Ultimi giorni prima della riapertura della maggior parte delle scuole. Mentre dirigenti e insegnanti stanno mettendo a punto gli ultimi preparativi prima di accogliere alunni e studenti, ai genitori stanno arrivando (soprattutto tramite le chat di classe) i protocolli con le norme di comportamento in classe e negli spazi comuni, con particolare attenzione a una nuova figura, quella del referente Covid. Ecco chi è, quali sono i suoi compiti e perché è importante conoscerne il nome.
Chi è il referente Covid
Ci sono due parole che spiccano nelle circolari comunicate in questi giorni dagli Istituti a genitori, studenti, docenti e personale ATA: «referente Covid» e «contagi», oltre al termine inglese «trigger», l’evento che causa una determinata condizione, cioè la segnalazione di sintomi che fa scattare la procedura di isolamento per l’alunno o studente sintomatico. Se i compiti dei genitori sono chiari (misurazione della temperatura da parte dei genitori a casa, ogni giorno, prima di recarsi a scuola) è proprio la figura dei referenti Covid a rappresentare una novità. Chi sono e come sono scelti? «Possono essere docenti o personale ATA, così come uno stesso dirigente scolastico, anche se quest’ultimo è meno preferibile dati gli altri incarichi istituzionali» spiega Giannelli.
Cosa fa il referente Covid
Ufficialmente non è richiesta alcuna competenza o conoscenza in ambito sanitario, perché i compiti sono soprattutto di comunicazione: «Il referente Covid è colui o colei che si deve occupare di relazionarsi con i genitori, avvisandoli in caso di sospetti sintomi del figlio studente, oppure che segnala il caso alla Asl. Questa figura si è resa necessaria solo per semplificare le comunicazioni con le autorità sanitarie, ad esempio indicando quali sono le classi vicine a quelle del ragazzo o del bambino che dovesse avere la febbre. Questo agevola le procedure di tracciamento in caso di positività» spiega Giannelli.
I corsi di formazione online del Ministero
Ciononostante il Ministero dell’Istruzione ha messo a disposizione due corsi gratuiti, fruibili su piattaforma EDUISS (www.eduiss.it) a cui potranno accedere fino al 70 mila partecipanti, fino al 15 dicembre 2020. Pensati per «formare insegnanti, personale scolastico e professionisti sanitari», hanno l’obiettivo di «consentire di monitorare e gestire possibili casi di Covid 19 nelle scuole» come spiegato la MIUR, che ha specificato come il primo corso è riservato proprio ai referenti scolastici Covid. Al termine delle lezioni, asincrone, è previsto il superamento di test con domande a risposta multipla, a cui seguirà una valutazione e rilascio di un attestato.
Due referenti Covid per sede
«Nel protocollo messo a punto dalla maggior parte degli Istituti, sulla base delle linee guida del Comitato Tecnico Scientifico, sono indicati uno o più referenti Covid. Noi dirigenti consigliamo di individuare almeno due persone per ciascuna sede, per poter garantire una continuità sempre, anche nel caso uno dei due non sia presente. Questo significa che negli Istituti con più plessi, saranno incaricate più persone, in modo che ce ne sia sempre almeno una per ciascuna sede» spiega Antonio Giannelli, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi (ANP).
I compiti del referente Covid in dettaglio
Cosa deve fare concretamente a scuola il referente? Il protocollo prevede che accompagni lo studente con sintomi sospetti nell’ambiente appositamente dedicato all’interno dell’istituto, avvisi il dirigente o, in sua assenza, il primo collaboratore. Il referente deve poi attendere l’arrivo del genitore, mantenendo la distanza di almeno un metro dal ragazzo o bambino, indossare mascherina chirurgica e guanti (non in tutti i regolamenti scolastici, che hanno un margine di autonomia), fornire la mascherina allo studente qualora ne sia sprovvisto, misurare la temperatura con termometro a infrarossi, infine avviare la sanificazione del locale e degli altri ambienti dove sia stato lo studente, non appena questo si sia allontanato.
«Oltre alla gestione dell’alunno o studente che presenti sintomi, il referente deve interfacciarsi con una figura omologa della Asl o delle autorità sanitarie. Anche queste, infatti, hanno il compito di individuare una figura che comunichi con le scuole» aggiunge il presidente dell’ANP.
Cosa succede dopo l’allontanamento dello studente da scuola
Dopo l’avvenuto allontanamento temporaneo dell’alunno o studente sintomatico, cosa succede a scuola? Si procede con l’isolamento anche di chi è entrato in contatto con il bambino o ragazzo? «Assolutamente no. L’attività scolastica procede normalmente fino a che non si accertasse la positività. In quel caso, risalendo alla catena dei contatti, scatterebbe un’eventuale quarantena. Certo, c’è il rischio che nel frattempo il contagio aumenti, ma purtroppo non c’è una soluzione definitiva, per questo viene raccomandato sia di vaccinare contro l’influenza stagionale (per discriminare maggiormente nelle diagnosi) sia di scaricare la App Immuni, in modo da procedere a un tracciamento migliore» conclude Giannelli.