L’1% si rifiuta, il 20% è indeciso, il 79% li fa. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono queste le posizioni dei genitori nei confronti dei vaccini nel mondo occidentale, Italia compresa. Se i “radicali” contrari alle immunizzazioni sono pochi, colpisce la crescita del fronte degli indecisi, perché dall’incertezza al no il passo è breve.
Obbligatore 12 vaccinazioni da settembre
Una preoccupazione che ha portato il nostro governo a varare un decreto legge d’emergenza: dal prossimo settembre saranno obbligatorie 12 vaccinazioni per iscrivere i propri figli ad asili e scuole. «La decisione è stata presa perché la copertura vaccinale media è scesa sotto la soglia di sicurezza per malattie come morbillo, pertosse e meningite» spiega Giampietro Chimenti, presidente della Federazione italiana medici pediatri.
Cosa dice il decreto legge sulle vaccinazioni
Ma cosa dice, in concreto, il provvedimento? Prima di tutto, 12 vaccinazioni non significa 12 iniezioni, ma 4 (esavalente, quadrivalente, anti-meningococco B e antimeningococco C), tutte gratuite. Per chiarirsi le idee, si può controllare anche il calendario del Piano nazionale prevenzione vaccini sui siti delle varie Asl. Per quest’anno scolastico basta l’autocertificazione e un foglio con la prenotazione delle eventuali profilassi mancanti. E se non si presentano questi documenti? Niente porte aperte per nidi e materne, invece via libera alla scuola dell’obbligo (dai 6 ai 16 anni). In entrambi i casi, il dirigente scolastico deve avvisare, entro 10 giorni, la Asl di riferimento, che chiama la famiglia per un colloquio. Nel caso i genitori non si presentino o rifiutino di immunizzare i figli, scattano sanzioni da 500 a 7.500 euro, a seconda delle iniezioni mancanti. Non solo: la Asl deve poi segnalare la questione al Tribunale dei minorenni.
È giusto scegliere se vaccinare o no i figli?
Ma l’effetto del decreto è incerto: sono tante le mamme “no vax” italiane che, per ragioni diverse, rifiutano l’immunizzazione. Istruite e tutt’altro che disinformate, da Nord a Sud rivendicano la libertà di decidere da sole per la salute dei propri figli: alcune chiedono vaccini più sicuri, altre temono le reazioni avverse. Di certo, stanno dividendo l’opinione pubblica: è grazie alla cosiddetta copertura a ombrello garantita dalle migliaia di bambini già vaccinati che molte malattie non circolano più, proteggendo anche chi non è immunizzato. Una responsabilità sociale rispetto alla quale alcune mamme “no vax” rivendicano la libertà di scelta individuale. Come raccontano loro stesse in queste testimonianze.
Gina Zavarise, 38 anni, psicologa di Milano: «La Asl non ci garantisce l’assenza di metalli nei vaccini»
«Nel 2013 io e il mio compagno abbiamo conosciuto in vacanza una coppia con un bimbo autistico. Il papà ci ha raccontato che dei test fatti in America avevano evidenziato possibili legami tra la malattia e i metalli nei vaccini. Abbiamo iniziato a porci domande, ma è difficile orientarsi: i medici escludono il nesso (uno studio del 2015 pubblicato sul Journal of the american medicine association, durato 15 anni su oltre 95.000 bambini, ha escluso che il vaccino trivalente contro morbillo-parotite-rosolia implichi un aumento di rischio dei disturbi da spettro autistico, ndr), ma 150 famiglie hanno ottenuto dallo Stato italiano un risarcimento per i danni da profilassi. Quando è nata Anna Sole, 2 anni fa, ho scelto di non vaccinarla. La Asl ci ha mandato 2 lettere di richiamo, ho chiesto se potevano garantirmi l’assenza di metalli nelle iniezioni e mi hanno risposto di no. Ora proveremo ad acquistare le vaccinazioni in Svizzera, dove sono più sicure».
Francesca Crovara, 52 anni, illustratrice di Lecco: «Quando è nato mio figlio, non c’erano obblighi»
«Alla nascita di mio figlio Zeno, 15 anni fa, il clima in Italia era diverso: niente obblighi (erano stati cancellati nel 1999, ndr) e alcuni medici amici di famiglia mi avevano spiegato che la profilassi è un duro colpo per il sistema immunitario del bebè, così ho aspettato. Mi sono comportata alle stesso modo con Nora, la seconda figlia, e alla fine entrambi non sono stati più vaccinati. Credo che farlo o meno sia una scommessa, esistono rischi da entrambe la parti. All’epoca ho firmato il “dissenso informato” alla Asl, un documento in cui ribadivo di essere consapevole di ogni aspetto, poi non ci ho più pensato. Adesso vedremo, l’obbligo vale fino ai 16 anni, ma mi lascia perplessa: mi sembra un’esagerazione. In nessun Paese europeo il piano è esteso per così tanti vaccini, perché da noi è così urgente? Tra l’altro nella classe di mio figlio la metà degli alunni non è immunizzata. Cosa faranno?».
Anna Diana Demian, 26 anni, casalinga di Parma: «Avevo dubbi, la pediatra non mi ha rassicurata»
«Quando ero incinta mio cuginetto è morto per shock anafilattico dopo la somministrazione del vaccino esavalente (il Centers for disease control and prevention degli Usa ha stabilito che la reazione da shock anafilattico su vaccini è pari a 1,31% casi per 1 milione di dosi, ndr). Ho iniziato a documentarmi e mi ha colpito un dato sul sito del ministero della Salute: la poliomielite era considerata debellata dal 2002, eppure alcuni casi in Africa avevano fatto scattare l’allarme. Il rischio di reazioni avverse non era comunque più alto di quello di contrarre la malattia in Italia? Ho chiesto alla pediatra di mia figlia, nata 2 anni fa, che mi ha “attaccato” invece di rassicurarami e anche alla Asl hanno minacciato di chiamare i carabinieri se non avessi vaccinato la piccola: sono comportamenti inaccettabili. Nel 2016 ho fondato l’associazione “Liberi dall’obbligo vaccinale” e l’11 giugno manifesterò a Roma».
Luana Masuzzo,35 anni, laureanda in Legge di Siracusa: «Vorrei un calendario vaccinale su misura»
«Non avevo mai messo in discussione i vaccini, ma Mattia è nato prematuro, quindi ho aspettato che crescesse. Il giorno dell’appuntamento per la prima dose ho sentito al Tg che a Ragusa un bimbo era morto dopo l’esavalente. Mi sono bloccata, non avevo mai pensato ai rischi. Da allora ho contattato esperti italiani e stranieri, ho passato notti sui testi di immunologia. E sono arrivata alla conclusione che vorrei una vaccinazione individuale, con calendari e iniezioni a seconda delle esigenze del bimbo: sono diverse se va al nido, se viaggia molto… Perché, per esempio, quella contro l’epatite B si fa a pochi mesi se il rischio di contrarla è legato a trasfusioni e rapporti sessuali? Sono portavoce del gruppo “Genitori per il no all’obbligo vaccinale Sicilia”: combatto per i miei diritti, perché da genitore la responsabilità per la vita del proprio figlio è più forte del senso civico».