Bastano 20 compresse in due anni per bloccare la sclerosi multipla. È quanto garantisce l’ultimo arrivato tra i farmaci in grado di rallentare la progressione della malattia. Attualmente, infatti, non esiste una cura risolutiva per questa grave patologia autoimmune del sistema nervoso centrale. Esistono varie terapie che stimolano l’organismo a reagire alla malattia.

Cladribina, il nuovo principio attivo, non è un farmaco adatto a tutti: bisogna prima testare la forma di sclerosi del paziente nell’ultimo anno e valutarne lo stato con le indagini strumentali, tra le quali la principale è la risonanza magnetica.

Comunque, rispetto agli altri che funzionano solo finché si assumono, ha l’enorme vantaggio di prolungare il suo effetto per molto tempo anche dopo l’interruzione del trattamento. «Con un ciclo di terapia di 10 giorni il primo anno e 10 il secondo, è in grado di tenere sotto controllo la malattia anche per i due anni successivi» spiega il professor Giancarlo Comi, docente ordinario di neurologia all’Università Vita-Salute dell’ospedale San Raffaele di Milano. «Come hanno provato gli studi condotti su 2000 pazienti, nei due anni di assunzione in 4 casi su 10 non ci sono state ricadute e in 9 su 10 nemmeno progressione della disabilità. E dopo 4 anni 7 malati su 10 continuano a non avere attacchi».

Per chi vuole avere un figlio

E per capire quanto questo può fare la differenza basta pensare alle malate che sognano di diventare mamme. «Avere a disposizione un farmaco che congela la malattia anche per i due anni successivi alla somministrazione, permette di pianificare una gravidanza» dice la professoressa Maria Trojano, docente di neurologia all’Università degli studi di Bari. «Sei mesi dopo l’ultimo ciclo di terapia è possibile pianificare il concepimento e iniziare serenamente la gravidanza». 

Per le coppie che desiderano avere un figlio anche di fronte a una diagnosi di sclerosi multipla è nato un sito dedicato: www.genitoricon lasclerosimultipla.it. Oltre a trovare risposta a tutti i dubbi medici, i futuri genitori possono leggere le storie delle coppie che ce l’hanno fatta.

Come agisce

Mavenclad, questo è il nome commerciale del nuovo farmaco, è passato dal Servizio sanitario ed è indicato per la sclerosi multipla recidivante, che alterna periodi di attacchi ad altri di benessere e, in particolare, per le forme dette a elevata attività, in cui le crisi sono più frequenti e intense. Non si conosce esattamente il suo meccanismo d’azione, ma sembra che riduca in modo selettivo i linfociti B e T, che giocano un ruolo centrale nello scatenamento degli attacchi. In pratica, interrompe a cascata le reazioni del sistema immunitario che sono alla base della malattia. Il medicinale è anche ben tollerato: l’effetto collaterale più comune è la linfopenia, cioè una riduzione del numero dei linfociti.

La terapia si segue a casa

Oltre alla breve durata del trattamento, un altro grande vantaggio del nuovo farmaco è la sua praticità. Grazie alla formulazione in compresse, la terapia può essere seguita tranquillamente a casa. E anche il monitoraggio richiede meno esami e visite meno frequenti. «I pazienti seguono più facilmente la cura e la loro qualità della vita migliora notevolmente» aggiunge la professoressa Trojano. «Perché quasi si dimenticano di essere malati». Un bel vantaggio soprattutto perché la sclerosi multipla colpisce in giovane età, tra i 20 e i 40 anni. E un paziente su due abbandona il lavoro a causa della malattia.