Oltre 11.400 prodotti cosmetici, tra shampoo, bagnoschiuma e profumi, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza, perché contenevano il Lilial, una sostanza dannosa per la salute e messa al bando dall’Unione europea fin da marzo del 2022. La Guardia di Finanza ha scoperto i prodotti sui banconi per la vendita in diversi esercizi commerciali nella provincia di Cosenza, in Calabria. Ma di recente si sono intensificati i controlli, che hanno già portato ad altri sequestri, sempre di articoli potenzialmente pericolosi per la salute dei consumatori. Tutti, infatti, avevano tra gli ingredienti (alcuni non riportati in etichetta) il Lilial, noto anche come “butylphenyl methylpropional”.
Attenzione al Lilial
Nella scelta di shampoo e cosmetici le scelte sono dettate spesso da sensibilità individuali: c’è chi sta molto attenta ad acquistare creme, saponi e shampoo che non prevedano test su animali. C’è poi chi sceglie puntando soprattutto al green e a evitare allergie, ma nell’elenco degli ingredienti possono nascondersi anche sostanze che possono causare problemi alla fertilità e alla salute del feto in gravidanza. Due di queste – tra le quali il Lilial – sono state messe al bando dall’Unione europea, che ne ha deciso il divieto fin dal 1° marzo. Ecco perché e di cosa si tratta.
Stop antiforfora con lo zinco piritione
Una delle due sostanze per le quali l’Ue ha deciso di fermare la commercializzazione già da un anno e mezzo è lo zinco piritione, un principio attivo ancora presente in diversi shampoo antiforfora. A prevedere lo stop è il Regolamento 2021/1902 della Commissione europea che a sua volta ha modificato il testo di riferimento in materia approvato dal Parlamento Ue (regolamento CE n. 1223/2009), inserendo lo zinco piritione nella lista delle sostanze classificate come cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione (le cosiddette CMR).
Il problema è che si tratta, appunto, di una sostanza antiforfora, con proprietà anche di conservante, utilizzato per decenni negli shampoo oltre che in altri prodotti di bellezza, soprattutto per i capelli.
Le aziende sono state avvisate per tempo
A sollevare dubbi era stato il CSSC, il Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori, un Ente dell’Unione europea che fornisce pareri sui rischi (chimici, fisici, biologici, meccanici e altro) per la salute e la sicurezza di prodotti non alimentari. Si tratta appunto di cosmetici, ma anche giocattoli, detergenti, o servizi come tatuaggi e lampade abbronzanti. Le valutazioni hanno portato ora a decidere il divieto e le aziende di cosmesi sono state avvertite per tempo perché lo eliminassero, esattamente come per un’altra sostanza finita sotto la lente degli esperti di salute europei.
Attenzione anche al profumatore Lilial
L’altra sostanza – oggetto degli ultimi sequestri – ha un nome molto complicato (Buthylfenil Methylpropional), ma è noto come Lilial e soprattutto in passato era molto diffuso per la sua fragranza: veniva usato per dare la profumazione a saponi, ma anche molte creme per il corpo, certi shampoo e il latte detergente. Lo si trovava anche in diversi prodotti per l’igiene della casa come i detersivi ed era riconoscibile perché ricorda l’odore floreale del lillà, mughetto e ciclamino. Tra l’altro era anche già nell’elenco degli allergeni da profumo insieme a diverse altre sostanze.
Il motivo del divieto europeo è analogo a quello dello zinco piritione: «Si tratta di sostanze che il Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori ha ritenuto potenzialmente pericolose, in quanto interferenti endocrini. In pratica potrebbero causare problemi di fertilità o al feto in gravidanza» spiega Agostino Macrì, esperto dell’Unione Nazionale Consumatori e già tossicologo all’Istituto Superiore di Sanità. Come si legge nei documenti Ue, entrambe le sostanze sono state catalogate come «cancerogene, mutagene o tossiche per la riproduzione», di categoria 1B, cioè «presumibilmente tossico per la riproduzione nell’uomo».
Il principio di precauzione
Prima della messa al bando, comunque le associazioni di categoria dei produttori erano state avvertite per tempo. Per questo in commercio non dovrebbero più esserci da diversi mesi prodotti che contengano gli ingredienti “proibiti”. E’ però bene controllare le etichette. Operazione non sempre facile, ma fondamentale se si considera che oltre al rischio potenziale di danneggiare la fertilità, lo zinco piritione è anche considerato irritante per la pelle e tossico per gli organismi acquatici. Fino ad ora, l’Ue ne consentiva l’utilizzo nei prodotti con risciacquo, come appunto gli shampoo antiforfora, fino a una concentrazione massima dell’1% mentre in altri cosmetici che rimangono più a lungo sui capelli, la sostanza era autorizzata finché ne costituiva lo 0,1%, a condizione che non fosse utilizzata per la conservazione. «Tutto questo può spaventare, ma ricordiamo che esistono molti enti che sorvegliano i prodotti che troviamo in commercio. Non tutte le sostanze tossiche sono poi pericolose per l’uomo: molto dipende dalle quantità. Il fatto che si sia deciso di vietare l’uso di queste due sostanze è sicuramente importante perché segue il principio di massima precauzione che è una regola imprescindibile. Il consumatore, però, deve sempre stare attento all’etichetta, anche quando utilizza altro genere di prodotti» spiega Macrì.
Cosa controllare nell’etichetta (anche alimentare)
Il consiglio di leggere l’elenco degli ingredienti a volte si scontra con la difficoltà nell’incontrare nomi difficili, spesso incomprensibili, o sigle: «È vero: le sigle a cui prestare maggiore attenzione negli alimenti sono quelle che iniziano per “E”, le più presenti perché indicano eccipienti chimici, coloranti, conservanti, ecc. Nei prodotti per l’igiene della casa, invece, occorre prestare attenzione ai simboli: l’alcol denaturato va benissimo come disinfettante, ma per accendere il barbecue, per esempio, può essere molto pericoloso! Lo stesso vale per sostanze presenti in creme, shampoo, ecc. che possono essere allergizzanti. Per quanto difficile, è sempre utile consultare gli ingredienti, senza scoraggiarsi» spiega l’esperto. Ma un elenco lungo è sinonimo di un prodotto molto o troppo lavorato? «Non è sempre detto, anche se può accadere, specie se si tratta di alimenti: è comunque importante che l’etichetta sia completa, cioè che siano elencati tutti gli ingredienti, in modo che anche soggetti allergici o intolleranti possano essere a conoscenza di potenziali rischi» conclude Macrì.