Alla fermata del bus e in ascensore, sul divano e in camera da letto: chi riesce a resistere allo scrolling? È ormai diventato lo sport nazionale, pollici rapidissimi a scorrere i nostri smartphone a caccia di chissà quale notizia ferale, di quale “contenuto” di vitale importanza in grado di farci svoltare la giornata.
Ipnotizzati dallo “scrolling infinito”
E abbiamo un bel dire ai nostri figli “basta con quel cellulare” se magari siamo le prime a cadere in tentazione. Da Facebook a Instagram, da Twitter fino a TikTok, i social fanno a gara a calamitare gli utenti, a farli restare sulle loro pagine il più a lungo possibile. Lo fanno puntando allo “scrolling infinito”: le pagine web e dei social network da visitare non si fermano mai, l’utente continua a scorrere ininterrottamente contenuti su contenuti. La pagina è, appunto, infinita perché sempre nuovi articoli, immagini e video si caricano automaticamente dando l’impressione di trovarsi in un pozzo di San Patrizio dove le possibili cose da conoscere sono illimitate.
Perché ci eravamo connesse?
L’utente, una strisciata di pollice dopo l’altra, continua a scorrere verso il basso senza trovare limiti. La “ricerca” può durare ore: ricerca, fra l’altro, di che cosa? Perché spesso, man mano, si perde memoria del perché ci si è connessi. Cosa cercavamo all’inizio? Forse una ricetta oppure volevamo prenotare un treno, ma non ce lo ricordiamo più. La mole di informazioni che si susseguono è talmente frenetica e coinvolgente che perdiamo la bussola, entriamo in una sorta di voyerismo ossessivo.
Troppe informazioni per ricordarle
Il caricamento continuo di nuovi contenuti può rendere difficile per l’utente seguire un percorso di lettura lineare, portandolo ad una sorta di “zapping” visivo, che alla fine si rivela sterile. Prese dalla smania di restare costantemente connesse, di essere sempre aggiornate sulle ultime novità e sui trend del momento, finiamo per assorbire una gigantesca massa di informazioni: ma difficilmente saremo in grado di ricordare un milionesimo di quando abbiamo visto e letto.
Il rischio di dipendenza
Il rischio di dipendenza dallo scrolling è elevato. Costantemente a caccia di qualcosa, non sappiamo bene cosa, ci si può ritrovare incollati ai device per ore, scordandosi di quello che è la vita reale. E si arriva perfino al “doomscrolling“, neologismo inglese che identifica la tendenza a cercare compulsivamente cattive notizie online. Lo scrolling “bulimico” può rappresentare un modo per sfuggire la realtà da parte di chi sta vivendo una situazione di disagio, depressione o solitudine, ma davvero è difficile pensare che non vi siano categorie di persone potenzialmente soggette a questa sindrome. Ma come capire se si sta diventando dipendenti dallo scrolling? Ci sono alcuni segnali che possono far scattare l’allarme come l’incapacità di concentrarsi su altre attività o il bisogno costante di controllare le notifiche.
Utenti più connessi=maggiori profitti
Siti web e social puntano sullo scrolling infinito per fornire grandi quantità di contenuti in modo rapido e intuitivo, ma soprattutto per coinvolgere sempre di più gli utenti. Ciò che naturalmente si traduce in maggiori profitti per le aziende.
Come arginare il rischio scrolling
Per arginare la dipendenza dallo scrolling, qualche sistema ci può essere, Innanzitutto, è importante limitare il tempo trascorso sui social e sui dispositivi mobili, evitando di utilizzarli prima di dormire o subito dopo il risveglio. Inoltre, è possibile utilizzare strumenti come i timer che aiutano a monitorare il tempo passato su ogni piattaforma e ad impostare limiti temporali per l’uso. Per proteggere i propri figli dallo scrolling è importante fare prevenzione fin da piccoli, limitando l’accesso ai dispositivi mobili e ai social, educando i giovani all’uso consapevole della tecnologia e fornendo loro alternative: un giro in bicicletta al parco con mamma e papà, il piacere di un libro, una sessione di acquerelli.