“Dare del tu o dare del lei, questo è il dilemma” direbbe oggi un Amleto parecchio perplesso. Eppure si tratta di uno dei temi più scottanti per quanto riguarda le buone maniere.
Dobbiamo ammetterlo, quante volte ci siamo sentite in difficoltà di fronte alla scelta della migliore “forma” con cui rivolgerci a qualcuno? Con alcune categorie di persone ci viene quasi spontaneo, ma con altre non sappiamo proprio che pesci prendere.
Oggi dare del tu è la prassi, sia nei confronti degli amici che talvolta di semplici conoscenti. Capita persino con il capo o con il prof, per chi studia all’università. Ma siamo proprio sicure che sia corretto?
Umberto Eco una volta scrisse: “Darsi sempre del tu è una finta familiarità che rischia di trasformarsi in un insulto”. Un abuso che dovremmo evitare, quindi? Cerchiamo di far chiarezza e vediamo quando si deve dare del tu e quando, invece, è preferibile dare del lei a qualcuno.
Non esiste una regola assoluta
Partiamo da una premessa importante a partire proprio dalle parole di chi di buone maniere se ne intende, eccome. L’Accademia Italiana del Galateo, l’istituzione più importante in tal senso nel nostro Paese, afferma che dare del tu e dare del lei sono entrambe forme corrette, ma dipende naturalmente dal contesto sociale e dalla situazione specifica in cui le adoperiamo.
Oggi si utilizza il “tu” al posto del “lei” in modo davvero massiccio, perché la prima forma rispetto alla seconda appare meno formale. Questo è vero soltanto in parte perché se dare del tu è giusto con colleghi e amici, dare del lei non ha un’accezione affatto negativa. È semplicemente una forma di rispetto nei confronti della persona con cui si parla.
Contesto e regole sociali
Come il comportamento, anche il linguaggio ha delle regole ben precise che dovremmo imparare a seguire. O meglio, sono regole che non dipendono intrinsecamente dalla lingua, bensì dal contesto sociale in cui viviamo.
Perciò quando ci ritroviamo nel dubbio di scegliere se dare del tu o del lei a qualcuno, per prima cosa dobbiamo porci delle domande essenziali. Dove ci troviamo? Con chi stiamo parlando? Di che argomento si tratta?
Sì, perché è importante tener conto del nostro interlocutore, ma allo stesso tempo di cosa stiamo dicendo e soprattutto del come lo stiamo dicendo. Il modo in cui porsi nei confronti di chiunque è alla base delle buone maniere.
Focalizziamoci per un momento sull’interlocutore. Dargli del tu o del lei non è scontato, ma dobbiamo constatare la sua età, il ruolo che ricopre e naturalmente il tipo di confidenza che abbiamo. Conoscere una persona non vuol dire implicitamente che siamo autorizzate a darle del tu!
Quando si deve dare del tu
Il “tu” è la forma colloquiale con cui possiamo rivolgerci a qualcuno. È un modo per sottolineare un’intimità, un legame che ci unisce ad essa in modo più profondo di quanto possa accadere con uno sconosciuto.
Può trattarsi della nostra migliore amica o di un parente, anche di una collega di lavoro o di una persona che conosciamo di vista e che magari incontriamo spesso, sempre nello stesso luogo. Insomma, dare del tu dovrebbe essere un’azione riservata soltanto ad alcune persone e non a tutte, indistintamente.
La scelta fra il “tu” e il “lei”, come anticipato, dipende anche dall’età della persona a cui ci rivolgiamo. Se ad esempio incontriamo un bimbo o magari parliamo con il nostro nipotino, è naturale rivolgersi dando del tu e non del lei. Sarebbe tra l’altro qualcosa di incomprensibile per il piccolo!
Quando è preferibile dare del lei
Alla luce di ciò, per convenzione (e rispetto) dovremmo rivolgerci a chiunque con il “lei”. La regola generale suggerisce di preferire la forma di cortesia con le persone che non conosciamo, con chi è più grande di noi e con le persone anziane.
È ovvio che non si tratta di una regola assoluta e le sfumature sono talmente tante che dobbiamo sempre cercare di adattarci al contesto specifico. Talvolta anche quando conosciamo qualcuno è preferibile darle del lei, non del tu. Pensiamo ai vicini di casa oppure a semplici conoscenti di cui conosciamo nome, residenza, sappiamo chi sono e cosa fanno. Ma ciò non implica che possiamo dargli del “tu” e, come forma di cortesia e rispetto, sarebbe appropriato dargli del “lei”. Sono conoscenti, non amici.
Vale per chi è più grande di noi, per la commessa del negozio, il barman che ci serve il caffè, il medico che ci visita, la cameriera che porta le lenzuola pulite in camera. Potremmo continuare all’infinito, ma il punto cruciale resta sempre lo stesso: è una forma di rispetto.
Anche in ambito lavorativo e professionale in generale dovremmo usare lo stesso ragionamento. Per rivolgersi al proprio capo o al professore universitario, ad esempio, dare del tu è completamente sbagliato. Il contesto è formale e – per quanto con essi ci sia un buon rapporto – buona educazione vuole il “lei”. Stiamo sempre parlando di qualcuno che è “al di sopra” di noi, che ha un ruolo importante e merita il nostro rispetto.
Quando passare dal “lei” al “tu”
Ecco una bella questione, che sicuramente troverete interessante e con la quale – dobbiamo ammetterlo – tutte noi abbiamo avuto a che fare almeno una volta nella vita. Si può passare dal “lei” al “tu”, ma soprattutto quando possiamo farlo?
La risposta alla prima domanda è ovviamente sì. La lingua si evolve insieme al contesto e alla situazione specifici, perciò è chiaro che cambiando i rapporti tra persone possa cambiare anche il linguaggio. Ancora una volta viene in nostro soccorso l’Accademia Italiana del Galateo, che questo “pane” lo mastica continuamente.
Non esiste un momento giusto per iniziare a dare del tu a qualcuno, ma potrebbe esistere quello sbagliato. Quando ad esempio abbiamo a che fare col capo, dovremmo aspettare che sia lui a utilizzare il “tu” per la prima volta, senza essere precipitose. La stessa cosa vale con una persona appena conosciuta. In ogni caso, sarebbe opportuno continuare a darle del “lei” mantenendo viva questa forma di rispetto.
L’Accademia Italiana del Galateo ci ricorda un’altra cosa importantissima: il “lei” è sempre simmetrico. Significa che non è giusto pretendere che qualcuno ci dia del lei mentre continuiamo a dargli del tu, qualunque sia la nostra posizione.