“La maturità è la vera estate della vita”, afferma Raffaele Morelli nel suo ultimo libro Il meglio deve ancora arrivare (Mondadori): solo dopo i 40-50 anni si possono scoprire dei tesori nascosti in grado di prolungare la giovinezza, perle rare che impongono uno sguardo verso l’interno.
Secondo lo psicologo, questa è l’età in cui possiamo imparare a vivere realmente, scegliendo di stare bene con noi stessi, lontani dalle gabbie che limitano l’espressione dei nostri talenti. Allenando lo sguardo a un altro punto di vista, infatti, possiamo attivare metamorfosi e capacità in grado di farci apprezzare cambiamenti insoliti perché – come sostiene il proverbio svedese – “il pomeriggio conosce cose che il mattino nemmeno sospettava”.
Quasi sempre l’invecchiamento dipende dal nostro atteggiamento mentale e può portarci al decadimento oppure a rigenerarci, sottolinea Morelli. Solo dopo gli “anta” possiamo avvicinarci alla nostra vera identità e raccogliere ciò che è nostro, senza cercare di assomigliare agli altri o rimuginare sui ricordi: la vita è adesso, come canta Baglioni.
Come si impara a vivere bene la maturità?
Occorre uscire dalle proprie abitudini, stare più in contatto con la natura, percepire il susseguirsi delle stagioni, trattenere l’energia creativa e vivere l’eros, le passioni e i desideri come se li vivessimo per la prima volta. Ecco affiorare la giovinezza e un nuovo sapere che sorge spontaneo dall’anima: scopriremo così che il meglio della vita può arrivare da un momento all’altro.
A seguire, qualche dritta per vivere al massimo questa fase dell’esistenza.
Riconoscere la nostra pianta
È arrivato finalmente il tempo di accettarci come siamo, senza sterili confronti con gli altri, apprezzando nel profondo la nostra diversità intesa come irripetibilità. La maturità ci permette di essere noi stessi, di dire e fare quello che vogliamo, dopo anni in cui il giudizio altrui, le convenzioni e le paure ci hanno ingabbiato in ruoli non autentici. Significa riconoscere le discordanze, i contrasti che abitano in noi, i difetti che ci caratterizzano: come direbbe Walt Whitman, “mi contraddico? ebbene sì, sono vasto, contengo moltitudini”. Così diventiamo completi, da non confondere con perfetti. Avere consapevolezza della propria pianta implica avere certezza delle radici che ci connettono alla nostra vocazione, agli spazi silenziosi che ci abitano.
La maturità è il momento ideale per cogliere i frutti del nostro essere, la stagione della vera indipendenza. “È l’età dell’armonia tra gli opposti”, afferma Morelli, indicando la capacità di accogliere lati di noi anche oscuri, quelli che ora comprendiamo essere i nostri punti di forza. Maturità vuol dire allora “essere aperti a tutte le cose che la vita ci porta, amare le immagini, i sogni, la bellezza, l’armonia, non giudicarsi, accettarsi”.
L’importanza della pienezza interiore
Se cerchiamo di fermare il tempo o lo continuiamo a rincorrere con interventi estetici rischiamo di perdere i doni preziosi che la “maggiore” età è in grado di regalarci, oltre a vivere profonde crisi depressive. Solo accettando il tempo che passa possiamo realizzare quello che siamo: la vera giovinezza non si attua spianando le rughe ma andando verso il nostro destino. Inutile crogiolarsi nei ricordi, rimpiangere il tempo passato, perdersi nei se e nei ma di ciò che non è stato: occorre concentrarsi sul presente, accogliendo quello che arriva senza pensare al dopo, a quanto durerà, se va bene o meno.
Quando si presentano emozioni come rabbia, tristezza, dispiacere è necessario accoglierle senza alcun commento. In nostro aiuto arrivano i sogni, portatori di antichi messaggi e di immagini primordiali, che ci conducono in un mondo interiore popolato di simboli in grado di agire sul nostro cervello. Quando siamo in sintonia con la nostra anima, raggiungiamo la nostra Itaca e una bellezza “interna” così intensa da donarci un fascino particolare anche “esterno”, naturale e non artefatto!
Un nuovo modo di intendere la saggezza
“La maturità è tutta nella mente”, conclude Morelli: si diventa saggi non perché si diventa più buoni, ma semplicemente perché si accetta di essere se stessi. Non c’è nulla da migliorare, ideali da inseguire o novità dall’esterno che possano cambiarci la vita. In questa trasformazione, sono nostri alleati il silenzio, il nulla, il vuoto senza memoria.
Essere saggi significa essere spontanei e tralasciare la propria storia personale, affidandosi a un’energia misteriosa che abita dentro di noi e sa come guarirci. Quanto più si vive nel momento, hic et nunc, tanto più si resta giovani. Quanto più ci lamentiamo, tanto più invecchiamo precocemente.
Le strategie per un cervello antiage
Per mantenersi giovani sono utili alcuni accorgimenti pratici tra cui bere circa due litri di liquidi (acqua, ma anche infusi, centrifughe e spremute) al giorno, meglio se a digiuno. Dormire almeno 7 ore per notte aiuta a depurare i neuroni e ha anche benefici effetti sulle capacità cognitive. Fa bene stare in contatto con la natura e dare spazio all’immaginazione piuttosto che alla razionalità, circondandosi di profumi piacevoli. Attenzione anche al linguaggio: “le parole sono importanti” sentenziava Nanni Moretti anni fa e difatti parole sbagliate possono farci invecchiare prematuramente, da evitare, quindi, luoghi comuni ed espressioni che cercano di incasellarci in ruoli statici.
Per quanto concerne la tavola, è fondamentale ridurre l’apporto di cibo a pasto, dosare la quantità di zucchero e non dimenticare frutta e verdura (5 porzioni al giorno). Anche praticare il digiuno può aiutarci a “fare pulizia”, con effetti depurativi sul corpo e a livello mentale. Eliminare il superfluo: chiudere relazioni che non ci soddisfano, allontanare pensieri negativi, dando, piuttosto, ampio sfogo a quello che ci viene naturale fare senza alcun sforzo. Infine, accogliere l’eros: non c’è miglior antiage della passione!