Si chiamano classi 2.0 e sono quelle iper tecnologiche, il futuro della scuola. Peccato che secondo il Miur l’anno scorso fossero appena 1.200 su oltre 300 mila. E che gli istituti digitalizzati si fermino a 36 su circa 22 mila. Vuol dire che la maggior parte degli studenti italiani in questi giorni torna in classe con libri e gessetti, non con tablet e Lim. «Lo sviluppo digitale è a macchia di leopardo e lo sarà ancora di più con la nuova legge, la Buona scuola, che prevede ampia autonomia di scelta per gli istituti» dice Corrado Poli, autore di Rivoluzione a scuola. Come rendere felici e migliori insegnanti e allievi (Infinito edizioni).
«C’è un vantaggio: ogni famiglia può scegliere la scuola che preferisce, informatizzata o no». Perché non è detto che studiare online e fare i compiti sui device sia un privilegio. E che la scuola tecnologica sia meglio della tradizionale. Pro e contro riguardano entrambi i fronti. Eccone alcuni.
I VANTAGGI DEL COMPUTER…
● Pc & co. sono gli strumenti di lavoro del futuro, meglio imparare a usarli subito. «Purché gli insegnanti ne sappiano più dei ragazzi e oggi non è così scontato» dice Corrado Poli. «Meglio quindi scegliere una scuola che preveda anche corsi di aggiornamento per i docenti».
● La scuola 2.0 favorisce la didattica moderna. «I tablet, per esempio, garantiscono ai ragazzi più autonomia nelle ricerche e la circolazione rapida di contenuti e materiali» spiega Poli. Qualche esempio? All’istituto comprensivo Bruno Osimo di Ancona i device permettono di lavorare in gruppo anche da casa. Al Facchetti Treviglio di Bergamo i materiali sono condivisi via Dropbox.
● Internet parla lo stesso linguaggio dei nativi digitali. Ovvio che una classe tecnologica sia attraente per i ragazzi, più a loro agio con schermi e tastiere. «Ma attenzione: per quei bambini circondati dalla tecnologia anche a casa, può essere vero il contrario» commenta Poli. «Nel momento in cui il digitale diventerà uno standard anche in classe, magari saranno più attratti da matite, temperini e dalla classica lavagna».
…E QUELLI DELLA CARTA
● Scrivere con la penna e colorare un disegno sono azioni manuali che stimolano le aree del cervello deputate alla creatività. «Studiare sul libro o sul tablet non cambia dal punto di vista dei contenuti ma l’attività “artigianale” deve essere sempre garantita perché stimola l’espressività e insegna la cura e l’ordine» dice l’esperto.
● Senza la mediazione di uno schermo i rapporti tra alunni e insegnanti sono diretti ed educano alle relazioni sociali. «Ma succede anche con i tablet se usati bene, per esempio per favorire l’apprendimento cooperativo. Il rapporto, cioè, non viene influenzato tanto dal mezzo ma dal modo in cui viene utilizzato» continua Poli.
● Studiare sui libri vuol dire esercitare la memoria e la concentrazione. Impedite invece, secondo alcuni, dall’uso del digitale, perché è sempre tutto a portata di mouse. Roberto Casati, del Cnrs di Parigi, autore di Contro il colonialismo digitale (Laterza), dice che l’introduzione della tecnologia a scuola va bene ma a piccole dosi. I libri sono insostituibili dal punto di vista cognitivo perché proteggono una delle risorse mentali più preziose: l’attenzione.