Il suo nome ha iniziato a circolare quando è scoppiata la pandemia di coronavirus. Perché David Quammen, scrittore e divulgatore scientifico statunitense, è l’autore di un libro “profetico”: Spillover (Adelphi). Il saggio già nel 2012 aveva predetto che, dopo Aids, Ebola e Sars, un’altra terribile pandemia avrebbe colpito l’umanità. E, dopo essere diventato un bestseller grazie a un martellante passaparola, è ora nelle mani di chi vuole capire cosa stia succedendo e come riesca un nemico piccolo e invisibile a mettere in ginocchio intere società. Soprattutto da dove arriva e perché.
Che cosa significa “Spillover”
“Spillover” è la parola inglese usata per indicare il momento in cui un agente patogeno (un virus, un batterio o qualche altra specie di microbo infettivo) passa da una specie ospite a un’altra. Un termine che con angoscia abbiamo cominciato a inserire nel nostro vocabolario. Perché il più delle volte terribili malattie come quelle citate sopra hanno origine dal contatto, attraverso il sangue e i liquidi, con alcune specie animali.
Così è per l’attuale Covid-19 che, confermano l’Istituto Superiore di Sanità e l’Oms, «sembra essere originato da pipistrelli». Un tipo di infezione, spiega Quammen, che si chiama zoonosi. Come scrive nel suo saggio, «ne esistono molte di più di quanto si potrebbe pensare. L’Aids è un esempio, le varie versioni dell’influenza pure. Guardandole da lontano, tutte insieme, queste malattie sembrano confermare l’antica verità darwiniana: siamo davvero una specie animale, legata in modo indissolubile alle altre, nelle nostre origini, nella nostra evoluzione, in salute e in malattia».
Il saggio Spillover, che in alcune parti è incredibilmente appassionante (David Quammen è anche autore di celebri reportage per il National Geographic), è il risultato di anni di ricerche sul campo, interviste a scienziati, medici e persone che si sono ammalate, ed è nato «attorno a un fuoco in una foresta centroafricana, nel luglio 2000, mentre due uomini gabonesi mi raccontavano dell’epidemia di Ebola che aveva colpito il loro villaggio».
La nostra intervista a David Quammen
Il coronavirus che ha contagiato il mondo è il “Next Big One”, la prossima grande pandemia, di cui parlava già nel suo saggio?
«Il Covid-19 è “uno” dei “Next Big One”, ma non sarà necessariamente l’ultimo. Una volta che avremo sotto controllo questa orribile pandemia, dovremo immediatamente cominciare a prepararci a fare di meglio contro la prossima che arriverà».
Tra le pagine di Spillover c’erano già dei segnali, degli avvertimenti. Com’è possibile, allora, che scienziati, medici e governi non fossero preparati a quello che ci sta succedendo oggi?
«Gli scienziati e gli esperti della sanità sapevano che la minaccia di una pandemia stava arrivando. Chi governa aveva avuto l’opportunità di ascoltare. Eppure ci siamo trovati impreparati. Perché la prevenzione contro una pandemia richiede investimenti in termini di soldi, sforzi, tempo e capitale politico. Per queste, e per molti altri motivi, i leader politici hanno fallito terribilmente. Spendono milioni di dollari in armamenti contro una guerra che potrebbe o non potrebbe accadere, ma non sono disposti a fare lo stesso per un conflitto contro una nuova malattia».
«Probabilmente il covid-19 resterà con noi per sempre, come il morbillo. Malattie come questa confermano che siamo una specie animale, legata in modo indissolubile alle altre»
Finora questo virus è sembrato inarrestabile. Il lockdown non è sufficiente?
«Il coronavirus è sfuggito al controllo per diverse ragioni. Una è che si diffonde in maniera invisibile attraverso quelle persone che sono infette ma non presentano sintomi. L’altra è che i governi, non solo quello americano, si sono comportati in maniera confusa, inefficiente e a volte disonesta».
Ma perché l’Italia, soprattutto al Nord, è stata così colpita? È riuscito a farsi un’idea?
«È un mistero di cui non ho finora letto una spiegazione scientifica soddisfacente. In parte può essere sfortuna: troppe persone asintomatiche sono arrivate in Lombardia quando i contagi cominciavano a contarsi, diffondendo questo invisibile virus prima che il governo e i funzionari della sanità pubblica si rendessero conto del pericolo. Ma ci devono essere senz’altro altre ragioni. Probabilmente è una storia molto più complicata, che non conosciamo ancora a fondo. Dobbiamo imparare. Ho deciso che appena potrò, verrò in Lombardia a fare domande agli epidemiologi italiani che stanno monitorando la situazione».
Cosa dobbiamo aspettarci nella fase 2, quando aziende e negozi riapriranno e ricominceremo a uscire e spostarci?
«Se i vari Paesi rinunceranno troppo presto alle precauzioni, come quella del distanziamento sociale, allora dobbiamo aspettaci una seconda ondata più grave, con molti più contagi e molti più morti. Lo so, la situazione è terribile per chi deve uscire di casa per lavorare, e probabilmente sarà ancora più terribile se le persone usciranno troppo presto».
L’Organizzazione mondiale della sanità ha detto che questa ondata arriverà in autunno.
«In autunno o anche prima. Non ci sono state finora prove del fatto che i ritmi di questo virus siano stagionali. La sua ascesa e caduta può dipendere da quanto verranno rafforzate o allentate le misure di distanziamento sociale».
Ma sarà possibile convivere con questo virus?
«Il Covid-19 starà probabilmente con noi per sempre, come il morbillo. Con un po’ di fortuna avremo un vaccino per controllarlo, ma non riusciremo a sbarazzarcene».
In questi giorni è circolata con forza la tesi secondo cui il virus sarebbe stato creato in un laboratorio vicino al mercato di Wuhan, in Cina.
«Sto ancora aspettando le dimostrazioni. Non ce ne sono. Può darsi che il virus sia scappato da un laboratorio di Wuhan così come che la luna sia fatta di formaggio verde! Vediamo le prove. Nel frattempo ce ne sono molte che dicono invece che questo virus ha origine da un pipistrello».
«Siamo in troppi sul pianeta: 7,7 miliardi di persone che sfruttano e distruggono l’habitat naturale»
Quello che noi abbiamo fatto all’ecosistema, il cambiamento climatico e l’inquinamento c’entrano con la diffusione del virus?
«Il cambiamento climatico non c’entra. Ma è vero che sia il cambiamento climatico sia la pandemia alla fine hanno una origine comune. Siamo troppi su questo Pianeta, 7,7 miliardi di individui che chiedono moltissimo: consumano, sfruttano e distruggono l’habitat naturale. Questa è anche una delle ragioni per cui spillover di nuovi virus e lo scoppio di nuove malattie che a volte derivano da spillover capitano più spesso che in passato. Dipende dalle proporzioni: ci sono più individui ora di sempre e il modo in cui ci imponiamo e roviniamo la natura è più catastrofico».
Per concludere, cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi mesi?
«Nessuno può dirlo. È difficile da prevedere. Ed è un punto che le persone devono capire: non sappiamo come si comporterà il virus, cosa farà la gente e di conseguenza come questa pandemia evolverà col tempo. Siamo in una “terra incognita”».