Per la maggior parte degli studenti la scuola è iniziata da meno di una settimana, ma è già tempo di chiusura. Colpa delle elezioni, in programma il 25 settembre, che costringeranno a trasformare come sempre le aule in seggi elettorali. Il problema è che le famiglie italiane ormai da tempo “sopravvivono all’attuale calendario scolastico”, come denunciano WeWorld e le blogger di Mammadimerda, in occasione della riapertura delle scuole.
La prima è un’organizzazione che da 50 anni difende i diritti di donne, bambini e bambine in Italia e in 25 Paesi nel Mondo. Le seconde altri non sono che Sarah Malnerich e Francesca Fiore, ormai popolarissime e seguitissime sui social (e su Donna Moderna), che hanno iniziato nel 2016 a raccontare la loro idea di maternità, ribaltando gli stereotipi in circolazione. Insieme ora lanciano la campagna social #scuolaNOseggio, per sensibilizzare politici e Istituzioni sulla necessità di “una scuola che metta davvero al centro bambini, bambine e famiglie”.
Anno nuovo, problemi vecchi
La campanella quest’anno è suonata puntuale in tutte le scuole italiane, dove alunni e studenti sono tornati alla quasi normalità, senza mascherine, né distanziamento. Eppure, dopo due anni, i problemi della scuola sembrano rimasti gli stessi: «Edifici spesso fatiscenti, che avrebbero bisogno di manutenzione ed efficientamento: basti pensare che in molti casi non sono a norma neppure rispetto alle leggi antisismiche, figuriamo per ventilazione e condizionamento o riscaldamento”» spiega Sarah Malnerich, una delle due blogger di Mammedimerda.
Vanno poi aggiunte aula troppo piccole per classi troppo numerose, come ha dimostrato l’emergenza Covid, ma anche troppe cattedre vuote e molti supplenti, insieme a orari e burocrazia che rendono spesso difficilissima l’organizzazione per le famiglie, specie quando si hanno figli piccoli. «Il calendario è ancora quello pensato con la legge Casati che prevedeva l’obbligo scolastico almeno fino alla seconda elementare, in una Italia dove c’era un grosso problema di analfabetismo e si era pensato di sospendere le lezioni per i tre mesi estivi, quando anche i più piccoli potevano aiutare nei campi. Oggi fortunatamente non c’è più il lavoro minorile e siamo andati avanti. In altri Paesi le vacanze sono spalmate durante l’anno, perché da noi ancora no?» chiede Francesca Fiore, l’altra blogger di Mammedimerda che portano avanti la battaglia per una riforma serie del calendario.
La politica si è dimenticata di famiglie e scuola: le testimonianze
Partendo proprio dal periodo appena terminato, quello estivo, WeWorld e Mammedimerda hanno raccolto una serie di testimonianze di genitori costretti a incastri impossibili per poter “piazzare” i figli, non potendo sempre fare affidamento sui nonni (preziosissimi) e men che meno sui servizi pubblici. C’è chi ha figli piccoli e il problema è letteralmente (e senza ipocrisie) dove e come “piazzare” il pargolo, specie finché non iniziano le scuole. Qualcuna si ritiene pure fortunata perché lavora in smart working come il marito. I nonni, però, non sono disponibili e la gestione dei tre figli senza una baby sitter, che ha un costo aggiuntivo che pesa sul bilancio famigliare, diventa davvero complicata.
Da qui lo sfogo di una mamma a sostegno della campagna social ScuolaNOseggio: «Questo calendario che si rifà ai tempi della raccolta del grano non è immutabile. Si può ragionare insieme sia su una revisione sia su servizi per le famiglie». Un’altra madre, invece, ha confermato una delle classiche situazioni di difficoltà: «Penso che nei mesi estivi le famiglie siano lasciate completamente a se stesse, senza aiuti di alcun genere. Io, ad esempio, sono casalinga (per “scelta” del mio ex datore di lavoro), e quindi non mi spetta alcun aiuto perché tutti pensano sia fresca e riposata stando a casa. Non ho supporto né dei nonni né di babysitter. Se devo fare qualcosa di improrogabile come una visita medica devo incastrare le congiunzioni astrali e pregare di non avere urgenze».
La campagna social ScuolaNOseggio
«Siamo stati sommersi dalle testimonianze, le stiamo raccogliendo per portarle alle istituzioni insieme alla nostra proposta per la scuola – spiega Marco Chiesara, presidente di WeWorld – La nostra proposta prevede di sperimentare metodi alternativi alla lezione frontale, favorire lo sviluppo delle competenze interpersonali e sfruttare le opportunità offerte dalla tecnologia per supportare nuovi modi di insegnare e apprendere oltre ad aprire la scuola alla comunità educante con proposte di attività extra-curriculari durante tutto il corso dell’anno, estate compresa. Unito a questo, però, è prioritario ripensare gli edifici scolastici e prevedere una rimodulazione del calendario scolastico, che sia pensato per una migliore didattica e che tuteli le famiglie e i diritti delle donne, sulle cui spalle cade la maggior parte del lavoro di cura».
I ragazzi più grandi, infatti, frequentano scuole spesso cadenti o senza laboratori e strumentazioni per poter seguire una didattica più innovativa, oppure sono in attesa per mesi di supplenti che coprano le cattedre vacanti. «Ci saremmo aspettate che, dopo due anni e mezzi di emergenza sanitaria, ora si iniziasse a ragionare per una riforma più strutturale della scuola. Ora le problematiche consuete si sono riproposte e esacerbate. Una campagna elettorale seria avrebbe dovuto mettere la scuola in cima all’agenda, insieme ad temi come salute e lavoro. D’altro canto il Pnrr non è altro che il Next Generation Eu, si parla di investimenti per le nuove generazioni: rischiamo di perdere una grande occasione» spiega Malnerich, mentre Fiore aggiunge: «La politica, il nuovo governo, deve essere lungimirante, altrimenti si finirà come per il bando nidi, riaperto tre volte perché andato deserto per il semplice motivo che molte scuole non avevano i requisiti per partecipare, come la certificazione antisismica».
Come aderire
La scuola è la grande assente della campagna elettorale, dunque: «Nessuno sta mettendo al centro milioni di ragazze e ragazzi che ogni giorno siedono in quegli edifici che il 25 settembre ospiteranno le cabine di voto, ma la scuola non è solo un seggio elettorale» denunciano i promotori, che denunciano: “La scuola non è solo un seggio elettorale!”: i genitori (ma non solo) sono invitati a scattarsi una foto con l’immagine della campagna, per poi ripostarla sui loro profili social taggando @weworldonlus e @mammadimerda con l’hashtag #scuolaNOseggio.
«Vorremmo vedere impegni seri, trasversali, non bipartisan. A partire dall’impegno a trovare seggi alternativi che non siano le scuole: in Inghilterra per il referendum sulla Brexit si è votato anche in chiese, pub e lavanderie. In Italia potremmo trovare siti differenti, come hanno già fatto Genova e Bergamo, sfruttando biblioteche o centri anziani» concludono le Mammedimerda.