«Un giorno, dopo l’ennesimo litigio, mi sono guardata allo specchio. Le rughe erano il frutto di decenni di rabbia e insoddisfazione. Non potevo più resistere». Rosa Mantica ha 68 anni, una figlia, un passato da insegnante alla scuola primaria e ha ricominciato a vivere qualche mese fa dopo aver firmato le carte per il divorzio in un ufficio del tribunale di Roma. Un gesto che lei definisce «liberatorio» e che è molto diffuso visto che, sottolineano gli ultimi dati Istat, gli addii tra gli over 60 sono raddoppiati in 10 anni e rappresentano il 12% del totale. Oltreoceano li chiamano divorzi grigi, sono ormai il 25% del totale e ispirano la trama di film e telefilm, da 45 anni con Charlotte Rampling in crisi con il marito dopo una vita insieme (ora al cinema), al divertente serial americano Grace e Frankie (su Netflix). Ma anche qui da noi, come dice l’irresistibile protagonista della serie, l’attrice Jane Fonda, «gli avvocati diventano ricchi con le parcelle dei nonni».

GLI UOMINI CERCANO UNA NUOVA COMPAGNA  In Italia nel 60% dei casi a chiudere il legame di una vita è soprattutto l’uomo. «Il cliché del marito colpito dalla sindrome di Peter Pan che si invaghisce di una ragazza molto più giovane è una realtà» dice Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione avvocati matrimonialisti. La legge sul divorzio breve ha dato una forte spinta al fenomeno: con i figli già maggiorenni, separarsi è diventato più semplice e le coppie che prima stavano insieme per paura dei tempi lunghi e delle conseguenze familiari adesso osano di più. «Lo ammetto, ho tradito mia moglie in passato ma erano scappatelle di poco conto e la nostra routine continuava» confessa Giorgio Nasi, imprenditore edile pugliese alla soglia dei 70. «Credevo che lei non se ne fosse accorta, presa com’era dai nostri 3 figli. Invece l’ha sempre saputo, ha cercato di resistere poi ha capito che non c’era più nulla a tenerci insieme: il rispetto e l’onestà tra di noi erano finiti e abbiamo deciso di avviare le pratiche per la separazione».

Perché anche se i capelli sono bianchi, i diritti (e le lotte) non vengono meno. «Se la moglie non è autosufficiente, il coniuge deve garantirle un assegno di mantenimento tanto più alto quanto più lunghe sono state le nozze» precisa l’avvocato Gassani. «E se di mezzo c’è l’adulterio, lei può anche chiedere i danni. I risvolti economici in caso di divorzio sono notevoli: è difficile mantenere lo stesso tenore di vita di prima, raddoppiano le spese e spesso si dilapidano i risparmi. Insomma, è una scelta sempre più frequente soprattutto se si ha una buona solidità finanziaria».

LE DONNE TORNANO A PENSARE A LORO STESSE  «Se una signora si separa a 65 anni e ha un’aspettativa di vita di 85, significa che ha davanti a sé ancora due decenni, un quarto della sua esistenza. Non è poco». Paola Di Nicola insegna Sociologia della famiglia all’università di Verona, è autrice del saggio Famiglia: sostantivo plurale (Franco Angeli) e fotografa alla perfezione le cause dei divorzi grigi. «Quando queste donne si sono sposate il matrimonio era un legame inscindibile, lo scopo della vita. Adesso si guardano intorno e notano che la società è cambiata: le nozze non sono un vincolo eterno ma il luogo dell’amore, quindi se quest’ultimo manca si può scioglierlo senza tabù anche in tarda età. Non dimentichiamo, poi, che i settantenni sono l’ultima generazione con una buona pensione: sono tranquilli economicamente e possono ricominciare da capo».

È quello che ha fatto Rosa Mantica, neodivorziata romana. «Ho tenuto in piedi il matrimonio per non far soffrire mia figlia, ma ora lei è adulta e si è trasferita all’estero» racconta. «Io voglio togliermi il lusso di ridere e divertirmi». Per il gentil sesso, dunque, la vecchiaia diventa la primavera della vita? «Non sempre» spiega Chiara Simonelli, psicoterapeuta e sessuologa. «Le donne vedono comunque la fine della relazione come un fallimento. Hanno visto sbocciare il femminismo ma sono rimaste dietro le quinte. È come se avessero sempre avuto dentro di sé un germe di rivalsa, che ora esplode: dopo anni da moglie tornano a essere donne, anche dal punto di vista sessuale. Una rottura su tre, infatti, è scatenata da problemi tra le lenzuola».

«Per me è stata una liberazione» racconta Mirella Parucci, torinese di 69 anni. La “liberazione”, come racconta con un sospiro di sollievo, è datata 2010. «Da allora faccio volontariato, vado al cinema, mi concedo qualche vacanza fuori stagione. Ho un compagno, ma ognuno sta a casa sua. Non voglio più accudire nessuno, assaporo la libertà di non cucinare e leggere un romanzo in pace. I parenti e gli amici sono solidali, non ho mai ricevuto commenti e frecciatine, anzi. In molti casi gli altri vedono che una storia è finita prima della coppia stessa».

I FIGLI E I NIPOTI VANNO (SPESSO) IN CRISI   A volte, però, le nuvole più cupe sono portate proprio dalle persone vicine, come i figli. «L’addio dei genitori è un trauma anche da adulti» dice Fabrizio Dell’Anna, titolare dell’Agenzia italiana genitori separati (aiges.org). «Madre e padre rappresentano il nostro modello di amore. Quando l’esempio crolla, crollano i valori e le sicurezze sul fronte sentimentale. I figli entrano a loro volta in crisi e a questo si aggiunge la paura di vedere i genitori infelici». In più, si corre il rischio di schierarsi per uno dei due: a differenza dei bambini gli adulti hanno posizioni nette e così queste situazioni scatenano accuse pesanti, litigi e “buchi” nelle relazioni, come nel caso di nipoti che non possono più frequentare i nonni con cui magari sono cresciuti. «Certo, il pericolo esiste» conferma Mirella Parucci. «Ma io e il mio ex abbiamo smesso di essere coniugi, non genitori. Per i figli ci siamo sempre e i nipotini sono gli unici che riescono a riunirci alla stessa tavola».