Le polemiche su Sanremo sono ciò che si potrebbe definire un genere giornalistico. Più volte, in riunione di redazione, abbiamo espresso il sospetto che vengano studiate ad arte per creare un contesto di attenzione che la musica italiana, da sola, non riesce più a generare.
Quest’anno, però, qualcosa deve essere sfuggito di mano. La tipica polemica sanremese, per intenderci, è quella su Rula Jebreal, la giornalista palestinese, prima invitata poi esclusa, a causa delle sue idee politiche, infine riammessa tra gli ospiti. O quella sul rapper mascherato Junior Cally, tra i big della kermesse, accusato di incitare all’odio e al femminicidio con i suoi testi, pur muovendosi in uno spazio protetto niente di meno che dalla Costituzione Italiana. Che non affida una funzione educativa o moralizzatrice ad alcuna forma di espressione artistica. Ma ne garantisce la libertà di espressione. Anche perché, se analizzassimo cosa ascoltano i delinquenti e gli stupratori, cercando di attribuire la responsabilità dei loro comportamenti ai consumi musicali, potremmo trovare molte sorprese.
A sfuggire di mano, però, è stato il conduttore Amadeus con le sue dichiarazioni in conferenza stampa. Ben più gravi di ciò che canta Junior Cally, proprio per la loro apparente innocuità. Sia chiaro: neanche Sanremo ha una funzione educativa. Deve intrattenere e far divertire il pubblico. Perciò le parole di Amadeus non sono incompatibili con gli obiettivi dello show, ma incredibilmente rivelatrici dello stato di modernità del nostro Paese.
Qualche giorno fa ho sentito un capo d’azienda chiedere con aria sorpresa: «Chi oggi direbbe che una donna non può occupare una posizione in quanto donna?». Nessuno, o pochi, forse. Ma se non succede, cioè se le donne faticano ancora a raggiungere posizioni di potere (fosse anche la semplice direzione artistica di Sanremo), è perché a fermarle è un pensiero non detto, che ogni tanto riaffiora in frasi come quelle di Amadeus.
È il cosiddetto unconscious bias, pregiudizio inconsapevole. Un tarlo nascosto nel cervello di uomini e donne, che ci fa valutare chi abbiamo di fronte in base al genere e agli stereotipi annessi. Amadeus pensa sinceramente di aver dato spazio alle donne, circondandosi da un harem di 11 di loro. Pensa sinceramente di elogiarle, esaltandone la bellezza. Pensa sinceramente di essere stato frainteso.
Questo è il problema dell’Italia. Non riteniamo di avere un problema. E riduciamo la battaglia in favore della parità di genere alla superficialità di quote e slogan. Senza riuscire a scardinare il pensiero sotterraneo. E cioè che le donne siano fatte per dare un senso alla vita degli uomini, per lavorare sodo ma con discrezione. Insomma, per rimanere un passo indietro.