La scuola ha riaperto da due settimane, ma ci sono già diverse classi in quarantena a causa di casi di positività tra gli studenti e le studentesse. Sarebbe però meglio parlare di quarantene, al plurale, perché ne esistono di ben quattro tipi. La possibilità di poter vaccinare i giovani dai 12 in su, infatti, ha introdotto nuove distinzioni. Ecco come districarsi nella giungla delle nuove regole, che riguardano anche certificati di rientro e tamponi.
Quante quarantene ci sono?
Quest’anno esistono quattro quarantene, ossia tante quante i periodi di isolamento previsti in caso di positività di uno studente o studentessa. Ad accomunarle è il fatto che occorre un certificato per poter tornare in aula. Ecco i quattro casi che si possono verificare e cosa fare per tornare a seguire le lezioni in presenza.
La quarantena a 7 giorni
È quella prevista per i ragazzi e ragazze che sono vaccinati. È più corta rispetto ai 10 giorni che erano richiesti lo scorso anno scolastico perché si ritiene che la contagiosità, da immunizzati, duri per un periodo più breve. Alla scadenza dei 7 giorni occorre eseguire un tampone molecolare dall’esito negativo per poter rientrare in classe.
La quarantena 10 giorni
L’isolamento sale a 10 giorni (e dunque rimane identico a quello dello scorso anno scolastico) per tutti gli studenti e studentesse che non sono vaccinati. In questo caso il test con esito negativo deve essere effettuato il decimo e il quattordicesimo giorno dall’ultimo contatto con il caso positivo.
La quarantena a 14 giorni
È prevista poi una quarantena di 14 giorni per chi non vuole sottoporsi al tampone, ma solo se si è asintomatici. Se c’è il sospetto si tratti di variante Beta, trattandosi di una mutazione ritenuta altamente contagiosa, occorrerà comunque sottoporsi a un tampone dopo 10 giorni, per effettuare il tracciamento e individuare potenziali persone che siano entrate a contatto con il positivo.
La quarantena a 21 giorni
È questo l’ultimo caso previsto ed è quello “riservato” ai casi risultati positivi ai precedenti tamponi. Dopo 21 giorni, in assenza di sintomi da almeno 7, si è ritenuti negativizzati e si può tornare a scuola in presenza. L’unica eccezione riguarda il caso della variante Beta, per la quale serve sempre il test molecolare negativo. «Diciamo che i primi due casi – a 7 e 10 giorni – sono i più frequenti. Naturalmente l’obbligo del Green Pass per gli adulti che lavorano sta incrementando ancora di più la campagna vaccinale e quindi speriamo di arrivare a percentuali ancora maggiori rispetto a quelle attuali tra gli studenti immunizzati», commenta il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli.
Quanto al rischio di discriminazione tra vaccinati e non, Giannelli spiega: «L’importante è che questo non diventi argomento ufficiale in classe, che non sia richiesto da parte dei docenti: se poi gli studenti ne parlano tra loro, questo rientra in una normale dialettica», rassicura il presidente dell’ANP.
I certificati per tornare a scuola
Una conferma rispetto allo scorso anno è la presenza nelle scuole di “un’aula Covid”, dove accogliere lo studente o il docente che dovesse accusare sintomi compatibili con il contagio durante l’orario di lezione. Il soggetto in questione sarà allontanato quanto prima e, per poter rientrare in caso di “falso allarme”, occorrerà un certificato medico. Se risultasse positivo, scatterebbe la procedura relativa alle quarantene, che potrebbe riguardare anche i compagni di classe, a seconda delle valutazioni dell’autorità sanitaria competente sul territorio (in genere la Asl o Ats).
Le micro bolle: cosa sono
Proprio per evitare che scatti la quarantena per tutta la classe, il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi ha chiesto una valutazione al Comitato tecnico scientifico sulla possibilità di ricorrere alle micro bolle su modello tedesco. Sono state pensate nel caso di positivi su voli aerei e prevedono l’isolamento solo per i contatti stretti e le persone o i compagni di classe più vicini, in modo da limitare il ricorso alla Dad.
In realtà qualche difficoltà di attuazione potrebbe esserci. Oltre a una possibile circolazione del virus anche nei momenti nei quali gli studenti non sono al banco (come quando vanno in bagno o ancora durante la ricreazione, l’ingresso e l’uscita dalla classe), potrebbero esserci difficoltà per le Asl: «Le micro bolle sarebbero auspicabili, ma temo che le Asl non ce la facciano a livello di personale, perché occorrerebbe fare indagini epidemiologiche per capire quali siano i contatti stretti del positivo. Richiedono tempo, quindi non credo si riesca e quindi penso si tornerà alle quarantene di classe» conclude Giannelli.