«Francesco sente e vede molto poco: ha una porzione di udito recuperata grazie all’impianto cocleare. Durante il primo lockdown era nervoso, io riuscivo a intrattenerlo al massimo per 10 minuti, lo facevo faticosamente con l’aiuto al telefono degli operatori della Lega del Filo d’Oro. Oggi fortunatamente ha ripreso la scuola e per farlo felice i bidelli suonano la campanella anche tre volte. La sua risata ha un valore incommensurabile».
A parlare è Maggie, la mamma di un bimbo sordocieco di 11 anni, che sta frequentando la terza elementare. Lei, come tutte le famiglie di bambini e adulti con disabilità visive e uditive, guarda con angoscia all’ipotesi di nuovi lockdown.
Nel momento in cui scriviamo sono 111.000 gli alunni con disabilità che frequentano le scuole statali e che sono stati costretti dal Dpcm del 3 novembre a stare casa e a seguire l’attività didattica a distanza. E i bambini colpiti da gravi minorazioni psicosensoriali vivono più di altri la difficoltà di un sostegno da remoto.
Lo spiega la psicologa Nicoletta Marconi, che lavora nel Centro Nazionale della Lega del Filo d’Oro di Osimo, associazione che è il punto di riferimento italiano per le persone sordocieche: «Oggi con tutte le misure di sicurezza necessarie, e a piccoli gruppi, bambini e ragazzi riescono a frequentare i nostri centri diurni per seguire trattamenti indispensabili come la logopedia, la musicoterapia, il teatro e la fisioterapia. Ma durante lo scorso lockdown non è stato possibile e tutta la rete preziosa di contatti e relazioni si è interrotta. Videochiamate e telefonate ci hanno aiutato ma sono state più di supporto per la famiglia che per i ragazzi».
Molti centri dedicati a bambini e adulti con disabilità stanno chiudendo in tutta Italia. Colpa della crisi o dei casi di positività al Covid. «Per le persone con minorazione sensoriale questo significa la solitudine» continua la psicologa. «Al naturale isolamento dovuto alla cecità e alla sordità si aggiunge il fatto di non riuscire più a toccare coloro con cui si è instaurata una relazione: gli altri sono gli occhi e le orecchie con cui queste persone vedono e sentono. E poi ora c’è anche la paura di ritrovarsi in ospedale da soli, senza nessuno che li capisca, che possa parlare con loro il Malossi o la LIS, le forme di linguaggio più usate da chi non vede e non sente».
Intanto gli esperti assistono anche a un altro nuovo, preoccupante fenomeno: famiglie che si stanno autoconfinando in un pericoloso isolamento. «Molte mamme e molti papà sono così spaventati all’idea del contagio che si chiudono a riccio, con i loro ragazzi, riducendo al minimo le terapie nei centri ancora aperti o la possibilità di fare qualche gita. La paura non è solo che il figlio si ammali, ma che siano loro stessi a contagiarlo inconsapevolmente» dice la psicologa. «E in questo periodo così difficile noi stiamo cercando ogni strada per far capire loro che, nel pieno rispetto di tutte le precauzioni, è possibile e importante mantenere una rete di rapporti con il mondo esterno».
Le persone sordocieche sono quasi 190.000 in tutta Italia
Il 3 dicembre si celebra la Giornata internazionale delle persone con disabilità: è un appuntamento importante anche per riflettere su come oggi si possono assicurare diritti e libertà agli italiani con disabilità. Tra loro si stima ci siano quasi 190.000 bambini e adulti che non possono né vedere né sentire. Per sostenere le istanze e i bisogni di queste persone è nata la Lega del Filo d’Oro, che è anche un osservatorio permanente sulla disabilità grave, un punto di riferimento per gli organi pubblici a livello sia
centrale sia regionale. Per scoprire di più: www.legadelfilodoro.it