La maggior parte delle scuole ha riaperto, ma con orario ridotto, senza il tempo pieno o la mensa, o con mancanza di docenti, costretti a dividersi tra plessi diversi di uno stesso istituto per non lasciare scoperte classi intere. Eppure il ministero dell’Istruzione aveva garantito un numero adeguato di supplenti (50mila) prima dell’inizio dell’anno scolastico, che nella maggior parte dei casi ha coinciso con il 14 settembre. Ma il meccanismo delle «call veloci» non ha funzionato, anzi sta ritardando ancora di più il normale avvio dell’anno scolastico, come sta avvenendo per esempio a Napoli, dove molte scuole sono chiuse per mancanza di docenti. Ma perché? E quando si potrebbe risolvere la questione? Ecco le risposte a queste e alle domande più frequenti, fornite con l’aiuto di Alessandro Giuliani, direttore de La Tecnica della Scuola, grande conoscitore del mondo scolastico.
Perché mancano i supplenti annuali?
La maggior parte dei supplenti proviene dalle cosiddette GPS,
Graduatorie Provinciali Supplenze, che hanno preso il posto delle vecchie
graduatorie di Istituto per gli insegnanti. Si tratta di uno strumento messo a
punto con l’idea di snellire le procedure di nomina, permettendo ai docenti di
fare domanda non più solo in 20 istituti, ma in tutta una provincia. Per velocizzare
le operazioni di nomina e tenendo conto dell’emergenza sanitaria che richiede
di evitare assembramenti, un’ordinanza ministeriale ha stabilito che la
presentazione delle domande e la successiva convocazione dei candidati da parte
degli Uffici Scolastici provinciali (ex Provveditorati) avvenisse in via
telematica. Ma è qui che sono sorti i problemi: le graduatorie sono risultate
per la maggior parte dei casi sbagliate.
Cosa non ha funzionato?
In moltissimi casi sono emersi errori nella compilazione del modulo di domanda o per requisiti irregolari (numero di anni di servizio, titoli di studio o abilitanti, ecc.), sia da parte degli stessi insegnanti, sia da parte degli Uffici scolastici regionali. Questo ha portato a bloccare le liste e spesso a doverle rifare da zero, come accaduto a Napoli, dove le GPS sono risultate tutte non corrette e molte scuole, dove è altissimo il numero di docenti precari, sono rimaste chiuse per mancanza di personale. Un altro caso limite è accaduto a Palermo, dove un docente è risultato avere il doppio di anni di servizio rispetto alla sua età anagrafica: probabilmente ha conteggiato separatamente i periodi di servizio delle diverse discipline insegnate (ad esempio sostegno e inglese) nello stesso anno scolastico. Purtroppo in molti hanno presentato ricorso e dunque i tempi si sono allungati.
Quando arriveranno gli insegnanti?
È difficile fare previsioni. Si calcola che siano arrivate 700mila domande. Si spera che le GPS siano rifatte entro i primi giorni di ottobre, in modo che subito dopo si proceda con le nomine per le supplenze annuali. Ma resta aperta la questione delle supplenze per periodi inferiori, anche di pochi giorni, per le quale sembra non ci sia ancora una soluzione.
Cosa succede se un docente manca per pochi giorni?
In caso di malattia (Covid o di altro tipo), dunque di assenza breve di un insegnante, la situazione è ancora più complicata, soprattutto alla scuola secondaria di secondo grado, licei o istituti professionali. Mentre fino allo scorso era possibile dividere le classi, quest’anno non è più possibile perché verrebbero meno i requisiti di distanziamento. In alcuni casi ci si potrà avvalere dei cosiddetti «docenti Covid», ma questo non è possibile sempre né ovunque.
Cosa sono i «docenti Covid» e perché mancano?
Il Miur, ha deciso di assumere 150mila nuovi docenti, i cosiddetti «docenti Covid», proprio per fronteggiare queste situazioni: assenze per malattia, domande di esonero da parte di personale fragile, ecc. Ma il loro numero non è sufficiente. Inoltre, si sono verificati ritardi anche per queste nomine e soprattutto molti Uffici Scolastici regionali, come nel Lazio, hanno deciso di dare la precedenza alle scuole primarie e secondarie di primo grado, dunque assegnandoli prioritariamente fino alle medie. Ma moltissimi licei sono di fatto scoperti e al momento non si intravede una via di uscita in caso di assenze brevi dei docenti. Paradossalmente sarebbe più semplice tamponare la situazione nell’eventualità di un contagio e successiva quarantena di una classe, perché permetterebbe di attivare la Didattica Digitale Integrata (DDI, che ha sostituito la DaD).
Perché in molte scuole non ci sono ancora mensa e tempo pieno?
Proprio la mancanza di un numero adeguato di docenti e di
personale ATA ha reso impossibile in moltissimi istituti garantire il servizio
mensa. Il personale Covid conta infatti su 50mila docenti e 20mila Ata, molto
di sotto di quanti ne occorrerebbero in tutto il Paese. Per questo molti istituti
hanno optato per la riduzione dell’orario scolastico.
L’anno scolastico sarà valido anche con meno ore?
Al momento perché l’anno scolastico sia valido devono essere
svolti almeno 200 giorni di didattica. Le ore di lezione non svolte vanno
quindi recuperate. Ma considerando la situazione di emergenza sanitaria e il
fatto che molti istituti hanno iniziato in ritardo (in alcuni non si è ancora
tornati in classe) è probabile che sia emanato un provvedimento di legge che
deroghi sul numero minimo di giorni, come accaduto lo scorso anno scolastico.
Come si garantisce la qualità della didattica?
In una situazione così caotica, dove mancano insegnanti, in
molti si chiedono anche come si possa garantire una didattica di qualità e quali
siano i criteri di nomina dei docenti. In realtà le risposte non sono
confortanti: il maggior serbatoio da cui attingere insegnanti è rappresentato
dalle GAE, le Graduatorie ad esaurimento, o dai concorsi. Questi ultimi sono
fermi (se ne attendeva uno per ottobre, ma non ci sono ancora conferme, anche a
causa Covid), mentre le GAE sono esaurite per molte materie, come matematica –
specie al nord – inglese, ecc. Per questo si puntava sulle GPS, anch’esse
ancora incomplete. Quanto ai «docenti Covid» inevitabilmente si dovrà attingere in
molti casi alle cosiddette MAD, le Messe a disposizione, da parte di personale
che spesso è rappresentato da neolaureati (o persino laureandi), senza
esperienza e senza abilitazione.