Ci sono stereotipi duri a morire, come quello secondo cui le discipline tecnico-scientifiche sarebbero più adatte agli uomini, mentre le donne dovrebbero occuparsi soprattutto (o soltanto?) dell’area umanistica. Contro questo retaggio ci si batte da tempo e ora torna un’iniziativa, promossa dal Comune di Milano, per sensibilizzare sull’importanza di una sempre maggiore presenza femminile nei settori STEM, Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Si tratta di STEMintheCity, alla sua terza edizione, che vedrà aprile 2019 come mese STEM.
Le donne e le discipline tecnico-scientifiche
Secondo il Rapporto del MIUR 2017, su oltre 73mila laureati di primo e secondo livello nelle materie STEM, quasi il 60 per cento è rappresentato da maschi, mentre tra i laureati non STEM le studentesse sono in netta maggioranza, pari a 2 su 3. Il divario aumenta in facoltà come ingegneria (con il 74 per cento di uomini) e scienze (68,4 per cento), mentre la componente femminile è leggermente più alta tra le lauree geo-biologiche, chimico-farmaceutiche e di architettura. Ma a dispetto dei cliché, le studentesse hanno risultati migliori dei colleghi uomini, con voti di laurea più alti (in media 103,6 su 110, contro il 101,6 degli studenti maschi). Insomma, quando ci si mettono, le donne sono anche più brave degli uomini. Ma perché, allora, sono ancora così poche nell’area STEM? Secondo il Rapporto EIGE 2017 gli stereotipi di genere, che si traducono nella cosiddetta “segregazione femminile”, hanno conseguenze importanti nella scelta del percorso accademico, non solo in Italia, tanto che le differenze tra la presenza maschile e femminile nei vari corsi di studio sono rimaste pressoché identiche negli ultimi 10 anno in tutta l’Unione europea. Da qui la necessità di una maggiore sensibilizzazione.
STEMintheCity: cos’è e come partecipare
“Il nostro obiettivo è sollevare il tema e raccogliere partner pubblici e privati che organizzino iniziative, in modo da costruire un unico grande palinsesto da mettere a disposizione delle famiglie e delle ragazze, per far conoscere l’importanza delle materie STEM e del digitale. Il senso di STEMintheCity è proprio quello di offrire il più possibile momenti formativi, di dibattito e confronto, con occasioni di mentorship, ossia incontri con modelli che facciano avvicinare al mondo tecnico-scientifico le giovani. È importante che tutti noi – il Comune, le scuole e le aziende – lanciamo questo messaggio, non solo per le nostre figlie, ma anche per la nostra società, che ha bisogno di figure femminile in questi settori” spiega a Donna Moderna Raffaella Cocco, assessore alla Trasformazione digitale e Servizi civici del Comune di Milano.
“Le stime europee parlano di oltre 8 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2025 in ambito STEM ed è recente l’allarme dell’Onu secondo cui meno del 30 per cento dei ricercatori in tutto il mondo è donna” aggiunge Cocco, ideatrice di STEMintheCity, che lo scorso anno ha visto oltre 50 partner del settore pubblico e privato, per un totale di oltre 7.000 partecipanti a più di 100 incontri. Enti pubblici, aziende, fondazioni, ma anche scuole, università e associazioni sono invitate a proporre incontri e iniziative entro il 18 marzo al portale www.steminthecity.eu.
Aprile sarà il mese STEM, mentre a maggio ci sarà il clou della manifestazione in tre date: il 6 maggio al Teatro alla Scala si parlerà di Arte e Scienza (tema portante nell’anno delle celebrazioni leonardesche); il 7 maggio spazio a robotica e tecnologia, ma anche informatica, comunicazione social, coding e sicurezza online. L’8 maggio, poi, all’auditorium LaVerdi andrà in scena lo spettacolo “Donne come noi” di Giulia Minoli e Emanuela Giordano, tratto dall’omonimo libro di Donna Moderna (Sperling&Kupfer), dedicato a 100 storie di italiane che sono riuscite a raggiungere traguardi importanti, affermandosi a livello professionale e artistico.
L’importanza dei modelli
Tra le iniziative già in programma due sono quelle che puntano all’importanza dei modelli. Inspiring Fifty è un evento internazionale che per la prima volta viene lanciato in Italia e prevede incontri con 50 donne scienziate, manager e professioniste che si renderanno disponibili per fare da modelli alle ragazze. Tra le testimonial ci sono, ad esempio, Barbara Cominelli (Direttore Marketing di Microsoft), Donatella Sciuto (prorettore del Politecnico di Milano) e Barbara Caputo (scienziata dell’Istituto italiano di Tecnologia, che si occupa di robotica). L’altro appuntamento, promosso da Valore D, è Inspiring Girls, un’iniziativa di carattere internazionale, che è già stata proposta anche nel nostro Paese. Un gruppo di volontarie di aziende che fanno parte del circuito di Valore D andrà nelle scuole a raccontare esperienze di modelli femminili positivi” spiega l’assessore Cocco.
Le donne e il digitale
Che rapporto ha l’universo femminile con il mondo digitale? Nonostante quanto si possa pensare, si tratta di un rapporto positivo, fondato su passione e competenza, come dimostrano i risultati di una ricerca condotta dall’Università C. Cattaneo di Castellanza – Liuc, che ha analizzato il fenomeno delle DiDIYer (Digital Do It Youself), le persone che sono in grado di sviluppare in modo autonomo prodotti o servizi digitali. “Abbiamo analizzato un campione di poco meno di 600 lavoratrici, in parte dipendenti del Comune di Milano, in parte proveniente dalle imprese associate a Valore D e in parte legate alla Liuc. Lo studio ha mostrato la presenza di 38 DiDIYer, figure innovatrici, rappresentative del cosiddetto Fai da te digitale: sono persone con un atteggiamento positivo nei confronti del digitale e che sono in grado di realizzare da sé strumenti per migliorare i processi lavorativi. Questo tipo di realtà è sempre esistita, ma il digitale ha in qualche modo “semplificato” tutto, perché questo tipo di tecnologia è più praticabile per molti” spiega Carolina Guerini, docente di Economia e Gestione d’Impresa alla Liuc. La ricerca ha avuto un campione di donne con un’età media di 49 anni, per il 63 per cento di provenienza lombarda, abituata a lavorare in team (78 per cento). “L’età non influisce nell’atteggiamento positivo nei confronti del digitale, ma certo conferma come la formazione sia fondamentale nel creare percorsi che sono diventati fondamentali per diventare letterati digitali, rimarcando l’esigenza di investire nella scuola, nelle università, nel settore pubblico e privato per sostenere questo settore” conclude la docente.