Oggi si può trovare anche lo psicologo, pronto a supportare chiunque abbia bisogno con una consulenza immediata e gratuita, per un massimo di sei incontri: «In molti casi sono sufficienti a supportare chi vive una situazione di difficoltà, dall’anziano che ha bisogno di parlare con qualcuno a chi può soffrire di ludopatia o sta attraversando un momento delicato della vita, per una malattia, un lutto, una separazione o un problema di lavoro» spiega Paola Esposito, psicologa e consigliere nazionale per il progetto Psicologo in Farmacia dell’ordine nazionale degli psicologi.
Cosa fa lo psicologo in farmacia
È lei stessa la prima a credere in questo progetto, portandolo avanti in prima persona in una farmacia di Roma, insieme a un team di colleghi. «La legge 69 del 2009 sulle farmacie multiservizi prevede la presenza di figure sanitarie, come il fisioterapista o l’infermiere, ma siamo convinti che anche lo psicologo svolga questo delicato compito, perché si occupa del benessere delle persone, offrendo consulenza e aiuto a chi è in difficoltà per motivi psicologici» spiega Esposito.
Lo psicologo in farmacia può intervenire in caso di disagio psicologico per malattie, stress sul lavoro, dipendenza dal gioco, ma anche – nel caso specifico delle donne – in seguito a un divorzio particolarmente provante o durante una gravidanza: «A Roma, ad esempio, abbiamo organizzato una serie di incontri per affrontare temi legati alla maternità, ma capita anche di intervenire su soggetti che, dovendo affrontare una malattia e una cura, sono costretti a cambiare stile di vita. In questo caso agevoliamo l’accettazione della nuova condizione, come può accadere in soggetti diabetici» dice l’esperta.
Come funziona?
Lo psicologo può offrire il suo servizio in tutte le farmacie che decidono di attivarlo, mettendo a sua disposizione uno spazio idoneo, come una stanza adiacente o che comunque garantisca la privacy. È il farmacista che, stando al banco e spesso conoscendo la clientela abituale, può intercettare il disagio e dunque può indirizzare il cliente allo psicologo in sede. Il servizio, però, non prevede compenso diretto, viene offerto gratuitamente a chi vi si rivolge. Sarà infatti la farmacia – comunale o privata – a remunerare lo psicologo, che potrà supportare con la sua consulenza fino a un massimo di sei incontri: «Per esperienza posso dire che sono un numero congruo: in molti casi ne bastano anche meno. A confermarlo è uno studio, condotto nel 2009 dal professor Enrico Molinari dell’Università Cattolica di Milano, dove un campione di 1.575 soggetti è stato sottoposto a 4 colloqui con psicologi. La ricerca, poi pubblicata nel 2012, ha portato a scoprire che in un terzo dei casi i volontari avevano risolto i loro problemi» spiega la psicologa, che aggiunge: «Se poi ci si rende conto che è necessario un intervento di altro tipo, siamo noi stessi a indirizzare i pazienti al servizio pubblico».
Niente terapia privata né farmaci
Lo psicologo in farmacia non può fare psicoterapia (per quella è necessario lo psicoterapeuta, che lavora a un livello differente) né prescrive farmaci (dunque non c’è il rischio che possa “favorirne” la vendita in farmacia). Non dirotta neppure i potenziali clienti al proprio studio privato, qualora ne avesse uno: «Sono paletti che abbiamo inserito nelle linee guida per chiarezza e per una questione deontologica». Le linee guida sono frutto di un lavoro che ha coinvolto il Consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi (Cnop), il ministero della Salute, gli Ordini degli psicologi e dei farmacisti, Federfarma e Assofarm. Prevedono che i soggetti per i quali se ne ravveda la necessità siano indirizzati agli appositi ambulatori della Asl e agli esperti del Servizio Sanitario Nazionale.
Psicologo in farmacia: qui il servizio è già attivo
«Io lavoro da sei anni in una farmacia comunale a Roma, dove abbiamo un servizio strutturato gestito su turno con altri colleghi. Lo stesso accade a Pistoia nel circuito delle farmacie comunali, mentre a Varese hanno aderito quelle private. Non esiste un vero censimento, qualunque farmacia può decidere di attivare questo servizio, assumendo o pagando lo psicologo come libero professionista per la sua prestazione» spiega Paola Esposito.
Meno carico per i Pronto Soccorso
«Oltre a portare consulenza e supporto ai singoli, il servizio ha il merito di contribuire ad abbassare il carico per i Pronto Soccorso. Noi possiamo intervenire, ad esempio, in caso di attacco di panico, oppure possiamo ascoltare l’anziano che si sente solo e ha soprattutto bisogno di parlare, evitando che si rivolga al Pronto Soccorso o al medico di famiglia. Insomma, facciamo un po’ di screening e cerchiamo di intervenire prima che arrivi la malattia, facendo prevenzione» spiega l’esperta.
Italia capofila
«La figura dello psicologo in farmacia è per ora un unicum italiano, non ci sono notizie di servizi analoghi all’estero. Nel Regno Unito, però, è stato condotto uno studio pilota con l’obiettivo di formare personale che lavora in farmacia per offrire supporto a chi soffre di depressione. Si tratta di un progetto differente, ma dimostra comunque il valore di un intervento in un presidio sanitario come la farmacia anche per disagi di natura psicologia» commenta la psicologa.