Il gender gap in Italia
In Italia le differenze di genere, specie su lavoro, sanità ed educazione sono ancora troppe, tanto che il Paese è al 63° posto su 146. A dirlo è la classifica del Global Gender Gap Index 2022 del World Economic Forum, il rapporto che misura il raggiungimento degli obiettivi di parità tra uomini e donne in diversi campi. L’Italia è indietro non solo a livello mondiale, ma anche a livello europeo, in compagnia solo di Macedonia del Nord e Bosnia ed Erzegovina. Per arrivare a colmare il divario, allora, c’è chi pensa di iniziare dalle scuole, in particolare dall’asilo. Così in una scuola di Pistoia, in Toscana, non si potranno più indossare grembiulini rosa e azzurri, ma solo gialli per tutti. E non saranno ammesse differenze neppure nella lunghezza, proprio per non differenziare bambine e bambini.
A Pistoia il grembiule di scuola diventa giallo
A prevedere la novità è una circolare firmata dal dirigente dell’Istituto comprensivo Salutati – Cavalcanti per la scuola materna di Borgo a Buggiano, in provincia di Pistoia. Il grembiule sarà introdotto da settembre e considerato “consigliato”, mentre il giallo diventerà l’unico colore consentito per i bambini tra 3 e 6 anni dall’anno scolastico 2023/2024. Non ci potranno neppure essere modelli differenti, come accade con i grembiuli della maggior parte delle scuole elementari, dove le bambine lo portano fino al ginocchio e i bambini fino in vita.
Addio a rosa e azzurro: perché si cambia colore?
Ma perché cambiare le regole? Il collegio docenti ha voluto adeguarsi a una decisione analoga presa nella scuola primaria dello stesso complesso, dove la “divisa” è blu per tutti. Inoltre si è pensato che il colore unico possa creare un sentimento di «Comunità, di gruppo, nel quale i bambini e le bambine possano sentirsi importanti vicendevolmente, nella fiducia condivisa che i bisogni e gli obiettivi saranno soddisfatti e raggiunti con l’impegno dell’unione», come spiegato dalla scuola. Infine, l’istituto ha pensato di accogliere così le indicazioni delle «Indicazioni nazionali del primo ciclo», previste dalle linee guida del ministero dell’Istruzione, che esortano a fornire un’educazione al rispetto delle differenze di genere, senza stereotipi. Per evitare di arrivare all’età adolescenziale troppo “tardi”, si è pensato di partire dall’infanzia.
Grembiule giallo: pro e contro
«La scelta della scuola appare chiara anche se è isolata a livello nazionale. L’idea è proprio quella di iniziare fin dalla scuola dell’infanzia, in modo da evitare differenze di genere. Certo è una scelta delicata per molti motivi: non essendoci alcun obbligo a livello nazionale, è necessario il coinvolgimento dei genitori. Anche se l’iniziativa può partire dal dirigente, infatti, occorre passare dall’approvazione del Consiglio di Istituto» spiega Alessandro Giuliani, direttore de La Tecnica della Scuola. «C’è anche un altro aspetto, che riguarda il costo del grembiule. Sicuramente le scuole pubbliche faticherebbero a dotarsi di grembiuli uguali per tutti da fornire ai piccoli alunni, quindi è chiaro che la spesa sarebbe a carico delle famiglie e non tutte se le possono permettere. Questo potrebbe creare difficoltà e, paradossalmente, discriminazioni in base alle possibilità economiche» aggiunge Giuliani.
Naturalmente non sono mancate neppure le polemiche politiche, con la Lega che si è schierata contro l’iniziativa della scuola di Pistoia. Il senatore Simone Pillon, da sempre oppositore delle teorie gender, ha commentato il caso su Instagram: «Ti pareva che non venisse fuori qualche genio, che in nome della gender equality si inventasse il grembiule giallo all’asilo. Ma non ce la facciamo a lasciar fuori i bambini dalle scemenze ideologiche? Almeno all’asilo ce la facciamo a lasciarli in pace?». Poi ha concluso: «I bambini sono maschi e le bambine sono femmine. Non è difficile da capire». Duro anche il segretario della Lega, Matteo Salvini, secondo cui «il problema non sono i colori azzurri o rosa sui piccoli di 4 anni, ma i valori che si danno a questi bambini».
Altre iniziative per la parità a scuola
Eppure non si tratta dell’unica iniziativa sul gender gap nelle scuole. Pearson Italia, casa editrice leader nel settore educational, ha appena presentato il manuale «Educare alla parità. Principi, metodologie didattiche e strategie di azione per l’equità e l’inclusione», che si inserisce nell’ambito del progetto #GenerazioneParità, una serie di iniziative ampie e trasversali per promuovere la parità di genere nelle scuole.
In questo caso gli autori – Marina della Giusta, Barbara Poggio e Mauro Spicci – hanno voluto proporre strumenti teorici e scientifici per evitare stereotipi di genere a scuola, fornendo anche alcuni consigli a insegnati e famiglie. Tra gli esempi di attività da svolgere in classe, ecco la valorizzazione delle storie personali e familiari, per riflettere sulle differenze sociali, etniche, culturali, ecc. Oppure dare spazio alle storie di donne e soggetti più marginalizzati, o ancora utilizzare le biografie, per trovare esempi di riferimento importanti nella storia.