L’ultimo lancio è stato quello di venerdì 26 giugno, quando in Italia erano le 22:18: hanno preso il volo altri 57 satelliti della costellazione Starlink, in testa a un razzo Falcon 9 di SpaceX. È il quarto in poco più di tre settimane per l’azienda di Elon Musk, il cui obiettivo dichiarato è quello di portare la connessione internet ad alta velocità in tutto il globo. Ed è il decimo lancio Starlink, che così arriva a contare ben 600 satelliti in orbita. I lanci che si sono susseguiti tra fine maggio e giugno hanno inoltre inaugurato il nuovo servizio di “lancio condiviso” commerciale (rideshare launch) della società di Musk, trasportando tre satelliti SkySat per l’osservazione del pianeta della società americana Planet Labs.
Con questo ritmo Starlink, che vuole anche “commercializzare” i viaggi nello spazio, potrebbe stabilire abbastanza facilmente il record per il maggior numero di lanci in un anno. Quest’ultima serie di missioni ha preso il via dopo lo storico lancio del 27 maggio, che ha portato in orbita gli astronauti della Nasa. Un quinto lancio, intanto, è fissato per il 30 giugno e porterà in orbita un satellite Gps.
Se scarichi l’app Heavens Above puoi vedere cosa succede nel cielo
Se scarichi sul tuo smartphone l’app Heavens Above (attenzione: è a pagamento, costa infatti 3.49 euro) che visualizza il passaggio di satelliti nel cielo sopra il luogo in cui si trova, potrai vedere in diretta i satelliti Starlink che si muovono nello spazio. Negli ultimi mesi sono stati più di 600 quelli lanciati in orbita (ne vengono lanciati fino a 60 per volta) e le loro orbite disegnano ormai una specie di rete che abbraccia quasi tutto il globo. Il progetto di Musk prevede il lancio di qualcosa come 12.000 satelliti, che saranno seguiti da altri 30.000, così da garantire una connessione veloce in ogni angolo del pianeta, compresi quelli più remoti e difficilmente raggiungibili. I satelliti che nel frattempo si deteriorano saranno immediatamente sostituiti.
Ti puoi anche iscrivere a Starlink per rimanere aggiornata sui test
È già possibile iscriversi gratuitamente al servizio di Starlink – tramite questo sito – perché presto si potrà testare la connessione anche al di fuori degli Stati Uniti. Lo ha spiegato lo stesso Musk a chi gli faceva domande su Twitter: si tratta – per ora – di una “pre-registrazione” che permette di ricevere aggiornamenti. Non si sa ancora quando la rete sarà attiva e come si svolgeranno i prossimi test, ma Musk ha spiegato che le l’infrastruttura sarà testata prima alle “alte latitudini” per i privati già a luglio e, pare già sei mesi dopo, inizieranno i test per il pubblico. I primi Paesi a provarla, entro l’anno, saranno gli Stati Uniti e forse il Canada, con la possibilità che vi partecipino anche Germania e Regno Unito.
Le preoccupazioni degli scienziati, tra inquinamento spaziale e traffico incontrollato
Come ha spiegato a La Repubblica Holger Krag, responsabile del programma Space safety dell’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea, avere così tanti oggetti in orbita significa gestire un nuovo tipo di traffico che prima non si era mai verificato. Per evitare scontri e manovre d’emergenza, serve perciò un centro di controllo che sovrintenda a questi movimenti, e a che al momento non esiste. Inoltre, gli esperti mettono in guardia su altri fronti, come quello dell’aumento della “spazzatura” nei nostri cieli: «eventuali impatti darebbero origine ad ancora più detriti (leggi spazzatura) spaziali, con un potenziale effetto domino noto come “sindrome di Kessler”». I satelliti Starlink, almeno a quanto riferisce l’azienda, sono dotati di un sistema automatico che evita le collisioni e «hanno anche a bordo un motore a ioni che termina la missione spingendo il singolo satellite in atmosfera, dove si disintegra completamente data la sua massa ridotta (ognuno pesa attorno ai 200 chili)».
Già dopo il lancio dello scorso 4 giugno, il Guardian riportava le preoccupazioni degli astronomi dell’emisfero meridionale, che avvertivano come l’osservazione delle meraviglie del cielo notturno fossero messe a rischio dai centinaia di satelliti “sparati” nello spazio dalla SpaceX di Elon Musk. I cieli notturni dell’Australia e della Nuova Zelanda sono infatti famosi per essere limpidi e ogni anno attirano turisti da tutto il mondo che si recano nei cosiddetti “santuari del cielo notturno” come Tekapo sull’Isola del Sud della Nuova Zelanda e il parco nazionale Warrumbungle nel Nuovo Galles del Sud. Gli astronomi locali, però, hanno affermato che i satelliti Starlink di SpaceX stanno cambiando il cielo notturno per sempre, mettendo a rischio non solo uno spazio culturale sacro per le popolazioni autoctone, ma anche lo stesso lavoro degli scienziati. Chissà se Musk ha pensato a una soluzione anche per questo.