Il ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, lo ha ripetuto più volte, nell’informativa alla Camera: «A settembre la scuola riparte». Un messaggio che ha voluto che arrivasse anche alle famiglie, insieme a quello sullo stop alle «classi pollaio» . Le scuole, dunque, riprenderanno in presenza dal 14 settembre, mentre dal 1° settembre partiranno le “attività di integrazione e recupero degli apprendimenti per tutte quelle studentesse e quegli studenti che non hanno raggiunto gli obiettivi previsti». Ma come si tornerà nelle aule?
Le novità (e quel che manca)
Azzolina
ha anche annunciato che sono stati previsti quasi 3 miliardi (2,9 per la
precisione) per la ripartenza della didattica in presenza, ai quali si aggiungono
236 milioni per «libri scolastici, zaini e dispositivi digitali, gratuitamente» ai meno abbienti, forniti direttamente dagli istituti. Ma
restano molte incertezze, anche perché se è vero che le linee guida per i
nidi «saranno pronte a breve», di fatto ancora non ci sono. Quanto agli studenti dai 6
anni in su, la bozza del documento al quale il Governo lavora con i sindacati
(13 pagine) prevede test sierologici a campione su insegnati, personale
ATA e gli studenti, misurazione della temperatura all’ingresso (e niente
ingresso con più di 37,5 gradi), distribuzione di mascherine e gel, la presenza
di un medico con compiti di sorveglianza sanitaria e un «supporto psicologico per il personale scolastico e per gli studenti per
fronteggiare eventuali situazioni di insicurezza, stress, ansia dovuta a
eccessiva responsabilità, timore di contagio, rientro al lavoro in presenza,
difficoltà di concentrazione e situazione di isolamento vissuta». In caso di positività, si procederà all’isolamento, come da
protocolli sanitari. A far discutere, però, è sono i nuovi banchi e la mancanza
di indicazioni concrete su mense, aule e numero adeguato di insegnanti.
I banchi «della discordia»
Non c’è pace nel mondo della scuola: dopo la didattica a distanza, le barriere in plexiglas, le mascherine (sì o no), le lezioni in palestre, cinema e teatri, ora è il momento della bufera sui banchi monoposto, con o senza rotelle. Secondo il ministro dell’Istruzione Azzolina sarebbero la soluzione per un ritorno in classe, in quasi tutte le regioni dal 14 settembre. Occupando meno spazio, infatti, permettono di aumentare il numero di studenti nelle aule, senza che venga meno il distanziamento. Ma ne sarebbero stati «ordinati» troppo pochi, in compenso costerebbero troppo e non ci sarebbero neppure i tempi tecnici per poterli avere dalle ditte. Ad alimentare polemiche anche il fatto che, come spiegato dal Ministro, permetterebbero una «didattica innovativa».
Quanti ne servono e quanto costano
Il bando con
gara europea riguarda fino a 3 milioni di nuovi banchi, pari a
circa il 40% di quelli totali nelle scuole italiane. Di questi la metà (fino
a 1,5 milioni) saranno con ruote e seduta integrata. Non è però stato
individuato un numero preciso, perché ai singoli dirigenti scolastici è stato
chiesto di indicare quali siano le proprie esigenze. Proprio i presidi, però,
lamentano un costo troppo elevato, a fronte di altre carenze scolastiche più
urgenti. Il prezzo varia da 200 a 400 euro (circa 70 su Aruba,
l’equivalente cinese di Amazon). «Dell’acquisto dei
nuovi banchi si occuperà il Commissario Arcuri quindi senza attingere ai 331
milioni di euro stanziati dal Governo con il Decreto Rilancio e da usare
anche per le altre esigenze» spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione
Nazionale Presidi. Ma sono in molti a ritenere che forse i fondi sarebbero
stati più utili per rifornire le scuole di gel
disinfettanti, mascherine, strumenti per la didattica a distanza per chi ne è
sprovvisto, formazione dei docenti o per gli interventi di ristrutturazione edilizia,
per «guadagnare spazio» nei locali
scolastici, come la sostituzione di porte con apertura verso l’esterno.
Saranno pronti in tempo?
Il principale produttore italiano dei banchi monoposto ha spiegato, in un’intervista a Il Foglio, di poter realizzare al massimo 30mila banchi in un mese, a fronte dei 200mila che dovrebbero essere pronti per settembre. Oltre a dover ordinare (in agosto) «200 mila autotreni di materiale» tra ferro e pannelli, ci sono tempi tecnici di attesa di circa un mese e mezzo, ai quali si aggiungono problemi di spazio per lo stoccaggio di così tanta merce. «Il Commissario ritiene che le forniture possano arrivare entro fine agosto, ma i tempi sono molto ristretti: anche solo l’espletamento dell’iter del bando richiede alcuni passaggi. Speriamo che, trattandosi di un bando europeo, i banchi possano arrivare da ditte straniere, anche consorziate tra loro o con quelle italiane» auspica Giannelli.
Le rotelle per una didattica innovativa
Circa la metà dei nuovi banchi avrebbero anche le rotelle e una seduta integrata, sarebbero destinati alle scuole superiori e, come spiegato dal Ministro Azzolina, permetterebbero una didattica innovativa. «Le sedute flessibili di cui tanto si parla sono in commercio in Italia da circa 8 anni» spiega Alessandra Rucci, dirigente dell’Istituto Savoia Benincasa di Ancona, fondatrice del Movimento delle Avanguardie Educative guidato da INDIRE (Istituto Nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa). «Sono già presenti in molte aule in cui si pratica la didattica per l’apprendimento attivo di competenze, quel metodo cioè che, oltre al momento della lezione frontale, prevede molte altre attività individuali, collaborative, laboratoriali. Attività rese possibili da queste sedute, con cui si possono modificare le configurazioni di lavoro. Le originali sono di produzione americana, sicuramente costose, ma robustissime e garantite per 10 anni da difetti di fabbricazione. Non si sono mai registrati incidenti, perché sono brevettate per un uso sicuro, sono adatte anche a studenti mancini e sono ergonomiche. Nella mia scuola sono molto apprezzate da studenti e docenti. È importante chiarire, però, che non possono costituire l’unica tipologia di arredo in una scuola, che deve essere scelto in base ai bisogni pedagogici e didattici espressi dagli insegnanti. Credo che sia un segnale positivo da parte del Ministero riservare attenzione anche a soluzioni innovative, soprattutto se si pensa al dopo emergenza, quando questi arredi, al di là del risparmio di spazio, potranno dispiegare le loro massime potenzialità» aggiunge Rucci.
I dubbi: dal caos ai problemi di postura
Eppure rimangono
dubbi sull’efficacia dei nuovi banchi. Alle superiori si teme confusione per
la possibilità di muoversi nell’aula (specie durante l’intervallo), oltre
al rischio di danni su arredi così costosi, mentre alle elementari e
alle medie potrebbero risultare troppo piccoli per contenere quaderni,
libri, astucci e altro materiale, senza contare le problematiche di postura
sollevate da alcuni fisioterapisti, a causa dello spazio ristretto a
disposizione. C’è anche chi ha sollevato il problema delle calamità: in caso di
terremoti, non potrebbero offrire riparo agli studenti mentre l’alta
infiammabilità, essendo in plastica, potrebbe renderli più pericolosi in
occasione di un incendio.
Ma mancano insegnanti (e spazi)
Chi prende le distanze dalle polemiche sui banchi, però sottolinea come manchino risposte concrete a poco più di un mese dalla ripresa della scuola. «I banchi, anche ammesso che siano frutto di studi specifici e siano una proposta valida, non solo la soluzione a tutto. Abbiamo la fascia di bambini,da 0 ai 6 anni che non sanno né se né come torneranno al nido o alla scuola dell’infanzia, con Comuni che hanno stilato graduatorie provvisorie in attesa di indicazioni più precise. Mentre dai 6 anni in su manca un piano organico e concreto: per esempio, cosa accadrà se un insegnante o un ragazzo risulteranno positivi al coronavirus? Come saranno gestiti i pasti dei nostri figli o l’educazione fisica? Gli ingressi a scuola saranno scaglionati? Sono tutte domande oggi senza risposta e per alcune, come per l’eventuale potenziamento del trasporto pubblico, le linee guida hanno demandato ai singoli istituti, che però non possono decidere da soli» spiega Grazia Guazzaloca, tra i fondatori del comitato Diritto alla Scuola, sorto durante il lockdown.
Mancano poi insegnanti e spazi adeguati a garantire il distanziamento. Il concorso straordinario per 32mila nuovi docenti rischia di arrivare troppo tardi, mentre resta la carenza di spazi idonei a garantire il distanziamento. «Servono tra 20mila e 30 mila aule in tutta Italia, ma non sappiamo quante scuole siano riuscite a trovarle. Per gli edifici più nuovi si stanno predisponendo anche tensostrutture in cortili o giardini. Per le scuole più vecchie o nei centri cittadini, il reperimento di spazi è molto più difficile per questo gli enti locali stanno pensando all’affitto di locali per affrontare almeno la prima fase» spiega il presidente dell’ANP, Giannelli. Dal Ministro Azzolina è giungo l’appello a utilizzare anche palestre, cinema e teatri: «Sarà necessario in molti istituti del secondo ciclo affiancare la didattica in presenza a una moderata quota di didattica a distanza» commenta Rucci.
E in caso di nuova epidemia?
Quanto al protocollo sanitario «è in fase di predisposizione. Ci sono stati alcuni incontri al Ministero e ne sono previsti ulteriori. In caso di positività di uno studente è immaginabile che possa scattare la quarantena per i compagni e gli insegnanti. Quanto ai pasti, se non fosse possibile una turnazione nelle mense (in alcuni casi gli alunni dovrebbero mangiare molto presto e molto tardi), servirà l’autorizzazione della Asl per il lunch box da consumare al banco. Resta anche il problema degli ingressi scaglionati e del trasporto pubblico: se un autobus serve più scuole nella stessa zona, sarebbe necessario che gli orari di ingresso e uscita siano compatibili con quelli dei mezzi pubblici, a loro volta soggetti alle norme di distanziamento. Insomma, i nodi da sciogliere sono ancora molti» conclude Giannelli.