Recentemente sul vecchio blog di Coaching Caffè, ho trovato un commento di una ragazza, Cloe, che scrive:
“Ciao chiara, ho 24 anni all’età di 6 sono andata in comunità sono uscita all’ età dei 18 e per tutto questo tempo sono rimasta con la speranza di tornare a casa mia ma invece mia madre è sparita e mio padre nn faceva nulla per tirarci fuori… Ho provato di tutto ..dolore, rabbia poi nel crescere comprensione, cercarli di aiutarli, ma la verità era solo che nn erano pronti a diventare genitori … ci sono alcune situazioni come dici tu che dobbiamo comprendere … ma la Verità è solo che una volta che diventi genitore ti devi mettere da parte e dedicare la vita per il proprio figlio … a me hanno rovinato l’infanzia per colpa dei loro errori e dei loro capricci di nn prendersi la responsabilità quando a me è toccato all’età dei 18 anni di cavarmela da sola ebbene si perché i ragazzi di comunità dopo aver compiuto i 18 anni se ne devono andare… e dove vanno ?????
.. per quanto ne so i miei nn se ne rendono conto nemmeno di quello che mi hanno fatto passare: 12 anni in una comunità pensano che sia stata una fortuna ..lo studio … gli sport … le gite … ma nn capivano che anche se avevo tutto questo non avevo l’affetto e per colpa loro avrò sempre quel vuoto .. che anche se ti fidanzi o ti sposi e avrai dei figli ti rimarrà per tutta la vita ..
quindi l’unica soluzione che ho trovato e che nn pensavo di prendere mai .. nn vederli e cercarli più … perché a volte è meglio nn costringerti ad accettarli così perché ancora una volta loro nn capiscono che sbagliano e tu ti metti da parte come sempre .. io a nn vederli sto male ma se li vedo sto male il doppio !!!!!!!!!!!” CLOE
La situazione di Cloe, sembra diversa e più complicata dell’infanzia di molti di noi, eppure i sentimenti da lei descritti non distano molto da quelli che chiunque prova almeno una volta nella vita. Questo post è dedicato a chi non riesce ad accettare che il rapporto genitori e figli siano stato diverso da come l’aveva sperato. Ecco per tutti voi 4 idee più un pensiero finale, per lasciare che rancore e sofferenza gratuite cedano il posto a una maggiore pace e lucidità.
#1 QUANDO FAI A PUGNI CON LA VITA, LA VITA VINCE
Byron Katie nel suo libro AMARE CIO’ CHE E’ scrive “Quando sono in conflitto con la realtà perdo, ma solo il cento per cento delle volte”. Ogni volta che credi che il mondo (genitori/situazioni/figli/lavoro) DOVREBBE o NON DOVREBBE essere così com’è stai facendo a pugni con ciò che E’. Non fare l’errore di credere che smettere di fare “a pugni” con la vita, significhi smettere di essere una persona che lotta per ciò che vale e che sia la strada verso il menefregismo. L’unica cosa che smetti di essere quando fai questo, è una persona che fa un sacco di fatica. Sì, perché avercela con il mondo, costa fatica e sofferenza. E quando sei affaticata non hai né l’energia nè la lucidità per andare nel mondo e fare l’unica cosa che conta: il prossimo passo.
#2 E’ VERO CHE TI RIMARRA’ SEMPRE QUEL VUOTO?
No, non è vero. E’ vero che se continuerai ad attaccarti al pensiero che la tua vita avrebbe dovuto essere diversa da come è stata, e che i tuoi genitori avrebbero dovuto essere diversi da come sono stati, soffrirai. Byron Katie scrive “ti allontani completamente dalla realtà quando credi che ci sia una ragione legittima per soffrire”. Quello che vuoi non è che i tuoi genitori cambino. Quello che tu vuoi è sentirti finalmente in pace dentro di te. E la buona notizia di questo è che non solo è possibile, ma che la pace che stai cercando, sarà sempre e solo in te. Tutti provano il vuoto: lo proviamo ogni volta che ci sentiamo soli, incomprensi e abbandonati. Ma incredibilmente, anche il vuoto se non continui a tenerlo stretto, ad un certo punto passa e cede il posto ad altro, e lo fa a prescindere dal tuo passato e da ciò che vivrai in futuro.
#3 NON AGIRE PER “REAZIONE”, AGISCI per ISPIRAZIONE
Quando abbiamo tanto sofferto, tendiamo ad andare all’opposto di ciò che abbiamo vissuto. Non mi stupirei se un domani, Cloe nell’avere figli (se li vorrà) diventasse una madre super amorevole. Non c’è nulla di male in questo, anzi. Tuttavia, più che essere la “madre che sua madre non è stata per lei”, le augurerei di essere la “madre che è destinata ad essere lei”. Tutti sbagliano, anche i meglio intezionati. Rilassati su questo cara Cloe e apriti al fatto che in qualche modo, ti verrà sempre data la possibilità di rimediare: persino ai tuoi genitori verrà data questa possibilità. E anche se loro non dovessero mai coglierla, sii tu disposta a prendere questa benevolenza della vita, che quando apriamo il nostro animo ci sostiene anche nelle condizioni più avverse.
#4 NON ESISTONO RISPOSTE ULTIME E DEFINITIVE
Nella vita, diversamente dai quiz televisivi, non esiste la risposta ultima e definitiva. Tutto può cambiare in un istante ed è questo quello che più la rende incredibile. Se è vero che in un dato momento hai preso una decisione che per te è sensata, come quella di allontanarti da qualcuno che ami, va bene così. Ricorda solo che un giorno potresti alzarti dal letto una mattina, e aprendo gli occhi pensare “voglio rivederli” sentendoti in pace nel farlo. Cambiare idea e seguire un pensiero fresco del momento, non è sintomo di debolezza ma di saggezza. Tutti facciamo, in fin dei conti del nostro meglio, finché non impariamo a fare meglio.
#UN PENSIERO FINALE:
La nostra storia di sofferenza, quando la abbracciamo in pieno, senza sconti, diventa sempre e inevitabilmente fonte di forza e ispirazione per chi si trova in difficoltà: ne sono esempio le migliaia di libri, film e racconti, che ci hanno emozionati negli anni. Mi chiedo allora: come sarebbe se fossimo noi i primi a trarre forza dalla nostra storia di sofferenza che ci ha mostrato, come nel caso di Cloe, che nonostante tutto, siamo sopravvissuti, e cosa ancora più importante abbiamo continuato ad andare avanti?
Grazie Cloe, per aver condiviso la tua storia, nella semplicità!
A presto ragazze, dalla vostra coach
Chiara
PS: Che ne dite di dare un messaggio di speranza e forza a Cloe, così come vi viene?