Qualche studente si sta godendo una settimana o due di vacanze extra, ma per molti il riposo forzato a causa del coronavirus è durato solo poche ore. Complice la tecnologia e in particolare il registro elettronico e WhatsApp, nel giro di poche ore sono arrivati i primi compiti, soprattutto per gli alunni della primaria. Per le secondarie, invece, sono molti gli insegnanti che, nonostante le carenze nella digitalizzazione e informatizzazione della scuola e della didattica, si sono attrezzati. Ecco come.

Gli esempi virtuosi

«La scuola è chiusa ma siamo una comunità educante e così ci dobbiamo impegnare per non lasciare soli i nostri studenti». L’obiettivo della preside dell’Istituto Tecnico Economico E. Tosi di Busto Arsizio (VA), Amanda Ferrario, è chiaro: evitare che l’emergenza coronavirus paralizzi l’attività didattica. Per questo fin dal 25 febbraio sono partite le lezioni virtuali con i docenti che, seguendo il normale orario scolastico, si sono collegati con la classe tramite una piattaforma internet. Chiunque non sia online è considerato assente. Quello dell’ITE è un esempio di eccellenza, perché le lezioni in modalità cosiddetta MOOC (Massive Open Online Courses, dunque corsi in modalità telematica aperta e rivolti a più utenti) erano già possibili in casi particolari, ad esempio per studenti ricoverati in ospedale, oppure con progetti di alternanza rispetto alle tradizionali lezioni frontali in classe.

Ma non si tratta dell’unico caso. Mentre a Chiavari si stanno attrezzando per istituzionalizzare le lezioni via streaming per le scuole di ogni ordine e grado, soprattutto nel periodo autunnale di frequenti allerte meteo, alla media Boine di Imperia in questi giorni le lezioni avvengono tramite Google Classroom, uno dei molti strumenti a disposizione per la didattica da remoto. Il professor Marco Lavaggi ha infatti caricato le sue lezioni di storia sulla piattaforma che permette di condividere documenti, creare corsi, distribuire compiti e ottenere dei feedback da parte degli studenti, ricreando una sorta di dialogo a distanza. Si tratta di uno degli ormai numerosi strumenti per insegnare senza trovarsi fisicamente in un’aula.

Quali strumenti per lezioni innovative

Proprio la Regione Liguria, colpita duramente dalle alluvioni in autunno, dopo aver disposto la chiusura di tutte le scuole per il rischio contagio da COVID-19, ha inviato a tutti gli istituti una circolare nella quale elenca le “Proposte e strumenti per una scuola digitale a distanza”. Eccone alcuni esempi:

E-learning: sono diverse le piattaforme già utilizzate da qualche scuola che applica la formazione a distanza, come Google Classroom, Microsoft 356, Moodle, Edmondo, che si uniscono al registro elettronico per mantenere una comunicazione aggiornata tra docenti e studenti, e soprattutto per condividere materiali didattici (mappe, esercizi aggiuntivi, ecc.).

Discussione on line: uno strumento utilizzabile è Screecast-o-matic, disponibile anche online, che permette di realizzare video condivisibili inserendoli nella piattaforma o indicando il link del filmato caricato su Youtube.

Esistono, però, anche altri siti:

-Rai Bignomi (www.bignomi.rai.tv). Si tratta di un sito della Rai dove personaggi dello spettacolo propongono brevissimi video per “ripassare” un argomento;
RAI Scuola – www.raiscuola.rai.it, ricco di video su diverse discipline;
Khan Academy – it.khanacademy.org
Materiali specifici per argomenti e discipline sono anche disponibili su siti come Archivio Luce (www.archivioluce.com, con filmati storici del ‘900), Archivio Nasa (www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/index.html), Europeana (www.europeana.eu), dedicato ad arte, moda, musica, fotografia e Prima Guerra mondiale), Oggi Scienza (oggiscienza.it), OVO (www.ovovideo.com, una vera e propria enciclopedia video in italiano e inglese con clip da 3 minuti che corrispondono alle voci dell’Enciclopedia Treccani).

Dove condividere il materiale

Sono molti anche gli strumenti per condividere materiali e creare video-lezioni usando (presentazioni, immagini, video, siti web, pagine del libro digitale) come se si utilizzasse la Lim, la Lavagna Interattiva Multimediale. È sufficiente avviare un programma di registrazione dello schermo svolgendo la propria lezione e, una volta salvato il video, condividerlo sul registro elettronico. I video si possono realizzare qui con strumenti come:

Google Keep 
OneNote2

Le lezioni possono anche essere caricate dai docenti sulle proprie pagine Youtube, oppure si possono creare immagini aumentate con strumenti come Thinglink3.

Le videochiamate

Uno strumento ancora più semplice è dato dai normali smartphone, con i quali si possono registrare audio o brevi video, da condividere con gli studenti tramite gruppi WhatsApp, oppure dare appuntamento con videochiamate per salutare i ragazzi, assegnare i compiti e verificare che non ci siano dubbi o incomprensioni. Chiamate collettive sono poi possibili anche tramite Skype, che nella versione free può ospitare videoconferenze con un massimo di 25 utenti, ai quali dare appuntamento in una data e ora stabiliti. Anche Hangout o Hangout Meet, sempre in versione free e utilizzabile tramite account Gmail, permette di avere connessi fino a 10 utenti. Con Gsuite for Education si può arrivare fino a 25 persone connesse in contemporanea.

Le lezioni in Realtà Virtuale

Esistono, però, anche alcune eccellenze, come le scuole che attuano già lezioni con la VR, la Realtà Virtuale, come H-Farm. Si tratta di una scuola che, grazie al suo programma “Holodeck”, integra la normale didattica a lezioni in VR, con la particolarità che tutto ciò avviene in compresenza. «L’unicità sta nel fatto che gli studenti possono interagire con i compagni di classe e con il professore; possono “vedersi” tra loro e percepirsi all’interno dello spazio, oltre a poter utilizzare le loro mani per afferrare oggetti virtuali, muoverli e compiere azioni come se si aprisse davanti a loro un menù del computer» spiegano dalla scuola. Ogni lezione dura al massimo 25 minuti e viene seguita da un gruppo di massimo 20 studenti per volta.

La Realtà Virtuale non solo come intrattenimento, dunque, ma utilizzata a scuola per integrare la didattica tradizionale con lezioni ad esempio sull’anatomia, la sonda Cassini, il sistema solare, l’energia elettrica, ecc., con un doppio obiettivo: «L’utilizzo di nuove tecnologie che agevolino il teaching and learning come processo cooperativo di apprendimento, e la crescita di consapevolezza che queste tecnologie sono ormai pronte anche per usi che vadano oltre l’intrattenimento” spiega Bordignon, preside di H-International School Treviso e coordinatore didattico H-International School di Treviso, che però aggiunge: «È sempre importante ricordare che si tratta di strumenti, e non di fini: la scuola è proprio l’ambiente che in assoluto ne può fare un uso ponderato e congruente con le fasi di crescita; i docenti ne decidono l’uso, lo dirigono e monitorano l’apprendimento che ne deriva».