Lo smog aumenta l’incidenza dell’osteoporosi

Lo smog aumenta le probabilità di andare incontro a osteoporosi. Che l’inquinamento facesse male ai polmoni e contribuisse ad aumentare il rischio di allergie e asma è noto da tempo, ma adesso uno studio spagnolo fa luce anche su un altro effetto negativo, quello sulle ossa. Una conclusione che dovrebbe mettere in allerta soprattutto le donne, in modo da ridurre almeno gli altri fattori di rischio, come il fumo di sigaretta.

Lo smog danneggia le ossa e anche la salute mentale

Uno studio, condotto dal Barcelona Institute for Global Health (ISGlobal) e pubblicato sulla rivista Jama Network Open, ha fornito una serie di dati che lasciano pochi dubbi: dopo aver analizzato la densità ossea di oltre 3700 persone in India, gli epidemiologi hanno scoperto una sua riduzione, proporzionata all’aumento dei livelli di inquinamento atmosferico. Un risultato che estende gli effetti nocivi dello smog, che riguardano anche l’apparato respiratorio e, secondo un altro studio pubblicato lo scorso dicembre, anche la salute mentale.

Cosa c’entra lo smog con l’osteoporosi

I ricercatori, dunque, hanno messo in relazione l’esposizione alle polveri sottili come il Pm10 con un indebolimento delle ossa e dunque un maggior rischio di osteoporosi, che è una patologia che colpisce soprattutto le donne. Infatti ad essere esaminato è stato proprio un campione femminile: «Lo studio è stato condotto utilizzando i dati forniti da un precedente studio osservazionale molto famoso, il WHI (Women Health Initiative) che negli anni dal 1993 al 1998 aveva indagato, in oltre 160.000 donne residenti negli Stati Uniti, l’effetto degli estrogeni sulla densità ossea e sulle fratture. A prescindere dai risultati di quel lavoro, ora gli epidemiologi hanno preso in esame una parte relativamente piccola di quello studio WHI, cioè circa 9.000 donne, della quali si conosceva la densità ossea (MOC)», spiega Giovanni Carlo Isaia, endocrinologo e Direttore della SCDU “Geriatria e Malattie Metaboliche dell’osso” dell’Università di Torino.

«Sono stati quindi confrontati i valori di base con quelli di tre controlli successivi, dopo 1, 3 e 6 anni di osservazione. Il risultato è che si è dimostrata una significativa correlazione inversa fra la MOC, i livelli di polveri sottili (Pm10) e di alcuni altri composti chimici presenti nell’atmosfera delle città di residenza delle donne studiate», spiega ancora Isaia.

Il ruolo di ossido e biossido di azoto sull’osteoporosi

«Secondo gli autori questa correlazione – chiarisce l’endocrinologo – potrebbe essere legata a un aumento di ossido di azoto, biossido di azoto e, in misura minore, di diossido di zolfo e PM10». Ma come agiscono questi composti sulle ossa? Secondo lo studio gli inquinanti agiscono causando «uno stress ossidativo e innescando la produzione di citochine pro infiammatorie, che possono danneggiare le cellule del tessuto scheletrico», spiega l’esperto.

«Quanto emerso rappresenta in parte una conferma a precedenti intuizioni in questa direzione: «Fin dal 2017 lo stesso gruppo di ricercatori aveva pubblicato uno studio al riguardo e negli anni successivi altre ricerche, condotte con criteri differenti in Cina, India e Corea, avevano ipotizzato la presenza di una relazione fra osteoporosi e inquinamento atmosferico. La vera novità, però, è che finora non si era mai arrivati a una chiara e univoca interpretazione di un nesso, soprattutto perché il campione non era eterogeneo e i gruppi analizzati erano piccoli», prosegue Isaia.

Come ci si può proteggere dallo smog?

Di fronte a queste conclusioni, quindi, cresce la preoccupazione nei confronti delle conseguenze dello smog. Come ci si può proteggere? «Credo che il messaggio di fondo di questo lavoro, pregevole perché condotto su un elevato numero di donne, sia che l’inquinamento atmosferico produca danni alla salute non solo per lo sviluppo di tumori o di effetti agli apparati cardio-vascolare e respiratorio, ma anche per i suoi effetti sull’osso. Per questo bisogna ridurre notevolmente, l’esposizione della popolazione alle polveri sottili – afferma l’endocrinologo – A livello individuale, però, credo che ci sia ben poco da fare se non ridurre ulteriori fattori di rischio per l’osteoporosi, come il fumo e la vita sedentaria. Allo stesso tempo, è importante mantenere sufficienti livelli di vitamina D e cercare di uscire il più possibile dalle zone inquinate», suggerisce l’esperto, che conclude: «Purtroppo ciò non sempre è possibile e quindi il messaggio è indirizzato alle pubbliche istituzioni che con provvedimenti adeguati dovrebbero ridurre drasticamente i livelli di inquinamento nelle nostre città».