Teheran ribadisce tolleranza zero per le studentesse che trasgrediscono alla legge che impone di indossare in pubblico il velo, in vigore in Iran dalla fondazione della Repubblica islamica nel 1979. Non potranno accedere alle lezioni e alle attività didattiche coloro che “non si attengono al codice di abbigliamento delle scuole“, ha fatto sapere a questo proposito il ministero dell’Istruzione.
Il vice ministro della Sanità Abbas Shirojan ha Shirojan ha invece ringraziato le studentesse che rispettano l’obbligo del velo. Ha annunciato che le università legate al suo ministero “non forniranno servizi a chi non rispetta la regola“.
Proteste senza velo dopo la morte di Masha Amini
Chiaro il riferimento a chi negli scorsi mesi ha partecipato alle manifestazioni anti governative dopo la morte di Mahsa Amini. La 22enne di origine curda aveva perso la vita a Teheran, fermata dalla polizia morale perché non portava il velo correttamente.
Spesso, durante le dimostrazioni, le studentesse avevano protestato a testa scoperta. Avevano poi condiviso sui social media fotografie in cui apparivano di spalle, per non farsi riconoscere, con i capelli sciolti e scrivevano sui muri delle classi slogan contro il governo e la Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei.
Ancora casi di intossicazione nelle scuole
Secondo gli attivisti, la nuova mossa del governo di Teheran è tesa a colpire le ragazze che hanno partecipato alle manifestazioni. Contro di loro è già scattata la vendetta anche con l’ondata di intossicazioni, denunciate da fine novembre negli istituti scolastici di 26 province del Paese. I casi denunciati sono oltre 5.000. Non ancora identificati i responsabili, mentre cresce la rabbia e l’indignazione tra i genitori e la popolazione.
Stretta sul velo, non solo a scuola
La stretta sul velo non riguarda soltanto il mondo della scuola. Gli ammonimenti del governo si sono fatti sempre più frequenti dopo le manifestazioni. Molte donne hanno infatti deciso di sfidare la legge e di non portare l’hijab in pubblico. Anche la scorsa settimana la Repubblica islamica ha ribadito di non volere fare passi indietro sui “principi, le regole religiose e i valori tradizionali” definendo il velo “uno dei fondamenti della civiltà iraniana”. Ribadendo che “l’hijab e la castità dovrebbero essere tutelate per rafforzare le fondamenta della famiglia”.
Alle dichiarazioni del ministero dell’Interno sono seguite, in varie città del Paese, le chiusure forzate di decine di locali, negozi, centri commerciali e turistici dove erano state trovate donne senza il velo, poi arrestate. Casi di questo tipo sono stati denunciati a Keshan, in provincia di Isfahan, a Kermanshah e a Dezful, nella provincia del Khuzestan.
Ramadan, giro di vite in ristoranti e locali
Oltre alle chiusure dovute al mancato rispetto della legge sul velo obbligatorio, la scorsa settimana c’è stato un giro di vite anche per ristoranti e locali. Servivano cibo e bevande di giorno, trasgredendo il divieto di consumare alimenti in pubblico prima del tramonto durante il ramadan, il mese sacro dell’Islam.