Si può veramente prevedere l’arrivo di una crisi economica? In molti pensano di sì, e tra i dettagli da tenere sott’occhio non ci sono solo i soliti indici economici, ma una serie di tendenze che tendono a tornare ciclicamente in voga. Nel pieno dell’isteria post dazi di Trump, le teorie legate ai recession indicator (ovvero gli indizi di una recessione imminente) spopolano sul web. Dalla lunghezza delle gonne al colore di capelli del momento, tutto farebbe pensare all’arrivo di una crisi. E noi, senza rendercene conto, ci staremmo tutti preparando. Ma quanto c’è di vero in queste teorie socio-economiche, e quanto invece rischia di rivelarsi una profezia autoavverante?
La hemline index theory, che lega l’economia e la lunghezza delle gonne
Le teorie che legano gli sbalzi dell’economia ai cambiamenti della moda non sono certo una novità. La più importante nasce intorno al 1926 ed è chiamata hemline index theory (letteralmente “teoria dell’orlo”): secondo alcuni economisti, la moda legata alla lunghezza delle gonne dipenderebbe dall’andamento dell’economia.
Proprio intorno alla famosa crisi economica degli anni Trenta, infatti, l’estetica più in voga era quella della Gibson girl: ritorno dei corsetti, delle gonne lunghe e dell’estetica demure (ti ricorda qualcosa?). Al contrario, una volta raggiunto il boom economico, a dominare la scena sono state le flapper, con le loro gonne corte da ballo, i tacchi e capelli corti.
«Quando l’economia va bene si osa di più», spiega su TikTok Nikita Redkar, content creator laureata in finanza che spiega ai suoi quasi 450mila followers le news «yassificate» (in versione glamour). «Questi cambiamenti non incidono solo sul vestiario: se l’economia è promettente lasciamo il lavoro con più serenità, ci sentiamo più sicure di noi; al contrario, in tempi incerti il matrimonio torna ad essere visto come un obiettivo anche per la sicurezza, e il lavoro un privilegio da non mettere a repentaglio».
Recession indicator: quando i trend della crisi tornano di moda
Nonostante sia stata più volte ripresa anche da economisti moderni, la hemline theory non è che (appunto) una teoria. È apparsa misteriosamente ed è spesso attribuita all’economista sbagliato, e non è mai stata veramente presa sul serio. Anzi, persino chi l’ha riproposta in libri e pubblicazioni ha aggiunto come solitamente passino anni tra la diffusione dei trend e i cambiamenti economici.
Ma oltre all’orlo delle gonne, i recession indicator sono tantissimi. La rivista finanziaria americana Barron’s cita tra i principali indizi di una crisi il calo delle vendite di mutande maschili. Apparentemente – conferma anche il Guardian – gli uomini considerano i cambi di mutande un lusso da tagliare in tempi di crisi, e l’economia ne risente subito.
Non siamo certo da meno noi donne che invece in tempi di crisi optiamo per accortezze come le recession proof nails, ovvero le unghie press on poco costose che non richiedono cura costante (e spese mensili). E, come avevamo già notato anche noi, in tempi di crisi facciamo economia sulla cura dei capelli. Lo conferma il Wall Street Journal, che parla di più del 17% delle donne bionde che nel corso dell’ultimo anno sarebbe tornata al colore castano naturale. Inoltre, le clienti cominciano a scegliere trattamenti sempre più economici (come conferma un altro colosso del giornalismo finanziario, Bloomberg), e le stesse estetiste smettono di investire su materiali e proposte dispendiose.
Dagli home cafe alla lipstick-mania
Un altro trend che spopola su TikTok è la nascita degli home cafe: sempre più GenZ (ma non solo) stanno creando nelle loro case degli ambienti che ricordano quelli dei bar. Con bevande simili a quelle che si trovano nei locali (ma ovviamente homemade) e costi contenuti, l’obiettivo è quello di unire risparmio ed etica. E anche prepararsi nel caso in cui l’inflazione continui a colpire impedendoci pure vizi come caffè e apertivi.
Un altro recession indicator è il cosiddetto lipstick index (“l’indice del rossetto”): in tempi di crisi, i clienti preferiscono comprare prodotti beauty meno costosi come i rossetti piuttosto che investire in profumi o vestiti. Apparso per la prima volta nel 2001, del rossetto come indicatore dell’andamento economico parla persino il sito ufficiale di JP Morgan.
Ma come spesso accade sul web, la discussione è presto diventata un meme e oggi quasi tutto quello che sembra rimandare agli anni della crisi economica (tra il 2008 e il 2012) viene bollato come recession indicator. Il ritorno del dj Skrillex e del cantautore Bon Iver? Un chiaro segno dell’imminente ritorno del recession pop, musica leggera che ci permetta di ignorare la triste realtà. Ma anche la riproposta dei flashmob (uno fra tutto quello per il lancio del nuovo brano di Doechii), l’estetica maximalista kitsch e il picco di sintonizzazioni su programmi televisivi come American Idle.
I veri recession indicator, tra meme e profezie autoavveranti
Per quanto ispirati da un fondo di verità, i recession indicator che pullulano sul web sono soprattutto teorie e non è il caso di guardare al futuro con ansia. Sono esempi di come politica ed economia influenzino la società molto più di quanto crediamo: dobbiamo considerarli un monito, per ripensare al valore che diamo ai trend e alla moda, ma anche per essere cittadini più responsabili. Mondi come finanza e questioni (apparentemente frivole) della quotidianità non sono così separati, e tenerlo a mente è un esercizio importante.
Detto questo, le crisi economiche sono solo in parte prevedibili (come ci insegna la storia), e avvengono quando a subire crolli sono capitali, lavoro e consumatori. Per comprendere dunque se in tutte queste aree si respira aria di crisi l’unico strumento è consultare le fonti ufficiali, come la stampa economica o i siti di banche e istituzioni finanziarie. Per il momento, come confermano i bilanci di colossi del calibro di JP Morgan e Amazon, nessuna crisi sembra essere all’orizzonte. Anzi!
Risparmiare dove possibile e rinunciare a spese folli, però, è sempre una buona idea, soprattutto in ottica ecologica. L’importante è non farsi prendere dal panico: in sociologia infatti si parla di come l’isteria spesso rischi di realizzare quello che cerca di prevenire. Un concetto che si chiama profezia che si autoavvera, e il cui esempio più classico è proprio quello del fallimento di una banca con conseguente crisi economica diffusa: se tutti i cittadini si convincono di dover ritirare i loro risparmi temendo la bancarotta, la banca la raggiungerà davvero, ma a causa loro. Il miglior modo per prevenire una recessione, quindi, è to go with the flow, ovvero essere responsabili, sì, ma restar sereni.