Nel pieno della seconda ondata di pandemia, si avvicina il periodo in cui provvedere all’iscrizione dei figli per il prossimo anno scolastico. Per quanto sia difficile, in emergenza Covid, pensare così a distanza, ecco che arriva qualche novità che potrebbe semplificare la scelta dell’istituto. Con diverse regioni arancioni o rosse, infatti, anche gli Open Day cambiano e diventano digitali con la possibilità di entrare virtualmente nelle classi e visitare laboratori, palestre e spazi tramite una webcam e tour a distanza. Intanto, ecco l’annuale classifica delle migliori scuole italiane del progetto Eduscopio dalla Fondazione Agnelli.

Open Day virtuali per visitare la scuola

I primi Open Day inizieranno a partire da dicembre, per proseguire fino a gennaio 2021, quando si dovranno ultimare le iscrizioni (dal 4 al 22 gennaio 2021), tutte in modalità online tranne che per le scuole dell’infanzia, per le quali si procede con domanda cartacea. E online saranno anche le visite ad aule e laboratori, anche a causa di pandemia e lockdown. I cosiddetti Virtual Open Day sono stati attivati per primi presso le Università, ma col passare del tempo sono stati adottati anche da scuole superiori, medie e persino elementari. Nella maggior parte dei casi, sono indicate le date in cui poter “accedere” da remoto agli istituti. Solitamente c’è un dirigente o insegnante di riferimento che fa da guida a genitori e studenti, collegati da casa, illustrando le offerte formative dell’istituto, ma anche i locali, le mense, le aule, i laboratori e l’eventuale palestra. In alcuni casi si tratta di filmati pre-registrati, ma non mancano esempi di vere e proprie dirette, con la possibilità di poter interagire e rivolgere domande al personale della scuola. In questi casi occorre prenotarsi nelle giornate e orari disponibili, ricevendo un link a cui collegarsi al momento opportuno.

«Gli Open Day sono importanti anche se al momento, con quelli virtuali, è più difficile farsi un’impressione reale» spiega Cristina Polga, consulente di orientamento scolastico professionale. «Sarebbe più utile parlare con gli studenti che già frequentano la scuola scelta e con i loro genitori, ma il Covid ora non lo permette. Io stessa noto la differenza tra gli open Day fisici vissuti col primo figlio e quelli virtuali col secondo, adesso. Ora manca l’aspetto sensoriale, anche se devo dire che comunque si può cogliere ugualmente la personalità della dirigente e degli insegnanti. È vero che le scuole, in occasione delle visite anche virtuali, si fanno belle, ma certe sensazioni possiamo coglierle ugualmente»

Insomma, la modalità virtuale sta sostituendo sempre più gli incontri in presenza, compresi quelli dei Saloni dell’Orientamento, ideali per chi ha le idee chiare, soprattutto nella scelta dell’università. In questo periodo gli incontri con gli esperti orientatori e formatori avvengono ormai soprattutto tramite webinar.

Che criterio vince per scegliere la scuola?

Ma come si sceglie la scuola superiore? In base ai risultati di chi l’ha frequentata, alla vicinanza, alla propria indole e sogni o piuttosto alle prospettive future di lavoro? «Io penso che per prima cosa si debbano seguire l’indole, le attitudini e ancora di più la propensione dei ragazzi, ciò che a loro piace fare. Non solo il talento, quindi, che pure è da tenere in considerazione, ma anche ciò che li stimola. Spesso, quando faccio gli incontri con gli studenti, li sento dire che piacerebbe loro dedicarsi a certe materie, ma non si sentono sufficiente bravi. Questo non deve, però scoraggiare, perché magari nel loro percorso formativo hanno incontrato docenti con i quali sono riusciti a esprimersi al meglio. Quando invece si fa qualcosa che piace, ci si sente gratificati e stimolati a impegnarsi» spiega Polga.

Quanto pesa il parere dei genitori?

Ma quanto può influenzare il parere dei genitori, che magari sono più attenti agi sbocchi lavorativi futuri? «È importante ascoltare i genitori, come i professori, ma gli adulti di oggi non devono dimenticare che i ragazzi che oggi scelgono le superiori andranno a lavorare – se va bene – tra 10 anni, perché dopo il liceo ci saranno magari l’università e magari anche il master o la specializzazione. Oggi noi non siamo in grado di sapere cosa funzionerà, a livello lavorativo, tra così tanto tempo. È un futuro a lungo termine e oltretutto, se la scelta si basa solo sulla possibile occupazione futura, il ragazzo rischia di affrontare 5 anni di superiori in modo molto faticoso e di non voler poi proseguire con gli studi universitari – prosegue l’orientatrice – È meglio, allora, seguire le inclinazioni di oggi e tra 5 anni, quando saranno cambiati sia il mercato del lavoro che i ragazzi stessi, rianalizzare la scelta di fronte ai 5 anni successivi, quando il traguardo del mondo del lavoro sarà più vicino».

Conta di più il docente o la tecnologia?

Nel caso degli istituti professionali, tecnici, economici, informatici, quanto contano le prospettive di impiego future? «Strumenti come Eduscopio sono senza dubbio importanti, perché analizzano il rendimento nel post diploma di maturità, e anche le condizioni degli istituti in termini di strumentazioni hanno il loro ruolo, ma conta ancora di più la qualità dell’insegnamento e soprattutto l’accoglienza dei docenti e la loro attenzione alle esigenze dei singoli, quindi l’aspetto umano e non solo “strumentale”. Per questo, laddove possibile, è sempre bene entrare fisicamente nelle scuole e cercare di farsi un’idea di persona, anche se al momento questo non è possibile per l’emergenza sanitaria».

Che peso ha il POF?

È importante, poi, conoscere l’offerta formativa dell’istituto, il cosiddetto POF, senza fermarsi ai volantini che potrebbero enfatizzare solo le dotazioni logistiche, come laboratori, palestra, ecc. Rispetto a qualche anno fa, comunque, va detto che molti licei offrono maggiori possibilità di “specializzazione”: ad esempio, i licei classici hanno curvature internazionali (con lo studio di due lingue straniere per cinque anni), artistiche (con laboratori di teatro), ecc.

Le scuole più gettonate

Stando ai dati del Miur relativi all’anno scolastico in corso, i licei restano i più richiesti, scelti complessivamente dal 56,3% del totale degli studenti. Lo scientifico è comunque quello che raccoglie il maggior numero di ragazzi, col 26,5%. Ha scelto il classico il 6,8%, il linguistico l’8,8%, l’artistico il 4,4%, il liceo delle Scienze Umane l’8,7%. Calano, invece, gli iscritti agli istituti professionali, ai quali è iscritto il 12,9% degli studenti, preceduti da quelli degli istituti tecnici (30,8%).

La classifica di Eduscopio

Intanto è arrivata anche la consueta graduatoria di licei, istituti tecnici e professionali d’Italia, stilata dalla Fondazione Agnelli tramite Eduscopio, che ogni anno prende in considerazione 7.400 scuole superiori, frequentate da oltre 1 milione e 200 mila studenti. In questo caso il criterio base è il rendimento post diploma, ossia i risultati ottenuti dai ragazzi al primo anno di università in termini di numero di esami e media dei voti conseguiti, che sono ritenuti collegati alla preparazione ricevuta nei cinque anni di superiori. Nel caso degli istituti tecnici e professionali, invece, entrano in gioco anche altri parametri, come gli sbocchi lavorativi, il tasso di occupazione e la coerenza tra gli studi seguiti e il lavoro trovato, ossia il cosiddetto skills matching.

Le città prese in considerazione sono Milano, Roma, Torino, Bologna, Firenze e Napoli. Per il terzo anno consecutivo la migliore scuola risulta il Lice scientifico Pier Luigi Nervi a Morbegno (Sondrio), in Lombardia.

A Milano si registra un calo per i licei classici, a vantaggio di quelli paritari cattolici, che occupano i primi tre posti in classifica (Sacro Cuore, Alexis Carrel e San Raffaele), mentre tra gli scientifici il migliore restano lo statale Leonardo Da Vinci. Tra i linguistici il Civico Manzoni balza in vetta alla classifica davanti al Virgilio, mentre tra gli istituti tecnici-economici (le vecchie “ragionerie”) il podio va al Falcone-Righi.

A Roma, invece, il Tasso continua a essere ritenuto il migliore tra i classici. Tra gli scientifici rimane al primo posto il Righi, seguito dal Cavour e dal Morgagni. In Scienze Umane si conferma primo il Machiavelli di piazza Indipendenza, e tra i linguistici è sempre primo il Seneca. Infine, tra i tecnici economici è ancora primo l’istituto di via dei Papareschi e tra i tecnici tecnologici il Ruiz all’Eur.

A Torino il Camillo Benso di Cavour è stato ritenuto il migliore liceo classico per il secondo anno consecutivo; tra i linguistici “vince” il Giordano Bruno, tra gli scientifici il Galileo Ferraris, tra i tecnici-economici il Levi, tra i tecnologici il Russell-Moro-Guarini.

Nelle altre città campione, a Bologna, tra i classici spicca il Marco Minghetti, tra gli scientifici il Luigi Galvani, mentre il miglior istituto tecnico-economico è risultato il John Maynard Keynes. A Firenze il primo posto tra i licei classici è occupato dall’Is Alberti-Dante, tra gli scientifici dal Guido Castelnuovo, mentre tra i linguistici vince il Niccolò Macchiavelli e tra i tecnici-economici il Galileo Galilei. Infine a Napoli, il classico Jacopo Sannazzaro è al primo posto, così come il convitto Vittorio Emanuele tra gli scientifici, il Quinto Orazio Flacco tra i linguistici e il rocco Scotellaro tra i tecnologici.