È vero che l’aria dentro le auto è meno inquinata di quella esterna, respirata da chi cammina o gira in bicicletta? Quando si guida è meglio usare il ricircolo o aprire i finestrini? Sono alcune delle domande che almeno una volta ci siamo fatti tutti, ma alle quali finora mancava una risposta chiara. A fornirla adesso è un team di esperti della University of Birmingham, che sono partiti da una considerazione: ogni anno 40mila cittadini del Regno Unito muoiono per gli effetti dell’inquinamento atmosferico, mentre sono 7 milioni le vittime nel mondo. L’Italia è risultata persino prima in Europa per numero di decessi precoci dovuti alle polveri sottili: secondo i dati pubblicati dalla rivista Lancet sono 46.500 i casi di vittime per effetti PM2,5 (dati 2016), mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato che l’aria inquinata uccide ogni anno 80mila italiani.
Secondo
gli esperti britannici, però, è possibile fare ricorso ad alcuni accorgimenti
per ridurre l’impatto degli inquinanti, soprattutto quando si viaggia in auto.
Cliclisti, i più colpiti dallo smog
Viaggiare chiusi all’interno dell’abitacolo della propria vettura è meglio che camminare o girare in bicicletta. Ne sono convinti gli esperti dell’università di Birmingham, che hanno pubblicato uno studio sulla rivista Atmospheric Environmental, dal quale emerge che guidare con i finestrini chiusi e seguire alcuni consigli può portare a abbassare della metà i livelli di particolato dentro l’abitacolo della propria vettura (- 49% di PM2,5) e a ridurre sensibilmente quelli di altri agenti come il biossido di azoto (-34%). Secondo Vasileios Matthaios, primo firmatario della ricerca «guidatori e passeggeri inalano più inquinamento atmosferico quando viaggiano su strade urbane e meno su tangenziali e strade suburbane. E sono meno esposti rispetto alle persone che vanno in bicicletta o camminano sugli stessi percorsi».
La conferma arriva anche da Carlo Signorelli, docente di Igiene e Sanità pubblica all’Università Vita Salute- San Raffaele di Milano: «La bicicletta purtroppo è molto pericolosa da questo punto di vista, perché la ventilazione è molto superiore anche quando si va molto piano. Molti studi hanno mostrato come la quantità di inquinanti inalati quando si pedala anche a velocità molto moderata è ben quattro volte superiore rispetto a quella di chi passeggia. Per questo non solo è sconsigliato fare attività fisica nelle aree inquinate, ma anche le piste ciclabili andrebbero realizzate non a lato della strada, bensì in zone verdi, come all’interno di parchi» spiega l’esperto.
Meno smog per chi guida
Come chiarito dagli esperti inglesi, gli effetti nocivi del particolato e di altre sostanze inquinanti non dipendono solo dalle singole condizioni dell’individuo e dai livelli di concentrazione generale, ma anche dalle modalità di esposizione: ad esempio, viaggiare su strade extraurbane o tangenziali comporta una minor inalazione di particelle sottili rispetto a quella dei percorsi urbani; lo stesso vale per gli orari con quelli di punta che, quando possibile, sarebbero da evitare. Se la bicicletta, seppure più ecologica, è da preferire all’auto in termini di rischi per la salute, quali sono gli accorgimenti da seguire per ridurre lo smog nell’abitacolo?
Sì al ricircolo dell’aria
«Sicuramente il consiglio, se si viaggia nel traffico, è di azionare l’impianto di ricircolo, perché permette di far circolare nell’abitacolo quasi esclusivamente aria interna. Naturalmente non c’è una tenuta stagna dentro le auto, ma se non si ricorre al ricircolo, l’aria interna sarà quella aspirata dall’esterno, in particolare quella bassa a livello dei tubi di scarico delle vetture che ci precedono. Per lo stesso motivo è da evitare l’apertura dei finestrini» spiega Carlo Signorelli.
Sì all’aria condizionata
Lo stesso vale per il ricorso all’aria condizionata: «È senz’altro preferibile rispetto a quella esterna, quando si guida in condizioni di traffico, perché i filtri sono in grado di trattenere almeno le polveri sottili. Purtroppo non sono efficaci nei confronti dei composti gassosi, come per esempio l’anidride solforosa, l’ozono o l’ossido di carbonio» chiarisce l’esperto.
Attenzione, però, alla manutenzione: se non viene seguita con regolarità può risultare più dannosa: «Se i filtri sono sporchi, il rischio è che all’interno si annidino batteri che poi si moltiplicano. All’accensione dell’impianto questi vengono quindi rilasciati in concentrazioni molto più elevate e pericolose. E’ quanto accade, ad esempio, con la legionella quando non si segue una corretta manutenzione degli impianti di condizionamento» spiega Signorelli.
Ogni quanto pulire o far cambiare i filtri? La prassi prevede un cambio ogni 6 mesi (al costo di circa 20 euro), ma alcune condizioni ambientali e climatiche (area particolarmente inquinata, presenza di foglie, ecc.) possono rendere necessario l’intervento con maggiore frequenza. In alternativa si può anche procedere a una pulizia accurata, con acqua o prodotti sgrassanti a seconda dei materiali di cui sono composti e delle indicazioni del manuale di istruzioni dell’auto.
Nì alle mascherine alla guida
Un ultimo dubbio riguarda l’efficacia di indossare una mascherina, ora che è richiesta per ridurre i contagi da coronavirus: quanto può “aiutare” anche contro l’inquinamento in e da auto? «Vale lo stesso discorso dei filtri: non ferma tutti gli inquinanti, ma casomai solo le polveri sottili, a meno che non siano “mascherine intelligenti” appositamente pensata per fermare lo smog, come alcuni modelli realizzati di recente» conclude l’esperto di Igiene e Salute Pubblica.