15 minuti a disposizione. La permanenza in pronto soccorso non potrà superare le otto ore, che diventano 36 per i malati trattenuti in “osservazione breve intensiva”.

Nuovi ambienti e servizi

Gli ambienti destinati a pazienti saranno grandi open space, con aree differenziate in base alla tipologia di utenti (bambini, disabili, autosufficienti, accompagnatori), rese confortevoli e attrezzate con di una pluralità di servizi e dotazioni, dai punti ristoro alle piante, dalla filodiffusione alla videoproiezioni. Nelle sale d’attesa si istituzionalizza l’impiego di volontari laici e studenti di  materie sanitarie e umanistiche, con funzioni di accoglienza e dialogo.

Anche per i medici e gli infermieri in prima linea si mette in campo il “servizio di psicologia aziendale”, condiviso con gli assistiti. Non solo. Le linee guida contemplano la presenza di un “referente per la gestione dei conflitti”, ove  non fossero sufficienti semplici assistenti.

Inoltre, si si sottolinea l’utilità dell’apporto di mediatori culturali per agevolare la comunicazione tra operatori sanitari e malati di origine straniera.

È una riforma vera o un maquillage superficiale?

“Ben vengano nuovi documenti. Abbiamo bisogno di disposizioni che rendano più efficienti ed efficaci i servizi di pronto soccorso” commenta la dottoressa Adelina Ricciardelli, presidente della Federazione italiana di medicina di emergenza e urgenza e delle catastrofi. “Ma non bastano le linee guida tecniche, come quelle che stanno per entrare in vigore. Devono essere chiarite meglio le responsabilità delle singole figure di professionisti chiamate in campo (cioè gli infermieri). E ci vogliono fondi per la formazione del personale e per la riorganizzazione degli spazi. Altrimenti, senza soldi, si rischia di fare un maquilllage superficiale.”.