Non sanno ancora leggere e scrivere, qualcuno neppure cammina. Ma a loro insaputa sono già star dei social, amate dai follower e corteggiate dagli sponsor. Il fenomeno dei baby influencer, che spopola negli Stati Uniti, è sbarcato in Italia. Il più famoso è Leone Lucia, figlio di Chiara Ferragni e di Fedez, che non ha ancora un profilo Instagram. Ma, tra tutine griffate e pose coccolose, quando il piccolo compare nelle foto della madre (la sesta influencer più famosa al mondo per il Daily Telegraph, pagata anche 11.000 euro per un post) piovono migliaia di cuoricini. Ha, invece, un profilo tutto suo dalla nascita Nathan Leone, figlio del fashion blogger Mariano Di Vaio: meno di 1 anno e mezzo di età e oltre 225.000 follower. La raccolta di scatti sembra quella dell’album di famiglia: con i genitori, con i nonni, al mare, al parco. Non manca mai però la tag, cioè la citazione, del brand di turno indossato dal bambino, proprio come nel canale social del papà. Stessa “sorte” della figlia del calciatore interista Mauro Icardi e della moglie-manager Wanda Nara. Coi suoi occhioni verdi e a soli 3 anni, Francesca ha conquistato 128.000 seguaci.
Dietro ci sono genitori e agenzie di comunicazione
L’industria dei baby influencer è già ben organizzata anche nel nostro Paese. Lo dimostra il “caso” della 5enne Gaia Masseroni, figlia d’arte della fashion blogger Elisabetta Bertolini. Ha più di 30.000 follower e si definisce (o meglio viene definita) la “prima miniblogger d’Italia”. «L’idea è stata di Gaia che fin da piccolissima scarta i pacchetti della madre e si diverte ad accompagnarla alle sfilate» assicurano Agnese Frigerio e Paola Amati, a capo dell’agenzia “PassioneEventi” che cura gli interessi di mamma e figlia. Col tempo il gioco si è trasformato «in un’attività strutturata». Gaia ha alle spalle «i genitori, che scrivono i post e pubblicano le foto in nome e per conto suo, una social media manager che si occupa dell’engagement, cioè la diffusione dei post del profilo. E l’intera agenzia di comunicazione, che definisce piani editoriali, pensa ai progetti da proporre agli sponsor, tiene i contatti con le aziende», e chi più ne ha più ne metta. Così nulla viene lasciato al caso «e dietro a un semplice scatto ci sono professionisti attenti a ogni dettaglio».
La critica più diffusa è che si si specula sull’immagine dei minori
Tutta questa organizzazione, spiegano le titolari dell’agenzia che gestisce Gaia Masseroni, è necessaria anche per garantire la tutela dell’immagine del bambino, in linea con quanto i genitori vogliono comunicare di lui. «C’è attenzione al tipo di foto pubblicate: non devono essere troppo personali, geolocalizzabili né esporre il minore a critiche» dice Agnese Frigerio. «Bisogna poi leggere e segnalare i commenti negativi o irrispettosi e accertare eventuali usi e abusi degli scatti del bimbo: soprattutto nel caso di figli di personaggi famosi, che sono già mediaticamente esposti, serve un controllo strettissimo del team che cura la pagina». Così come, ogni volta che al bambino viene offerta una nuova collaborazione, va valutato che l’attività proposta sia adatta a lui, nel rispetto della sua età. «Deve rappresentare un passatempo che permetta al baby influencer di divertirsi».
Ma sarà davvero così? L’industria dei piccoli modelli si presta a molte inevitabili critiche. L’accusa più diffusa è che si speculi sull’immagine dei minori: i genitori firmano per loro dei contratti con imprese, che prevedono un certo impegno e una retribuzione, come accade per gli adulti. «Non si tratta sempre di denaro» prosegue Agnese Frigerio. «Il compenso può anche consistere nell’omaggio di un gioco, l’ospitalità a un evento, l’ingresso in un parco divertimenti, la fornitura di un omogeneizzato». Fabrizia Gullotta, in arte Fabulousity, è una mamma blogger di 2 figli e conferma «che le proposte di collaborazione delle aziende possono solo farli divertire: ricevono i regalini, giocano e sono felicissimi. Un altro discorso è che questo per loro diventi un lavoro».
Una gravidanza è sempre un regalo: fa lievitare il numero di fan
Per chi fa la blogger di professione, l’arrivo di un bambino è comunque sempre un “regalo”: una gravidanza cambia lo stile di vita, la quotidianità che si racconta sui social, e permette di attrarre altri sponsor e follower. «Da una parte arrivano le proposte di marchi che si occupano di creme specializzate o abiti premaman, dall’altra aumenta l’interesse di donne che si immedesimano nella blogger incinta» aggiunge Paola Amati. Per non parlare del fatto che un pancione «stimola naturalmente simpatia ed empatia, addolcisce l’immagine della influencer, che diventa più umana, più vicina, più normale agli occhi dei seguaci». E la vita privata dell’intera famiglia diventa un business a molti zeri.
Le più seguite all’estero
Sono tanti i baby influencer famosi negli Stati Uniti. La più amata è Alexis Olympia, primogenita della tennista Serena Williams e di Alexis Ohanian, co-fondatore di Reddit, sito di social news e di intrattenimento. La piccola, nata il 1° settembre scorso, è già una star di Instagram con 328.000 follower. Seguitissimo anche l’account della 3enne “tiny fashionista” Ioni James, figlia della supermodel Coco Rocha (che, con lei, ha sfilato per Jean Paul Gaultier) e dell’imprenditore James Conran, proprietario dell’agenzia di modelle Nomad Mgmt.
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