«Dimmi quanto ridi e ti dirò quanto sei stressata». Potremmo riassumere così il risultato di uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica Plos One, che mostra come la quantità di risate, a prescindere dalla loro intensità, sia associata ai livelli di ansia e tensione che proviamo. La ricerca ha analizzato un aspetto nuovo dei benefici che l’atto di ridere porta alla salute. Se finora ci si era concentrati sugli effetti positivi del rilascio di endorfine che questa semplice azione esercita su cuore, cervello e, più in generale, sul senso di benessere complessivo, ora i ricercatori della facoltà di Psicologia dell’Università di Basilea hanno esaminato il rapporto tra risate, eventi stressanti e sintomi fisici e psicologici, con particolare attenzione alle donne, che ridono più degli uomini.
Quantità di risate e stress
Non importa che tu rida sonoramente o che tu lo faccia sommessamente, l’importante è che tu rida. È la conclusione dei ricercatori svizzeri, dopo aver analizzato un campione di studenti con un’età media di 22 anni, dei quali la maggior parte era donna (33 su 41). Gli esperti hanno sottoposto i ragazzi per 8 volte al giorno (dalle 8 fino alle 21.30) a un test, proposto tramite una App per 14 giorni consecutivi a intervalli di 30 minuti tra l’uno e l’altro. Ogni volta è stato chiesto loro di rispondere a domande inviate tramite messaggio sul loro smartphone, come ad esempio «Quante volte hai riso dall’ultimo messaggio?», «Quanto intensa era la risata?», «Cosa ti ha fatto ridere?», ecc. È stato anche chiesto se nel lasso di tempo che era trascorso rispetto all’ultimo questionario si erano verificati eventi stressanti e, nel caso, se si erano manifestati sintomi di malessere, come nervosismo, irrequietezza, mal di testa, mal di pancia o senso di disperazione. Incrociando dati e risposte, i ricercatori hanno potuto concludere che quanto più una persona rideva, tanto meno accusava sintomi psicofisici di disagio o stress.
Inaspettatamente rispetto alle previsioni, invece, gli esperti hanno constatato che l’intensità della risata (differenziata in «alta», «media» o «bassa») non è correlata al senso di benessere che può portare. Insomma, non importa che sia sonora o appena accennata, l’importante è che sia frequente.
Le donne ridono di più?
Un altro aspetto interessante della ricerca è poi legato alle differenze tra uomini e donne. Si dice che per conquistare una donna un uomo debba farla ridere. La risata, infatti, è ritenuta un ottimo indicatore del grado di attrazione: più è presente, maggiore è l’interesse che mostrerebbe nei confronti del potenziale partner. Ma vale anche il discorso contrario: più una donna ride, più risulta attraente per un uomo. Forse è per questo che, nei rituali di corteggiamento, gli uomini cercano di far ridere le donne. Sono diversi gli studi che lo dimostrano, come quello condotto da Lawrence Ina Reed della New York University, che ha firmato un saggio sulla scienza dell’umorismo e della risata (What’s So Funny? The Science of Humor and Laughter).
La ricerca elvetica ora conferma però un altro aspetto: le donne in generale ridono di più. Si stima tutti lo facciamo mediamente 18 volte al giorno, ma con variazioni sensibili a seconda del genere. Perché? «Il campione utilizzato dai ricercatori di Basilea è ristretto, ma il risultato è interessante e può avere una motivazione soprattutto di carattere sociale. Le donne in genere hanno maggiori risorse e capacità rispetto agli uomini nel ritagliare spazi per le emozioni nella loro quotidianità. Sono mediamente più preparate nella gestione dei sentimenti ed emozioni, appunto, rispetto agli uomini che per fattori sociali sono abituati a contenerle» spiega Giacomo Koch, professore ordinario di Neurofisiologia all’Università di Ferra e direttore del Laboratorio di Neuropsicofisiologia della Fondazione Santa Lucia di Roma. «La differenza, dunque, non è tanto fisica o biologica, quanto culturale. La ricerca, però, è importante perché sottolinea il valore terapeutico della risata, che nel nostro Paese è sottostimato e invece andrebbe valorizzato. La clown terapia ne è un esempio, anche se viene utilizzata soprattutto con i bambini, mentre gli adulti la confondono con la scherzosità. Ha invece un elevato potenziale terapeutico» aggiunge l’esperto.
Perché ridere fa bene alla salute
Una risata ci seppellirà, come pensava nell’800 l’anarchico Michail Bakunin? A quanto pare no, anzi vale proprio il contrario: una risata ci salverà. Come dimostrano diversi studi scientifici, infatti, ridere migliora l’ossigenazione di sangue e tessuti, contribuendo a prevenire malattie cardiocircolatorie; favorisce il rilassamento psicofisico, allentando le tensioni muscolari (specie di collo, spalle, addome e viso) e contribuisce alla qualità del sonno; stimola anche il sistema immunitario, tanto che la «terapia del sorriso» con i clown viene adottata in diversi ospedali per alleviare la condizione dei pazienti, soprattutto pediatrici. Non da ultimo abbassa la pressione e gioca un ruolo nel funzionamento della circolazione linfatica, con benefici anche in termini di minor ritenzione idrica (e formazione di cellulite), ma soprattutto contribuisce in modo sensibile alla produzione di endorfine da parte del cervello, che hanno un’azione analgesica ed eccitante, dunque riducono la percezione del dolore e aumentano il senso di benessere generale. «La risata libera endorfine che dunque agiscono a livello chimico sui livelli di benessere. Molti studi confermano che l’approccio organicistico alle malattie andrebbe integrato con una maggiore attenzione alla sfera emotiva: coltivando emozioni positive si contribuisce al miglioramento anche delle condizioni fisiche» spiega l’esperto di neuropsicofisiologia.
Ridere, insomma fa bene, anche al fisico. Ricordiamoci di farlo spesso anche perché, come spiega il neuroscienziato cognitivo Scott Weems nel libro Ha! The Science of When We Laugh and Why, ridere 100 volte al giorno equivale a 15 minuti di esercizio in bicicletta!