«Se gioventù sapesse e se vecchiaia potesse»
Cosìdiceva l’adagio. Cosa accadrebbe se si potesse essere giovani con l’esperienza della vecchiaia e vivere la vecchiaia con lo spirito della gioventù? Per ora la prima parte della domanda è appannaggio della sola fantasia (basti guardare i film Lo strano caso di Benjamin Button e Twilight), ma sulla questione “se vecchiaia potesse” si stanno misurando sempre più 70enni che si innamorano, si divertono, mettono in discussione i propri sentimenti e riscoprono un eros che è forse cambiato, ma di certo non sopito. È la generazione di quelli nati tra il 1945 e il 1960, uomini e donne che hanno assistito e partecipato al boom economico post-bellico. «Considerando che in Europa più del 20% della popolazione supera i 60 anni, siamo in tanti, noi baby boomer, invitati alla festa della longevità» dice Lidia Ravera, 66 anni, in libreria ad aprile con il romanzo “Il terzo tempo” (Bompiani). «Bisogna essere proprio noiosi per finire a fare tappezzeria».
È la fase della leggerezza
Se misurassimo la vita con il metro della settimana, con il lunedì come un’infanzia piena di speranze e gli altri giorni come un passaggio dalla giovinezza a una produttiva età adulta, i 70 anni dovrebbero corrispondere a un liberatorio venerdì sera. E cosa si fa di venerdì? Si esce, o quanto meno si godono i frutti della propria fatica. E su quel venerdì della vita stanno puntando l’attenzione scrittori e registi. Meryl Streep ha recitato da protagonista in 2 pellicole che trattano i sentimenti nella terza età: È complicato, in cui finiva a letto con l’ex marito davanti all’incredulità dei figli, e Il matrimonio che vorrei, dove cercava di risvegliare la passione coniugale con Tommy Lee Jones. Non sono state da meno Charlotte Rampling, protagonista del delicato 45 anni, e Diane Keaton innamorata da quasi mezzo secolo di Morgan Freeman in Ruth e Alex. Se il cinema americano racconta chi non si accontenta di guardare un cantiere o fare la maglia, ma preferisce tirare a lucido l’oro delle nozze, il tedesco Settimo cielo sceglie il punto di vista dell’amore sul nascere e fa crollare il tabù del desiderio tra anziani.
La libertà prende il posto degli obblighi
«Un uomo è un uomo, una donna è una donna» spiega Lidia Ravera. «La vecchiaia non è una categoria, non ci trasformiamo in un unicum, in un cliché. Non bisogna averne paura, né negarne l’esistenza. Io sono molto più allegra ora, lavoro, corro 40 chilometri a settimana, esco tutte le sere. Anche gli uomini finalmente hanno più tempo, diventano una compagnia migliore. Si è più liberi. Costanza, la protagonista del mio Il terzo tempo si paragona a una foglia secca che non ha più l’obbligo di essere alimentata dalla linfa, si stacca dall’albero, può essere calpestata è vero, ma ha la possibilità di volare». Libera come Costanza è Addie Moore, la vedova 70enne dell’ultimo romanzo di Kent Haruf Le nostre anime di notte che, stanca di sentirsi sola, un giorno attraversa la strada, bussa alla casa del vicino coetaneo Louis Waters e gli fa la proposta coraggiosa di trascorrere le notti insieme. Ne nasce un rapporto struggente e sovversivo come solo le grandi storie d’amore sanno essere. E dico sovversivo perché si scontrerà con i pregiudizi dell’intera cittadina di Holt.
L’ansia da prestazione sparisce
Nella nostra società è più accettata l’idea di un uomo in là con l’età, magari di potere, a fianco di una giovane donna, rispetto a quella di 2 anziani che vivono la loro emotività e sessualità senza falsi pudori. I “vecchietti” nell’immaginario comune possono tenersi la mano, scambiarsi una tenerezza, ma non fare l’amore. Eppure non è forse all’ora del tramonto che gli amanti si incontrano e il romanticismo si fa più intenso? Voglio pensare di sì. Ho 38 anni, 2 figli, una separazione alle spalle, mi trovo nel pieno del secondo tempo e io me lo vorrei proprio godere il terzo tempo che, come nel rugby, arriva dopo il gioco duro. Lo immagino come un momento gioioso, conviviale, dove ci si può rilassare, smettere di correre, battagliare. Sedersi, guardarsi negli occhi e amarsi senza l’ansia di progetti e programmi.
L’intimità vince sull’eros
Se il corpo non è più prestante, il sesso non può essere prestazione, deve essere per forza altro: comunicazione profonda, passione senza performance. La vecchiaia ha la potenzialità per essere l’età dell’indulgenza, gli occhi vedono meno bene e finalmente questa fissazione dell’estetica, delle pance in dentro, dei petti in fuori, delle pelli tese può anche finire. Per ritrovare una nuova bellezza. Il sogno più grande è di finire i miei giorni come mio nonno che sul letto di morte, guardando mia nonna, le disse: «Ho visto come fai la smorfiosa con l’infermiere!». Mio nonno aveva 99 anni, mia nonna 90. Mi è sempre sembrata una bellissima dichiarazione d’amore e di desiderio, perché forse l’unico amore più grande del primo è l’ultimo e sei poi primo e ultimo coincidono… Be’, quella è la perfezione, roba d’altri tempi.
“Il terzo tempo” di Lidia Ravera (Bompiani) è il romanzo della vecchiaia che vince. Perché porta in sé slanci e desideri insopprimibili.
Elda Lanza, 92 anni, è ora in libreria con “Imparerò il tuo nome” (Ponte alle grazie): una storia di educazione sentimentale, scandalosa ed esemplare.
“Le nostre anime di notte” di Kent Haruf (NNE), morto nel 2014 a 71 anni, racconta la tenera relazione fra due anziani vicini di casa, rimasti vedovi.