Scandalo in Vaticano: i fatti
Peculato e appropriazione indebita aggravata. Sono questi i reati di cui è accusata “la dama di Becciu” Cecilia Marogna, la 39enne cagliaritana arrestata il 13 ottobre e protagonista dell’ultimo sviluppo di uno scandalo finanziario di portata storica per il Vaticano. Su mandato internazionale, richiesto dall’ufficio del Promotore di giustizia della Santa Sede, la Guardia di finanza ha fermato Cecilia Marogna, sotto accusa per la vicenda dei soldi ricevuti dalla Santa Sede per operazioni segrete umanitarie che sarebbero stati usati, invece, per l’acquisto di borse, cosmetici e altri beni di lusso.
Cecilia Marogna attende dietro le sbarre – ma tramite i suoi legali ha chiesto la scarcerazione – l’esito di un processo di estradizione che non si scioglierà in breve tempo. Gli inquirenti del Vaticano contestano alla donna di essersi appropriata di 575.000 euro, nella qualità di amministratrice della Logsic Doo, una società con sede in Slovenia. Quella società di Lubiana sarebbe stata destinataria di 9 bonifici emessi dalla Segreteria di Stato vaticana, tra fine 2018 e inizio 2019. I movimenti sui conti della Logsic Doo certificherebbero spese in negozi di lusso e alberghi di alto livello.
Lo scandalo coinvolge il cardinale Angelo Becciu, ex Prefetto della Congregazione dei Santi, rimosso dall’incarico a fine settembre e spogliato anche delle prerogative di cardinale: non potrà entrare in Conclave. La decisione – clamorosa – del Papa è maturata di pari passo con l’inchiesta che ha messo nel mirino la gestione dei fondi della Segreteria di Stato. Un tesoro in mano proprio a Becciu, alla Segreteria fino all’agosto 2018 quando fu spostato a nuovo incarico. Sarebbe stato proprio il cardinale a far muovere i soldi verso la società di Cecilia Marogna, ufficialmente incaricata di mediare per conto del Vaticano per la liberazione di una suora colombiana rapita.
Il Vaticano tra inchieste e speculazioni finanziarie
«La pentola è stata scoperchiata da dentro». Spiega Gianluigi Nuzzi, autore di vari libri sugli scandali d’Oltretevere (l’ultimo, Giudizio universale, Chiarelettere, riguarda proprio il terremoto finanziario in San Pietro): «Aspettiamo l’esito di indagini e processi, ma si possono delineare 3 scenari. Nel primo, Cecilia Marogna è solo una donna determinata, che ha cercato di accreditarsi in Vaticano come mediatrice per attività delicate rivelatesi farlocche. È lo scenario meno dannoso per il mondo della Chiesa. Il secondo è che fosse una sorta di prestanome per far uscire denaro dalle casse più riservate del Vaticano. Il terzo scenario prevede che avesse un rapporto strutturato anche con altri soggetti: i bonifici verso la società slovena sono partiti 6 mesi dopo che Becciu aveva lasciato il posto al vertice della Segreteria di Stato».
Eppure li avrebbe richiesti lui a monsignor Alberto Perlasca, l’uomo che aveva in mano le chiavi della cassaforte. Lo scandalo trova origine nell’inchiesta, più ampia, sugli investimenti finanziari e immobiliari opachi della Santa sede. Dal caso dell’acquisto di un palazzo da 200 milioni di euro a Londra si è «scoperchiata per la prima volta la pentola da dentro e non da fuori», come ha sottolineato lo stesso Papa.
Un’onda lunga che ha coinvolto alti prelati, finanzieri e faccendieri scatenata anche dal cardinale australiano George Pell. «Pell trovò circa 600 milioni di fondi non contabilizzati nella Segreteria di Stato» dice Nuzzi. «Appena iniziò a frugare tra quei conti, gli piombò addosso l’accusa di pedofilia in Australia, un morso giudiziario che lo ha paralizzato e da cui si è liberato da poco». Pell è stato assolto dalle accuse di pedofilia dall’Alta Corte australiana a fine 2019, dopo un lungo iter processuale e 13 mesi di prigione. Il Papa, dopo il “licenziamento” di Becciu, gli ha riaperto le porte del Vaticano.
«La Chiesa deve essere una casa di vetro». Francesco, che ha da poco fatto storiche dichiarazioni sulle unioni civili dei gay (vedi sotto), a maggio ha avviato una procedura di accentramento di tutti i fondi sparsi nei diversi dicasteri. L’obiettivo è avere una cassa unica che potrebbe essere l’Apsa (Amministrazione del patrimonio della sede apostolica).
Papa Francesco vuole trasparenza
Il Papa vuole rendiconti, trasparenza. «Vuole che il Vaticano sia una casa di vetro, ed è una scelta netta e coraggiosa» spiega il professor Agostino Giovagnoli, ordinario di Storia contemporanea dell’università Cattolica di Milano. «La riforma nasce dall’esigenza di ammodernare consuetudini consolidate in altre epoche, che hanno portato a una amministrazione frammentata delle risorse. Cosa che si presta a confusioni, errori, a volte azioni sbagliate e opacità nella gestione. Non è facile per il Papa» spiega lo storico «perché ogni cambiamento comporta resistenze». Figuriamoci uno di questa portata.
Poi c’è un altro tema. «Il deficit di competenze in materia spesso ha spinto ad affidarsi a persone esterne al Vaticano. Un terreno scivoloso, dove è facile imbattersi in individui di non spiccata moralità» dice Giovagnoli. «La Chiesa ha una struttura che può solo in parte essere paragonata a quella di un governo qualunque, e nell’opera di riforma c’è la difficoltà di conservare la peculiarità di questo organismo, senza che diventi la giustificazione di comportamenti illegali o criminali». «Francesco, con grande coraggio e fatica, sta facendo un passo decisivo» chiude Nuzzi. «Non si è mai vista nella storia della Chiesa una inchiesta giudiziaria di queste dimensioni, che colpisce persone così in alto all’interno della curia romana».
Il Papa apre alle unioni civili gay
«Ciò che dobbiamo creare è una legge sulle unioni civili. In questo modo, le persone omosessuali godrebbero di una copertura legale. Io mi sono battuto per questo. Le persone omosessuali hanno il diritto di essere in una famiglia. Sono figli di Dio».
L’apertura del Papa ai diritti delle coppie gay nel documentario Francesco di Evgeny Afineevsky, presentato alla Festa del Cinema di Roma, suscita clamore. «Il Papa parla di unioni civili che riguardano lo Stato, non la Chiesa» dice il professor Agostino Giovagnoli della Cattolica di Milano. «L’orientamento nella Chiesa è sempre stato di contrarietà anche alle unioni civili. Ora Francesco non le equipara al matrimonio, che resta un sacramento tra persone di sesso diverso. Ma la svolta sul tema che c’è già stata nella società è riconosciuta. Ed è una svolta notevole».