«Ho iniziato ad avere ipersensibilità alla pelle, sulla schiena e sotto il seno. Avvertivo bruciore, ma non avevo la febbre. Mi davano fastidio gli indumenti e mi sembrava di avere come un’infiammazione interna. Mi è rimasta un po’ di giorni durante i quali ho iniziato anche a sentire prurito alle braccia e ai polsi». Alessia, 44 anni, vive a La Spezia e racconta così i primissimi sintomi della sua infezione da Covid, confermata poi dal tampone molecolare positivo.
«Sono andata avanti così per circa una settimana, nel frattempo mi sono comparsi anche febbre, indolenzimento alle articolazioni, raffreddamento e ho perso olfatto e gusto» spiega ancora Alessia, ancora leggermente positiva al tampone in uscita e dunque in isolamento. Il suo caso non è l’unico, come dimostrano diversi studi di dermatologi condotti su pazienti con infezione da Sars-Cov2, tanto che qualcuno parla di «Covid cutaneo», che si manifesta a livello dermatologico.
Cos’è il Covid cutaneo
A volte si presenta con eruzioni cutanee che possono essere simili a quelle della varicella o del morbillo; altre volte ci può essere orticaria, vasculite o i cosiddetti «geloni» da Covid, ossia dita di mani e piedi freddi e violacei. Tra i primi a individuali come sintomi dell’infezione da coronavirus, fin da marzo scorso, è stato Sebastiano Recalcati, dermatologo dell’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco che, dopo un primo studio pubblicato sul Journal of European Academy of Dermatology and Venereology, ha approfondito le ricerche su pazienti Covid con manifestazioni cutanee. «La pelle può essere specchio di malattie interne e questo virus è uno degli esempi più lampanti: a differenza di altri virus, come per esempio quello della varicella che dà un’eruzione cutanea specifica, il Sars-Cov2 dà manifestazioni poliforme ed eterogenee. Significa che si può manifestare in modi differenti e a carico di diversi organi: i polmoni e l’apparato respiratorio, il sistema nervoso centrale, i reni, ma anche appunto la pelle. Ce ne siamo accorti lavorando ne reparti Covid, dove la scorsa primavera eravamo stati chiamati anche noi dermatologi in emergenza. Oggi, dopo aver studiato oltre 400 soggetti, siamo riusciti a identificare tre grandi gruppi di disturbi dermatologici associati al Covid, presenti nel 10/15% dei casi» spiega l’esperto, di cui a breve una rivista scientifica americana pubblicherà un secondo lavoro di ricerca sul tema.
Le manifestazioni esantematiche
«Rientrano in questa prima categoria rash cutanei, orticaria o eritemi multiformi, che possono assomigliare alle malattie esantematiche dei bambini, come morbillo e varicella. Si presentano con macchie o vescicole, disseminate sul tronco e agli arti, e durano in media una settimana. Secondo i nostri studi, solitamente compaiono molto precocemente, in alcuni casi addirittura prima degli altri sintomi del Covid, mentre in altri pazienti sono associati a febbre, mal di gola, perdita di olfatto e gusto» spiega Recalcati.
I «geloni da Covid» e le lesioni vascolari
«Un secondo gruppo comprende i cosiddetti «geloni da Covid» e le lesioni vasculitiche. I geloni possono colpire soprattutto i bambini e i giovani adulti nei quali, grazie a difese immunitarie pronte, la prognosi è solitamente buona, nel senso che si risolvono spontaneamente e in poco tempo» dice il dermatologo. Interessano le estremità, quindi le dita di mani e piedi che diventano violacee e fredde, segno che si verifica un disturbo della circolazione. Secondo gli esperti, questo accade perché il virus danneggia con un “meccanismo immunomediato” i vasi di minor calibro, che si trovano proprio in queste parti del corpo.
«Quando a marzo scorso abbiamo visto tanti geloni in una stagione inconsueta ci siamo insospettiti, pensando al Covid. In quei casi i tamponi erano quasi sempre negativi e i test sierologici raramente sono risultati positivi, segno che si trattava di infezioni lievi, che non davano altri sintomi e spesso non generavano una risposta anticorpale. Questo perché nei bambini e nella popolazione giovane il sistema immunitario potrebbe in alcuni casi eliminare la carica virale prima che si sviluppino gli anticorpi – chiarisce l’esperto – Le lesioni vasculitiche, invece, sono infiammazioni a carico dei vasi sanguigni, che si manifestano sotto forma di macchie violacee simili a lividi o ecchimosi. Sono più serie, si riscontrano soprattutto in pazienti ricoverati e anziani, e hanno una prognosi peggiore. A volte possono arrivare a causare anche trombosi. Compaiono in una fase successiva e sono dovute al fatto che il virus ppuò dare un danno mediato dal sistema immunitario anche due o tre settimane dopo il contagio».
Perdita di capelli, herpes e fuoco di Sant’Antonio
«Nel terzo gruppo, che possiamo definire delle lesioni miscellanee, ci sono due tipi di disturbi: il primo comprende le cosiddette alopecie, la perdita consistente di capelli, che in passato eravamo abituati a vedere dopo infezioni gravi, come ad esempio dopo brutte broncopolmoniti trattate con terapie importanti. In genere si verificano tre mesi dopo la malattia e anche nel caso del Covid ce ne siamo accorti facendo l’anamnesi dei pazienti che si sono rivolti a noi per questi disturbi, scoprendo che si erano ammalati proprio circa tre mesi prima» conferma il dermatologo del Manzoni di Lecco, che aggiunge: «Non bisogna, però, allarmarsi perché non sono irreversibili: i capelli pian piano tornano a crescere. Infine, ci sono alcune manifestazioni dermatologiche causate da altri virus come herpes simplex, fuoco di Sant’Antonio e pitirisiasi rosea di Gibert, che possono essere favorite e riattivate dal coronavirus. Dagli studi condotti finora, infatti, si è visto che il virus agisce sul sistema immunitario, alterandolo, potendo pertanto favorire altre infezioni».
Perché colpisce la pelle
Ma perché il virus è in grado di colpire anche la pelle? «Sappiamo che il Sars-Cov2 entra nell’organismo per via respiratoria causando un’infiammazione delle vie aree. In una seconda fase, può entrare nel circolo ematico arrivando a dare un danno diretto o indiretto alla pelle. L’esperienza di questi mesi ci dice che questo virus può provocare in alcuni individui una «cascata infiammatoria o tempesta citochinica»: in pratica stimola in modo eccessivo e inappropriato il sistema immunitario che a sua volta può provocare danni a diversi organi. I disturbi a carico della pelle hanno il “vantaggio” di essere visibili e dunque ci permettono in alcuni casi di intervenire nelle fasi più precoci della malattia Covid, con i giusti provvedimenti» chiarisce l’esperto.
Quando è Covid e quando no
Come distinguere, però, le manifestazioni dermatologiche da Covid rispetto ad altre malattie che si manifestano attraverso la pelle in modo simile? «Va chiarito che i soli sintomi cutanei non ci permettono di fare una diagnosi certa di Covid. Tuttavia, in presenza di altri sintomi, come febbre, tosse e soprattutto perdita di gusto e olfatto, possiamo avere un forte sospetto diagnostico dell’infezione – spiega Recalcati – Non bisogna dunque procedere all’autodiagnosi o allarmarsi in modo eccessivo in presenza di sole manifestazioni cutanee. Il consiglio, in assenza di altri sintomi compatibili con il Covid, è di monitorare l’evoluzione della situazione e, in caso di comparsa di altri disturbi, rivolgersi al proprio medico o allo specialista che valuterà la necessità di eseguire un tampone o un altro test antigenico di conferma» conclude Recalcati.