Non bastavano i problemi cronici della scuola, dalle graduatorie per gli insegnanti alla mancanza di supplenti o materiale. Ora ci si mettono anche le gite. A sollevare di recente un polverone è stata la decisione della dirigente di una scuola media di Massa, in Toscana, che ha deciso di limitare la partecipazione al viaggio di istruzione ai soli studenti con un voto in condotta almeno buono, ossia dall’8 in su. Per tutti gli altri niente uscita. Colpa della mancanza di professori disposti ad accompagnare i ragazzi, nel caso specifico tra Napoli e la Costiera Amalfitana. Immediata la protesta da parte di alcuni genitori, che hanno affisso cartelloni fuori dall’istituto, con scritto “Gita: o tutti o nessuno” oppure “Discriminazione, disuguaglianza, ingiustizia, vergogna”. Ma la preside della scuola media “P. Ferrari”, Alessandra Valsega, ha difeso il provvedimento: “La decisione non è risultata assolutamente impopolare, anzi”.

Il caso: in gita solo sei bravo

Gli studenti interessati dalla gita (oltre a quella a Napoli ne erano state deliberate una a Torino di due giorni e una Mantova in giornata) erano 110, ma i docenti disposti ad accompagnarli erano solo 8. Da qui l’esigenza di limitare il numero di partecipanti per motivi di sicurezza. Il Consiglio d’istituto ha quindi scelto di selezionare i partecipanti sulla base del comportamento scolastico.

“Questo tipo di decisioni nella Scuola Pubblica vengono prese sempre attraverso delibere di Organi Collegiali di cui il Dirigente Scolastico è il garante” spiega a Donna Moderna la Dirigente dell’Isa 3 di Massa, aggiungendo: “La protesta è stata attuata da pochissimi genitori in maniera molto plateale, ma in forma anonima, quindi senza alcuna possibilità di confronto e dialogo”. Alcune mamme e papà hanno parlato di una circolare di febbraio nella quale si invitavano le famiglie ad aderire alle gite prendendo atto dei requisiti richiesti, tra i quali un voto in condotta pari a “buono, distinto o ottimo”. Per la scuola si è trattato di un provvedimento che ha stimolato una riflessione educativa.

Gita sì o gita no?

Al di là del caso toscano (alcuni genitori sostengono che dal viaggio di istruzione siano stati esclusi anche ragazzi con rendimento scolastico inferiore, alcuni con Dsa, Disturbi specifici dell’apprendimento) dubbi su provvedimenti simili vengono anche dai sindacati: “Se si pensa che la visita didattica o il viaggio d’istruzione siano un momento ludico, allora può avere senso far scattare la punizione. Ma io ritengo che si vada solo a inficiare il valore educativo dell’uscita, che rappresenta un’occasione durante la quale ragazzi e bambini imparano molto” commenta Mario Sanguinetti, del Cobas Scuola di Roma.

“L’uscita didattica è un momento di formazione vera e propria, che avviene in modo differente rispetto alla lezione frontale, quindi o è per tutti o non è per nessuno. È giusto che la scuola insegni il rispetto delle regole, ma ci vuole coerenza. Ad esempio, se un ragazzo non va in gita perché ha un’insufficienza in condotta (quindi un 5, non un 6 o 7, che sono ancora sufficienti), deve comunque avere la possibilità di fare lo stesso percorso di formazione e istruzione in classe, sui libri” spiega Rosaria D’Anna, presidente dell’Age, Associazione italiana Genitori. Nel caso della scuola toscana, per gli esclusi dalla gita sono stati organizzati laboratori e visite a musei.

Dal “numero chiuso” all’estrazione

Un altro caso fonte di polemiche ha riguardato lo scorso anno un istituto ligure, in provincia di La Spezia, dove si è proceduto persino all’estrazione a sorte per decidere chi potesse essere il “fortunato” partecipante a un’uscita didattica. Si trattava di una gita in giornata offerta dall’Associazione reduci di guerra a Sant’Anna di Stazzema, luogo del noto eccidio nazista. Ma i posti disponibili erano limitati, così è stato deciso di estrarre a sorte i 16 studenti di terza media (otto per classe) che avrebbero potuto partecipare, relazionando poi ai compagni meno fortunati.

“La meritocrazia ha senso nel caso della partecipazione ad attività come ad esempio le Olimpiadi di matematica, i certamina di latino o un campionato di scacchi, per i quali sono previsti numeri limitati e l’accesso deve essere necessariamente riservato ai più validi. Ma non trovo educativo consentire la partecipazione a un viaggio d’istruzione solo ad alcuni” – aggiunge Sanguinetti – “Ancor meno se si tratta di sorteggiare per carenza di posti e penso sia ancora più assurdo fare selezioni nel caso di una gita dove c’è stata una strage nazifascista, dunque dal valore altamente educativo”. “Estrarre a sorte non è ammissibile: o si organizzano gite che permettono la partecipazione di tutti oppure l’uscita non deve avvenire per nessuno, la scuola deve essere luogo di inclusione non si esclusione” commenta D’Anna.

Quanto pesa il voto in condotta?

A far discutere è anche il fatto che il 6 e il 7 non rappresentano un’insufficienza, mentre con il 5 è prevista la bocciatura. A ben vedere, però, il consiglio di classe può attribuire un voto inferiore a 8 in casi di “comportamenti poco corretti nei confronti dei professori, dei compagni e del personale della scuola; sono stati ripresi in più occasioni dagli insegnanti ed hanno ricevuto frequenti note disciplinari; sono stati spesso assenti e non hanno effettuato i compiti assegnati in maniera puntuale e costante”, come riferisce Skuola.net nell’elencare i casi in cui scatta il 7.

Più gravi le condizioni nelle quali i docenti possono optare per un 6: “Viene assegnato agli studenti che hanno manifestato un comportamento non corretto nei confronti dei docenti, dei compagni e del personale della scuola; hanno totalizzato spesso assenze e/o ritardi non giustificati; sono stati ripresi ripetutamente per atteggiamenti e comportamenti non consoni alla situazione ed hanno ricevuto spesso note disciplinari per violazioni non gravi; hanno utilizzato in maniera negligente le strutture e il materiale scolastico”.

Le gite “senza smartphone”: è giusto?

Il caso di Massa non è comunque l’unico. La scuola media “Di Capua” di Castellammare di Stabia, in Campania, tempo fa aveva lasciato a casa alcuni ragazzi che avevano il 7 in condotta, su decisione del Consiglio d’istituto, che aveva escluso alcuni studenti dal viaggio d’istruzione di quattro giorni a Milano.

A far discutere, però, ci sono anche le scuole che vietano l’uso degli smartphone in gita. Dopo il caso di San Donato, dove un ragazzino sequestrato su uno scuolabus ha chiamato aiuto proprio grazie al cellulare, una scelta del genere è vista da molti in modo critico. “Trovo che sia un paradosso vietare i cellulari in gita, mentre a scuola si parla di innovazione digitale o di uso di tablet per le attività didattiche. Di fatto si impedisce la comunicazione con le famiglie” dice D’Anna.

“Metterla sul piano del divieto credo sia sbagliato, anche perché ormai lo smartphone lo hanno tutti gli studenti fin dalle medie. Piuttosto andrebbe fatto un lavoro educativo sulla corretta gestione dei cellulari, per imparare a usarli e non essere usati da questi strumenti” dice Sanguinetti.