Mentre in Italia sempre più genitori si preoccupano di come e quando i loro figli ritorneranno a scuola – nel suo ultimo discorso Conte ha detto a settembre, notizia poi confermata dalla Ministra Azzolina – si passano al vaglio le varie possibilità per tornare a far lezione in sicurezza. In alcune regioni, come in un piccolo comune del Piemonte, si fanno già le prime prove di riapertura.
Ci sono Paesi, però, dove le scuole sono già aperte: in Europa succede in Danimarca dal 15 aprile, in Germania in alcuni casi dal 27 aprile quindi dal 4 maggio, in Spagna dal 10 maggio e in Francia dall’11 maggio, mentre il Regno Unito (che pure, al momento, è il Paese più colpito dopo gli Stati Uniti con quasi 35.000 decessi) progetta di far tornare gli studenti tra i banchi il primo di giugno. A riaprire sono principalmente asili e scuole elementari, mentre per i ragazzi più grandi e gli universitari si dovrà aspettare ancora.
L’esempio della Danimarca: micro gruppi, niente mascherina ma tanti lavaggi di mani e distanziamento sociale
Proprio il Paese scandinavo è stato il primo a riaprire in Europa. Come racconta la Bbc, a tornare in classe per primi sono stati i bambini delle scuole elementari, dove è stato studiato un sistema per tenere gli alunni in piccoli gruppi con il minor contatto possibile fra di essi. Ognuno di questi micro gruppi, formati da non più di dodici studenti, arriva a scuola a un orario separato, pranza separatamente, ha una zona adibita nel parco giochi della scuola ed è seguito da un unico insegnante. I bambini lavano le mani a intervalli prestabiliti ma non indossano mascherine, come neanche gli insegnanti, perché lo spazio è sufficiente per contenere un ristretto numero di persone che possano stare lontane l’una dall’altra come impone il distanziamento sociale.
«La maggior parte delle strutture scolastiche in Danimarca hanno elementari e medie insieme, per cui abbiamo lo spazio per “espanderci”, riportando in classe all’incirca la metà degli studenti che le frequentano normalmente. Se l’apertura delle scuole fosse stata totale sarebbe stata una vera lotta. Non avremmo abbastanza aule a disposizione e dovremmo iniziare a fare i turni al mattino e al pomeriggio», ha spiegato Dom Maher, a capo della sezione internazionale della scuola di St. Josef a Roskilde, sull’isola danese della Selandia. Maher ha anche specificato che i bambini si lavano le mani almeno una volta all’ora, tant’è che le irritazioni della pelle sono diventate un problema, e che il distanziamento sociale perfetto, quando si ha a che fare con i più piccoli, semplicemente non è realistico: «La maggior parte di loro è piuttosto brava e attenta allo spazio. Ma capita che se ne dimentichino».
Dorte Lange, vicepresidente dell’Unione danese degli insegnanti, ha specificato che il fatto di non indossare guanti e mascherine non costituisce un problema, poiché le autorità sanitarie si sono concentrate sulle strategie per mantenere gli alunni distanziati, in gruppi isolati fra loro, con una forte enfasi sulle procedure di igiene e sanificazione. «Siamo lieti di dire che la riapertura fino ad ora ha avuto un discreto successo», ha detto il leader sindacale alla Bbc, aggiungendo che gli insegnanti che hanno problemi di salute o che hanno familiari che potrebbero essere a rischio possono insegnare online da casa, mentre se dovesse registrarsi un’impennata dei contagi ci sarebbe un immediato cambio di piani.
I dubbi e le paure dei genitori
Come riporta anche il New York Times, non tutti i genitori erano entusiasti all’idea della riapertura e in molti, in linea con le indicazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità che invitava alla cautela quei Paesi che stavano riaprendo troppo in fretta, si sono riuniti in gruppi Facebook per protestare contro le decisioni del governo, temendo che i loro figli venissero sacrificati per salvare l’economia. Ancora oggi c’è chi manifesta paure e dubbi, anche se, a più di tre settimane di distanza dalla riapertura, la Danimarca non ha registrato nessun nuovo focolaio preoccupante. Ora si pensa a come riportare in classe, con la dovuta cautela, anche i ragazzi più grandi, che secondo Lange stanno soffrendo particolarmente della reclusione. «Se le autorità sanitarie ci dicessero che è sicuro riammettere anche gli studenti più grandi, noi lo renderemo possibile», ha confermato.
Intanto anche in Asia, lentamente, si riapre
Situazione molto simile anche in molti Paesi asiatici, che per primi hanno vissuto l’emergenza. In Corea del Sud, uno dei Paesi che meglio ha gestito l’emergenza sanitaria, la riapertura è stata rimandata di una settimana dopo che lo scorso weekend un nuovo focolaio, subito contenuto, è scoppiato nella capitale Seoul. Hanno riaperto seguendo rigidi protocolli, invece, le scuole nelle grandi città cinesi, come Pechino, Hangzhou e anche Wuhan, e con la stessa cautela ci si è mossi in Giappone, a Taiwan e a Hong Kong. Sui social è circolato molto il video di un bambino cinese alle prese con una elaborata routine prima di entrare a scuola: è comparso prima su TikTok e poi è diventato virale su Twitter. Che dire, se non altro lui è dolcissimo e il robot che gli misura la temperatura è un’idea simpatica!