Dare molti fattori per scontati nel paradigma dell’infosfera è prassi ormai quotidiana: tutt* si sentono autorizzat* a maneggiare i meccanismi di un social al punto tale da utilizzarlo in piena libertà senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze delle proprie scelte editoriali. Ma quando si tratta di una piattaforma prettamente dedicata al networking professionale bisognerebbe andarci piano e prendere le misure prima di compiere passi falsi.

Esistono alcune indicazioni che converrebbe osservare e linee guida da seguire per accompagnare la pubblicazione di qualsiasi contenuto. Basta avvalersi di poche ma utili regole per imparare a muoversi con disinvoltura nei confronti del media di riferimento in ambito lavorativo. Pensi che sia realmente chiaro ciò che dovresti pubblicare su LinkedIn?

Il bacino di utenza

Pubblicare post su LinkedIn è un ottimo sistema per farsi notare a livello professionale, creare una propria rete di contatti e sfruttare questi collegamenti per incrementare il business.

Il potenziale bacino di utenza messo a disposizione degli iscritti è di dimensioni piuttosto ghiotte, perché la lettura di ogni post non è legato solo al network di prossimità. Ogni contenuto infatti risulta visibile, grazie ad interazioni e azioni – sotto forma di condivisioni, commenti e consigli -, ben oltre alla propria cerchia diretta di 1° grado che le effettua. Ma la sua portata diffusiva è amplificata anche dall’indotto dei suoi rispettivi contatti, di 2° e più distanti ancora.

L’algoritmo al tuo ritmo

Su LinkedIn sono a disposizione degli utenti statistiche di visualizzazioni e di interazioni per analizzare il successo e l’interesse nei confronti delle pubblicazioni. Questo sistema consente di comprendere quali contenuti abbiano riscosso più successo, traendone così utili indicazioni su come muoversi all’interno del piano editoriale.

Il meccanismo è frutto di un algoritmo che regola la visibilità dei singoli post, quindi conviene conoscerlo e fare buon uso di qualche best practice per volgerlo a nostro favore. Una frequenza di pubblicazione troppo alta ad esempio non consente di elaborarli adeguatamente. Ma essere costanti – circa un post a settimana – aiuta nel lungo periodo ad ottenere risultati anche superiori alle aspettative. Tenendo pur sempre presente che conta editare solo quando hai qualcosa di davvero rilevante da segnalare.

Il sistema più efficace per comunicare su LinkedIn è attenersi a contenuti che strizzano l’occhio alla sfera formativa e informativa, a un’esperienza occupazionale significativa, una riflessione o al massimo a una promozione di un prodotto o servizio degno di nota. Le pubblicazioni che riscuotono successo sono quelle che si distinguono per quel guizzo di originalità, rispondendo a un’esigenza o fornendo un valore aggiunto.

Nella scrittura paga essere sintetici e allo stesso tempo incisivi, senza abusare dei caratteri speciali, risultare empatici e non eccessivamente formali.

Puntare sui video associati a post didascalici è una scelta vincente, perché si prestano meglio alla viralizzazione. Le immagini scelte devono essere accattivanti perchè, in generale, qualsiasi forma di contenuto ambisce alla partecipazione attraverso un commento o una reazione da parte del pubblico. Un post infatti non può essere mai fine a sé stesso, ma ha come finalità ultima essere condiviso, consigliato o commentato.

Personal branding o effetto boomerang?

Curare con attenzione la propria rete e condividere contenuti di qualità, studiati nel dettaglio, può fare la differenza: ogni post rappresenta un potenziale veicolo di nuove richieste di collegamento.

Non partire da una buona presentazione di se stess* allontana da questo obiettivo. La scelta di una buona biografia ben stesa è un ottimo biglietto da visita, ma un selfie durante una serata in un locale che non si addice al contesto rovinerebbe il quadro complessivo. Perciò niente di troppo serio, solo sobrio il giusto.

Menzionare inoltre le «soft skills» serve per districarsi nella giungla delle competenze – su cui non conviene mai barare, salvo pagare aspre conseguenze visto che tutto è ormai verificabile – e lasciar valutare come le si gestisce all’interno di un gruppo di lavoro.

Se ne hai la possibilità richiedi l’endorsement, ovvero una conferma o «raccomandazione» virtuosa a chi ha lavorato con te, evitando però di scadere in una promo smaccata. Il tuo profilo non potrà che giovarne. Di contro invece un approccio commerciale troppo spinto è controproducente: questa piattaforma serve per creare valore attorno all’utente e mantenere in modo stabile dei «link» professionali che non perdano interesse nei tuoi confronti.

In ultimo, alla luce delle considerazioni precedenti, ti sarà chiaro che LinkedIn non sia Facebook, quindi la sopravvivenza del tuo «personal brand» dipende dalla coerenza delle scelte editoriali che farai d’ora in poi. Non devi perciò inibire la tua creatività: questo network rimane comunque un social che offre ottime opportunità e strumenti per creare connessioni profittevoli: sfruttali con criterio e non te ne pentirai!