Scuola, a pochi giorni dalla ripresa delle lezioni dopo le vacanze natalizie si cambia, di nuovo. Le norme su quarantene e tamponi cambiano dopo il consiglio dei Ministri del 5 gennaio, che introduce novità, peraltro criticate fin dalla vigilia, quando si ipotizzavano differenziazioni tra studenti vaccinati e non. Ecco come funziona dal 10 gennaio.
Scuola dell’infanzia
Al ritorno a scuola, per i più piccoli non cambierà pressoché nulla: basterà un solo un positivo e tutti andranno in quarantena per 10 giorni. Questo perché si tratta della fascia d’età più delicata, per la quale non c’è obbligo di mascherine e il distanziamento è più difficile da rispettare.
Scuole elementari: sorveglianza e test
In questo caso, invece, le norme cambiano e non poco. Alla scuola primaria, intatti, cioè alle elementari in caso di un solo positivo scatta la “sorveglianza” con doppio test: al momento della segnalazione e dopo 5 giorni. Con due casi positivi, invece, tutti restano a casa per 10 giorni. La misura è dettata dal fatto che il vaccino per la fascia tra i 5 e gli 11 anni è disponibile da meno di un mese.
Scuole medie e superiori
Molto più stringenti e differenziate, invece, le norme per gli studenti delle medie e superiori, dove con un caso si resta in classe (con l’autosorveglianza e l’utilizzo della Ffp2), mentre con 2 casi vanno in Dad per 10 giorni solo i non vaccinati e coloro che sono guariti (immunizzazione naturale) o vaccinati da più di quattro mesi, ma senza il booster.
Con tre positivi, invece, tutta la classe è a casa per 10 giorni.
I presidi: «Discriminazione»
Le misure, però, hanno sollevato più di una perplessità da parte dei Presidi, fin dalla vigilia del provvedimento che in bozza prevedeva la Dad con 4 casi positivi. In sede di consiglio dei Ministri, invece, il testo è stato modificato.
Continua a non piacere, però, la differenziazione tra vaccinati e non, ma anche tra vaccinati e guariti, e tra vaccinati con una o due dosi. Secondo il presidente dell’Associazione dei presidi, Antonello Giannelli, «è una misura discriminatoria».
Bianchi: «Evitare la Dad»
L’obiettivo del Governo è quello di evitare il più possibile la didattica a distanza. «E’ un intervento molto articolato che va incontro alle richieste delle Regioni, la scelta di fondo è che si torna ad una scuola in presenza e in sicurezza» ha spiegato il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi.
Difficile la sorveglianza con testing
Per evitare un ricorso frequente alla didattica a distanza, quindi, soprattutto per gli studenti più grandi che l’hanno sperimentata in modo massiccio lo scorso anno scolastico, si fa ricorso al cosiddetto metodo della “sorveglianza con testing”. Resta difficile, però, attuarla per le richieste massicce di tamponi che si sono registrate soprattutto nelle scorse settimane e che si sommano a problematiche che si erano verificate fin dall’inizio del nuovo anno scolastico.
In molti casi, infatti, le Asl e gli enti sanitari sul territorio non sono state in grado di far fronte alle numerose richieste di “testing”, specie nei fine settimana quando di fatto i laboratori e gli sportelli pubblici sono chiusi. «Le scuole, nonostante le mille difficoltà e con uno smisurato carico di lavoro sulle spalle dei dirigenti e del personale, hanno retto. Lo stesso non possiamo dire dei dipartimenti di prevenzione che non sono riusciti sin da subito a garantire la tempistica dei testing e in molti casi non hanno applicato quelle procedure di tracciamento» aveva commentato Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (ANP). Ora, quando le scuole hanno già ricevuto la circolare dei Ministeri e anche la smentita, i dirigenti scolastici sono ancora più sorpresi, esattamente come i genitori.
Tampone da ripetere dopo 5 giorni
Con l’attuale regolamentazione, dunque, si riduce il ricorso alla Dad. In caso di pochi positivi, quindi, se gli altri compagni di classe sono negativi si proseguono regolarmente le lezioni in presenza e si procede con un secondo tampone dopo 5 giorni: si tratta del cosiddetto T5, che segue il T zero, ossia il tampone zero iniziale per accertare di non essere positivi. Se al secondo tampone dovesse risultare qualche altro positivo, allora gli alunni non vaccinati, senza booster o con immunizzazione naturale dovrebbero andare in Dad, mentre quelli vaccinati con booster potranno restare in classe. Resta, poi, la differenza nella durata della quarantena.
Quarantene differenti
In caso di quarantena per tutti, le durate sarebbero differenti a seconda delle immunizzazioni: di 10 giorni per i non vaccinati e di 7 per i vaccinati, esattamente come previsto finora. Naturalmente rimarrà anche l’attuale possibilità di quarantena a 14 giorni per i non vaccinati che non si vogliano sottoporre a tampone o a 21 giorni, in caso il tampone precedente risulti positivo (o se si fosse in presenza di variante Beta, la ex sudafricana, perché ritenuta particolarmente contagiosa).
Più regole comuni tra le Asl e tra Regioni
Restano, intanto, i problemi delle scorse settimane: i presidenti di Regione avevano invocato più chiarezza e in particolare criteri univoci: «Resta la criticità rappresentata dalla difformità di prassi riscontrata nei vari territori sui destinatari della disposizione di quarantena e sulla tempistica di quest’ultima» spiega Giannelli. «E’ indispensabile un coordinamento tra ministero dell’Istruzione, della Salute e assessorati alla sanità regionali, insieme alle Asl. Ad esempio, capita che la Asl RM1 dia indicazioni differenti sulla quarantena rispetto alla RM2, e questo crea enormi problemi» aveva sottolineato il responsabile dell’ANP del Lazio, Mario Rusconi.