Cresce la preoccupazione per il virus che in Cina ha aggravato il bilancio (9 morti e 440 contagi riferiti dalle autorità locali). Gli esperti inglesi temono che i casi reali siano già almeno 1.700 mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha convocato l’unità di crisi, dopo che è stato segnalato il primo caso anche negli Stati Uniti: riguarda un uomo ritornato da Wuhan, la città considerata focolaio della malattia. Il ministero della Salute italiano, intanto, ha predisposto controlli anche all’aeroporto di Fiumicino, sui passeggeri in arrivo proprio da Wuhan, con cui lo scalo romano ha tre collegamenti diretti, oltre a quelli non diretti. Oltre ad affiggere alcune locandine informative, i viaggiatori in arrivo dalla Cina e in particolare dalla regione del Guangdong sono sottoposti a controlli per verificare l’eventuale presenza di soggetti con sintomi sospetti, in primo luogo febbre alta, come previsto dal regolamento Sanitario Internazionale.
Ma quali sono, come si interviene e che rischi reali ci sono?
La nuova Sars
«I nuovi casi riguardano infezioni da virus della stessa famiglia del coronavirus, di cui esistono molte varianti: alcune sono più pericolose, come la Sars (sindrome respiratoria acuta grave), altre sono meno note come la Mers (sindrome respiratoria mediorientale), che prende il nome dalla regione in cui si sta diffondendo, ossia proprio il Medio Oriente. Questa, il cui focolaio è stato individuato nella popolosa città di Wuhan, è un’altra variante che circola soprattutto tra gli animali, come cani, gatti, dromedari o pipistrelli» spiega Fabrizio Pregliasco, virologo, ricercatore del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario Irccs Galeazzi di Milano.
Come si trasmette la Sars?
Dopo i primi timori, è arrivata la conferma: il misterioso virus cinese si trasmette da uomo a uomo. Lo ha confermato l’agenzia di stampa cinese Xinhua, citando Zhong Nanshan, capo degli studiosi che sta analizzando la situazione. Il rischio, dunque, è che possa verificarsi un’epidemia, agevolata dalla mobilità delle persone da e per la Cina, complice anche il Capodanno lunare cinese che richiama migliaia di persone. Se la National Health Commission ha fatto sapere che non è ancora chiara la fonte del nuovo coronavirus, si registra il primo caso anche negli Usa: un uomo, di ritorno da Wuhan, è ricoverato in isolamento nello stato di Washington, dopo aver presentato sintomi che hanno fatto pensare alla nuova Sars. Ma cresce la preoccupazione anche in Europa, dove il Centro europeo di controllo delle malattie (Ecdc) ha innalzato il livello di rischio da “basso” a “moderato”.
L’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) ha convocato il Comitato di emergenza proprio per verificare se «rappresenti un’emergenza di salute pubblica di livello internazionale e quali raccomandazioni dovrebbero essere prese per fronteggiarla». L’OMS potrebbe a questo punto decidere per controlli più serrati negli aeroporti, ma anche arrivare a vietare viaggi in zone considerate a rischio.
«Il problema è proprio come controllare il focolaio, perché i casi accertati sono solo la punta dell’iceberg. Molti sfuggono perché possono essere confusi con polmoniti o forme influenzali più gravi. Come per un incendio, poi alimentato da sterpaglie e vento, nel caso umano il pericolo arriva soprattutto dai viaggiatori» spiega ancora Pregliasco.
Le misure di emergenza anche in Italia
«In caso di emergenze, è già stata attivata la struttura dell’Ospedale Spallanzani a Roma, dove sono pronti ad accogliere eventuali casi sospetti. Questo soprattutto perché su Roma Fiumicino arrivano voli diretti da Wuhan. Ma su tutto il territorio italiano c’è una rete pronta. Se ci dovesse essere bisogno a Milano, per esempio, c’è il Sacco» spiega Giovanni Rezza, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità.
«Questo dimostra che, se da un lato oggi c’è un maggiore rischio di diffusione dei virus a causa della mobilità, è anche vero che siamo più preparati rispetto a qualche anno fa. Abbiamo imparato la lezione dell’influenza aviaria o della Sars, di cui ci furono circa 8.000 casi di contagio e 790 vittime» dice il virologo. Al momento, oltre alle vittime accertate in Cina, sono stati segnalati contagi in Thailandia, Corea del Sud e Giappone, nella città australiana di Brisbane e, ultimo in ordine di tempo, negli Usa.
Sintomi della Sars
«I sintomi sono analoghi a quelli di altri virus influenzali o parainfluenzali, ma possono manifestarsi in forme più virulente, accompagnate ad esempio a forti mal di testa o in molti casi a polmonite. È proprio questo l’aspetto che la rende più pericolosa, per via del coinvolgimento a livello respiratorio» spiega Pregliasco. «Purtroppo in questa stagione dell’anno i sintomi si possono confondere con quelli dell’influenza, con difficoltà respiratoria e tosse ad aggravare il quadro, insieme a febbre elevata. Ma se un soggetto non è stato di recente a Wuhan o non ha avuto contatti con persone malate, non ha senso pensare al virus cinese» dice il dottor Rezza.
La cura contro la Sars
«Purtroppo non esiste una terapia specifica né un vaccino per combattere la Sars. Se si dovessero individuare persone malate si dovrebbe procedere con l’isolamento, rintracciando poi coloro con i quali si sono avuti contatti per metterli in quarantena» spiega l’esperto dell’Iss. «L’unico intervento è quello di mantenimento delle funzioni vitali finché la malattia non si risolve. Il ricorso agli antibiotici, quando avviene, non è per combattere il virus, ma per evitare le complicanze della malattia» chiarisce Pregliasco.
Nessun pericolo dal cibo
Se le autorità ammettono la trasmissione da uomo a uomo, gli esperti escludono la possibilità di contagio tramite il cibo: «Questa variante del coronavirus è arrivata all’uomo a causa della commistione e stretta vicinanza con diversi animali. Non a caso il focolaio è stato individuato in un mercato del pesce, dove però non si vende pesce destinato all’alimentazione, ma animali vivi. Anche nel caso dell’aviaria così come del virus H5N1, il virus si era sviluppato non solo nelle campagne, ma anche nelle grandi città, come Wuhan che conta 11 milioni di abitanti, e dove le condizioni in cui sono tenuti questi animali possono favorire la trasmissione del virus. L’importazione degli animali vivi, però, è vietata da anni, mentre non ci sono rischi che riguardino il cibo» conclude Pregliasco.