Si parla tanto di donne, in questo momento. Invisibili per secoli nella raccolta dei dati, oggi siamo un dato statistico interessante. Meno contagiate dal Covid-19 e, a parità di contagi, reagiamo meglio. Al punto che una virologa come Ilaria Capua ipotizza che quando sarà il momento di tornare al lavoro, potrebbero essere le donne le prime a uscire di casa per proteggere i maschi, più vulnerabili. Potrebbe essere l’inizio di una grande rivoluzione sociale che stravolga la storia dell’umanità: le donne fuori, nel mondo del lavoro, gli uomini in casa, a badare al focolare.
Intanto, però, in casa ci siamo in due. Lui si è preso la stanza migliore, quella che garantisce la massima privacy.Io un angolo della camera da letto, di fianco allo stendino, contiguo al bagno di servizio, con la lavatrice che brama il suo carico quotidiano. La mia porta è quella che si apre di continuo: “Non ho capito”, “Non riesco a collegarmi”, “Ho fame”, “Stiamo un po’ insieme?”. L’interruzione è la mia regola. Entrambi lavoriamo come e più di prima. Lui a volte non ha tempo neanche di pranzare. Io, che il pranzo l’ho sempre saltato per tirar dritto e tornare presto a casac, a mezzogiorno stacco per preparare qualcosa a due cucciole affamate. «Quando la gente prova a dire che William Shakespeare e Isaac Newton hanno realizzato i loro migliori lavori mentre l’Inghilterra era attraversata dalla peste, c’è un’ovvia risposta: nessuno di loro doveva prendersi cura dei bambini» scrive Helen Lewis su The Atlantic. La verità è che «una pandemia ingigantisce ogni disuguaglianza esistente» continua. «Uno degli effetti più sorprendenti del coronavirus sarà quello di rimandare molte coppie negli anni ’50. In tutto il mondo, l’indipendenza delle donne sarà la silenziosa vittima della pandemia».
Sì, sarà così, se non decidiamo che può essere in modo diverso. Ora, mentre scrivo, Lui sta preparando il pranzo. Da oggi abbiamo stabilito dei turni. Francesca Cavallo, quella delle Favole della buonanotte per bambine ribelli, ha scritto su La Stampa: «Ciascuno di noi può costruire un’Italia più giusta e moderna dal tavolo della propria cucina, parlando esplicitamente della divisione dei compiti di questi giorni, senza dare nulla per scontato». È un momento unico. Abbiamo sotto gli occhi il carico di lavoro dell’altro. Se non ora, quando fare questa piccola rivoluzione e far sì che duri? Se non ora, quando dividerci i compiti in base ai talenti e magari fare assieme il resto? Se non ora, quando cambiare il tempo del lavoro? Ma non come abbiamo fatto noi donne fino ad adesso, con continue interferenze della gestione domestica nella vita professionale. Bensì con una condivisione profonda di tutto ciò che manda avanti la macchina della casa. Solo così, noi donne ritroveremo il tempo della creatività. E, magari, anche quello della felicità.