L’incubo che si era profilato all’orizzonte dei maturandi si è materializzato: a giugno sosterranno la temuta prova mista. Al classico latino e greco; allo scientifico matematica e fisica; al linguistico prima e terza lingua; scienze umane, diritto ed economia al liceo delle scienze umane.
Articolato anche il secondo scritto degli istituti tecnici: una prova uguale per tutti seguita da una rosa di domande all’interno della quale il candidato potrà scegliere a quali rispondere; prova ‘nazionale’ anche per i professionali, accoppiata però ad una seconda parte predisposta dalla commissione esaminatrice.
I pro e i contro
Indubbiamente un esame più moderno: multidisciplinare, mira a testare delle competenze più che la conoscenza dei programmi svolti (che di fatto sono già stati verificati in corso d’anno: è dalle verifiche scritte e orali che scaturiscono i voti di ammissione e il credito scolastico che da quest’anno ‘pesa’ di più), sulla carta lascia spazio a tutti per esprimersi, ognuno col suo diverso stile di apprendimento.
La prova mista di latino e greco ad esempio non comporterà la traduzione da entrambe le lingue: verrà richiesta la traduzione del passo di un autore latino – finalmente contestualizzato -, mentre il brano di greco verrà fornito sia in lingua originale che in traduzione e servirà per far un confronto critico e per rispondere ai tre quesiti che (altra novità) accompagneranno la prova.
Potrebbe essere un vantaggio per chi nella vecchia versione inciampa tra grammatica e sintassi ma in compenso se la cava con l’analisi testuale e con la letteratura. Quesiti meno teorici e più sperimentali nell’abbinata matematica e fisica dello scientifico: non alzano una barriera tra due discipline complementari e dovrebbero favorire chi legge i numeri nella realtà e non solo nelle regole astratte.
Inoltre, dettaglio non da poco, le ore a disposizione per la prova passano da quattro a sei. Il MIUR promette inoltre di non lasciare soli gli studenti (e i loro docenti), ma di accompagnarli con alcune simulazioni: le prime sono già state pubblicate sul sito del ministero prima di Natale. Nonostante questo, le lamentele sono tante. La più scontata e condivisibile riguarda la tempistica dell’operazione restyling: per rivoluzionare l’esame serve un ripensamento della didattica che richiede ben più di qualche mese.
Ma c’è chi entra nello specifico: matematica e fisica sono materie che nel corso dei cinque anni dello scientifico non hanno lo stesso numero di ore, quindi i quesiti di fisica dovranno per forza essere più facili. Per quanto riguarda le scienze umane invece, almeno una delle materie della prova non si studia più il quinto anno e risale addirittura alla programmazione di terza: i ragazzi saranno obbligati a riprendere in mano libri chiusi da un po’.
Le reazioni di studenti e docenti
Qualcuno è rassegnato, i più fortunati hanno già affrontato qualche simulazione con i loro prof, molti sono preoccupati più che altro di conoscere la composizione della commissione (caccia ai commissari interni più comprensivi). Ma di sicuro molti ragazzi sono preoccupati: secondo un sondaggio di Skuola.net quelli “sotto shock” sarebbero più della metà. Sul piede di guerra anche gli insegnanti: più di diecimila docenti dei licei scientifici hanno già aderito a una raccolta di firme per chiedere la revisione delle tracce.
L’orale
Grandi trasformazioni anche per il colloquio. Archiviata insieme al terzo scritto la tesina, l’orale sarà articolato in tre momenti. Relazione sull’esperienza di Alternanza Scuola-Lavoro nel triennio, discussione delle attività realizzate nell’ambito di “Cittadinanza e Costituzione” (il vero punto interrogativo della prova: non si tratta di una materia con un proprio statuto e non viene mai ufficialmente verificata), e a seguire il colloquio vero e proprio.
Che non sarà più un’interrogazione nelle diverse discipline, ma avrà forma multidisciplinare e partirà dall’analisi di “un testo, un documento, un’esperienza, un progetto o un problema” (così recita la nuova normativa). Sarà un testo presumibilmente non studiato in classe, sarà preparato dalla commissione e il candidato lo sceglierà personalmente da una delle tre buste chiuse che gli verranno presentate. Molto quiz televisivo, si dice già. Molto equo, risponde il ministro Bussetti.
All’interno di quella che è già stata definita la più grande rivoluzione di sistema dell’esame di Stato da cinquant’anni a questa parte, le commissioni useranno – si spera – cautela e buonsenso: in fondo è un anno di sperimentazione anche per gli esaminatori. La valutazione dell’intera operazione “rimandata a settembre”, dati sugli esiti finali alla mano.