Cè una data per il via ai centri estivi ed è il 15 giugno. «Avevo promesso che non ce ne saremmo scordati ma che li avremmo riorganizzati in sicurezza. Infatti abbiamo stanziato 185 milioni di euro» ha annunciato la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti su Facebook. «Ora sta alle Regioni decidere se anticiparne o posticiparne l’avvio in base all’andamento epidemiologico». Alla notizia molti genitori hanno tirato il fiato. Finalmente, hanno pensato, qualcosa si muove anche per i bambini. Finalmente si torna a pensare anche alla loro socialità e alle famiglie che devono conciliare casa, figli e lavoro.
Le linee stabilite dal governo prevedono già una serie di regole a tutela della sicurezza: pulizia di oggetti e attrezzature, lavaggio frequente delle mani, ingressi scaglionati, triage all’accoglienza, obbligo di accompagnamento da parte di un genitore o di un adulto familiare, anche non parente, per ragazzi sotto i 14 anni. E poi attività organizzate dividendo i bambini in piccoli gruppi seguiti sempre dagli stessi educatori: per la fascia d’età dai 3 ai 5 anni dovrà esserci un operatore ogni 5 bimbi.
Se le regole generali sono fissate, la data di inizio potrebbe variare: al momento in cui scriviamo la Liguria l’ha fissata al primo giugno, l’Emilia Romagna all’8. Quello che sappiamo è che chi lavora per l’infanzia si è messo all’opera: a ridisegnare i servizi per i più piccoli stanno già pensando i Comuni, le cooperative sociali (in Emilia Romagna hanno presentato il progetto 100 giorni per l’infanzia per offrire servizi alle famiglie) e i coordinatori di tante scuole paritarie per l’infanzia che, viste le perdite, aspettano con ansia il via.
«In Italia, durante l’anno scolastico, queste strutture accolgono 550 mila bambini» spiega Aldo Fortunati, direttore dell’area infanzia e adolescenza dell’Istituto degli Innocenti di Firenze. «Si stima che questo settore impieghi 55 mila insegnanti. La mancanza di introiti da rette nel periodo di lockdown ha prodotto grandi difficoltà: è vero che alcune spese, come quella per i pasti, sono sparite e che sono stati utilizzati gli ammortizzatori sociali, ma in altre realtà sono rimasti i costi per il personale che pesano per tre quarti sul bilancio generale oltre agli affitti e a parte delle utenze».
Il decreto Rilancio ha stanziato 150 milioni di euro per le scuole paritarie (80 per quelle dell’infanzia) come sostegno economico per la riduzione o il mancato versamento delle rette. «Il provvedimento va nella direzione di mantenere il sistema dell’offerta evitando che ci siano crisi di impresa che possano esporre le scuole al rischio chiusura» prosegue l’esperto. «E le commissioni tecniche istituite presso il Miur si stanno occupando di capire come far tornare 9 milioni di studenti, dall’infanzia alle superiori, sui banchi. Di certo l’emergenza ci ha insegnato una cosa: la scuola è fondamentale per il funzionamento di una comunità sociale e per garantire alle famiglie la possibilità di conciliazione tra impegni educativi e lavorativi». A questo stanno pensando le tre coordinatrici e amministratrici di scuole paritarie che abbiamo intervistato e che si preparano a ripartire.
Insieme ai genitori ripensiamo gli spazi esterni della nostra scuola
Genny Cannata, 51 anni, direttrice della scuola paritaria privata bilingue Pesciolino Rosso di Modica (Rg), www.pesciolinorosso.com.
«Pensavo non ci fosse nulla di più lontano da una scuola di ispirazione steineriana e montessoriana della tecnologia, eppure durante il lockdown ci siamo ritrovati a fare didattica a distanza, un’ora al giorno. Abbiamo preparato video, esperimenti e laboratori manuali per tenere agganciati i bambini allo schermo. Siamo in una situazione di ripartenza e tante cose ancora non le sappiamo: il settore della cura dei bambini è delicato e ci siamo detti che l’unico modo per proporre i centri estivi in sicurezza per noi e per i piccoli era stringere un patto con i genitori. A loro abbiamo proposto di creare un’associazione: seguiremo le indicazioni nazionali e, consapevoli delle attività proposte e dei protocolli, saremo corresponsabili dei bambini. A estate finita l’associazione continuerà a vivere per organizzare incontri rivolti ai genitori. C’è di più, ho preso contatti con una pedagogista e facilitatrice della rete nazionale Scuole statali all’aperto. Terrà un corso per noi docenti e darà le indicazioni per strutturare gli spazi esterni in modo da fare attività in sicurezza. È una formula che terremo anche da settembre in poi, ci fermeremo solo dopo le vacanze di Natale e fino a febbraio per evitare le giornate più fredde. Un tempo i genitori si preoccupavano che i bimbi prendessero il raffreddore, ora credo saranno rassicurati dal fatto che non stiano chiusi in un’aula».
Offriremo orari flessibili alle famiglie e corsi di aggiornamento agli educatori
Mirosa Macciò, 66 anni, responsabile del nido scuola Totem di Reggio Emilia, totem-re.it.
«Il Totem è nato 22 anni fa dall’iniziativa di un gruppo di donne con un’idea: affiancare una proposta innovativa e privata ai servizi per l’infanzia pubblici di qualità presenti a Reggio Emilia. Abbiamo da subito sposato il Reggio approach, una filosofia educativa che ogni volta si adatta al contesto e si evolve. Questa flessibilità ci ha aiutato nell’affrontare il lockdown: abbiamo sospeso le rette, anticipato la cassa integrazione al personale (16 persone tra educatori, operatori scolastici e coordinatrice pedagogica), ci siamo attivati per tenere forte il legame con i bambini con un progetto su Facebook. Ci siamo messi a disposizione ogni giorno con letture e attività in italiano e inglese. Riattiveremo i servizi da metà giugno con il centro estivo. Per ora abbiamo le linee guida del governo, aspettiamo indicazioni igienico sanitarie dalla Regione. Gli insegnanti hanno svolto un sondaggio tra le famiglie per sapere cosa stanno facendo i piccoli in casa e per capire se vogliono usufruire del servizio. Credo che la risposta sarà positiva perché la scuola si trova vicino all’ospedale e molti genitori, medici, infermieri e operatori sanitari, hanno bisogno di noi. Se tutti decideranno di mandare i bambini, forse dovremo stabilire una graduatoria e pensare bene al costo perché con gruppi di 5 bambini avremo bisogno di un numero congruo di educatori. Sanificheremo tutto, formeremo il personale, offriremo orari flessibili. Per capire come muoverci ci confrontiamo costantemente con le scuole pubbliche e private della città, con la Lega delle Cooperative e con il comitato tecnico provinciale dei pedagogisti. C’è una solida rete di consulenti ed educatori a cui facciamo riferimento. Insieme stiamo riprogettiamo i servizi come prova generale per settembre».
Facciamo rete con le altre scuole e diamo supporto alle famiglie in difficoltà
Francesca Bertolini, 48 anni, amministratore della scuola dell’infanzia Mons. G. Bonomelli di Lovere (Bg)
«Questa scuola paritaria privata della rete Fism (Federazione che riunisce 8.000 scuole dell’infanzia cattoliche o di ispirazione cristiana) ha 152 anni. L’ho frequentata prima da bambina, poi da mamma e ora da amministratore. Faccio parte di un consiglio di 5 donne nominate dalla parrocchia, dai genitori e dal Comune. Il periodo del lockdown è stato durissimo per le nostre famiglie, la zona di Bergamo è stata particolarmente toccata dal coronavirus e il nostro primo obiettivo è stato essere di conforto a genitori e bambini che hanno perso nonni e persone care. Abbiamo sospeso le rette per tre mesi e girato video con le ricette della nostra cuoca ed esercizi propedeutici alla scrittura per i più grandi. Ora, con i centri estivi, vogliamo che la scuola sia un punto di incontro dove trovare supporto. Stiamo valutando di aprirne uno in collaborazione con altre scuole della zona, mettendo insieme competenze, programmazione ed educatori. Invieremo questionari alle famiglie per capire le loro aspettative e materiale informativo su decreti e aiuti economici. Chiederemo a consulenti esterni di valutare e certificare tutti i protocolli di sicurezza per avere la certezza di essere completamente in regola».
I consigli utili per chi gestisce una scuola dell’infanzia
1. Per conoscere la normativa, leggi le linee guida del dipartimento per le politiche della famiglia su famiglia.governo.it.
2. Come impresa hai diritto a un credito d’imposta al 60% per la sanificazione degli ambienti, l’acquisto di detergenti, termometri, tappeti igienizzanti, mascherine.
3. Vuoi capire come formare il personale in chiave anti-Covid? Verifica con gli uffici del tuo comune e con le Ats di possedere i requisiti necessari prima di aprire al pubblico.
4. Per salvare le strutture educative in tempo di coronavirus è nato il comitato nazionale Educhiamo (comitatoeduchiamo.com).
5. Un credito d’imposta al 60 per cento ti spetta per adeguare i locali del centro estivo se non sono adatti a mantenere le distanze. Per esempio per costruire recinzioni all’aperto e ampliare la mensa.
6. La maggior parte delle attività dovranno svolgersi all’aperto. Se cerchi idee clicca su scuoleallaperto.com. Trovi una raccolta di tutorial con tante attività creative sul canale YouTube di ContestoInfanziaCoop.Sociale. I.C.