Quanto sono sicuri i palazzi in cui abitiamo? E c’è un modo per capirlo? Risponde un architetto
Quanto sono sicuri i palazzi in cui abitiamo? E c’è un modo per capirlo? «Gli edifici degli anni ’50 sono stati costruiti con i materiali meno infiammabili. Cemento armato, laterizi, ceramica per definizione sono incombustibili» spiega Paolo Rigone, docente di Architettura tecnica al Politecnico di Milano. «Purtroppo però non possiedono uscite antincendio o altre misure di protezione, ma in caso di ristrutturazione dell’edificio si è obbligati a introdurre tutte le modifiche possibili».
I palazzi nuovi e i materiali di rivestimento
Per i palazzi di nuova costruzione, invece, l’aspetto più problematico è l’involucro. «Adesso per la struttura viene usato maggiormente l’acciaio e se le costruzioni tradizionali avevano esterni in muratura, intonaci e tinteggiatura, oggi vediamo più vetrate e pannelli, e i materiali in alcuni casi contengono componenti a base plastica che possono prendere fuoco».
È però possibile capire quali sono stati utilizzati per la propria abitazione: «Per tutti gli edifici di nuova costruzione, come per le ristrutturazioni, è richiesto un progetto antincendio che deve essere approvato dai Vigili
del Fuoco, e che prevede il rispetto di determinati parametri in fatto di materiali. Ogni proprietario può avere accesso a questi documenti e chiedere di visionarli al proprio Comune» spiega l’architetto.
Le norme di sicurezza sono recenti
Solo in tempi recenti le normative in fatto di costruzioni hanno preso in considerazione la sicurezza dei materiali delle facciate, la parte più a rischio quando si parla di propagazione delle fiamme. E adesso c’è chi, come l’archistar Stefano Boeri, ha lanciato un appello chiedendo norme più vincolanti. Il rischio, ha denunciato, è che con il boom dei lavori per l’ecobonus alcune imprese utilizzino per i rivestimenti materiali più economici ma meno ignifughi.
La prevenzione antincendio in Italia è buona
«Il nostro Paese ha un sistema di prevenzione incendi abbastanza sicuro» rassicura Paolo Rigone, docente di Architettura tecnica al Politecnico di Milano. «L’Italia è nell’elenco dei più virtuosi in Europa e una circolare dei Vigili del Fuoco del 2013 chiarisce quali caratteristiche devono avere i materiali utilizzati per le facciate. Indicazioni che valgono per i palazzi con un’altezza almeno di 12 metri» prosegue l’esperto. In molte città come Milano, spiega l’architetto, queste raccomandazioni sono ormai diventate prassi e nei prossimi mesi entreranno come norme cogenti nel Codice di prevenzione incendi, in fase di aggiornamento. Un Codice a cui devono attenersi tutti i costruttori quando presentano il progetto che va approvato. Ma i fabbricati costruiti prima del 2013 sono esclusi da queste regole. E tra loro c’è anche la Torre dei Moro, l’edificio di Milano che ha preso fuoco a settembre. «Se fosse stata edificata l’anno scorso alcuni dei materiali utilizzati probabilmente non sarebbero stati considerati compatibili» commenta il docente del Politecnico.
Le norme antincendio per i palazzi sopra i 12 piani
«Comunque bisogna tenere presente che, materiali delle facciate a parte, ci sono norme antincendio precise per gli edifici abitativi dai 12 metri di altezza in su, i più difficili da raggiungere in caso di incendio e i più complessi da evacuare. Devono avere un certificato che viene rilasciato sempre dai Vigili del Fuoco e che prevede, tra l’altro, un’uscita per ogni scala del palazzo, estintori e un piano di evacuazione».