A vent’anni esatti dalla legge che sancì i primi divieti per le bionde, potrebbe arrivare in Italia una nuova stretta sul fumo. Ad annunciarlo è il ministro della Salute Orazio Schillaci “vista la preoccupante diffusione di stili di vita non salutari”. Allo studio divieto di fumo in luoghi all’aperto se ci sono nelle vicinanze minori e donne incinte. Niente sale fumatori in locali chiusi e una stretta su sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato.
In Commissione Affari sociali della Camera, Schillaci ha affermato di voler “affrontare il contrasto del tabagismo, che è tuttora la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile in Italia”. L’obiettivo è quello di “creare una generazione libera dal tabacco” entro il 2040“.
Stretta sul fumo, le misure al vaglio
Le misure al vaglio, ha spiegato Schillaci, dovranno tenere conto “della crescente diffusione di nuovi prodotti, come sigarette elettroniche e prodotti del tabacco senza combustione, e delle sempre più numerose evidenze sui possibili effetti dannosi per la salute”.
Come ricorda l’Istituto superiore di sanità (Iss), infatti, “il fumo non è responsabile del solo tumore del polmone, ma è anche il principale fattore di rischio per le malattie respiratorie e cardiovascolari” tali da provocare, secondo Oms, 8 milioni di morti all’anno entro il 2030.
Un numero impressionante, che il governo intende contribuire ad abbattere con misure ferree e adeguate. Le ipotesi allo studio sono state annunciate da Schillaci stesso: “Intendo proporre l’aggiornamento e l’ampliamento della legge 3/2003 per estendere il divieto di fumo in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza; eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi; estendere il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti come sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato; estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti con nicotina”.
In quest’ottica, ha proseguito il ministro, “è necessario e strategico” anche “il recepimento entro il 23 luglio 2023 della direttiva della Commissione Europea sull’eliminazione di alcune esenzioni che riguardano i prodotti del tabacco riscaldato“. La finalità è che “i molteplici interessi correlati ai prodotti del tabacco, che coinvolgono i Dicasteri economici, non prevalgano sulla tutela della salute”.
Stretta sul fumo, vent’anni fa il divieto nei luoghi pubblici
Era il 16 gennaio 2003, quando l’allora ministro Girolamo Sirchia ottenne l’approvazione della legge che introduceva in Italia il divieto di fumo nei luoghi pubblici. Inizialmente accolta da polemiche, dopo la sua entrata in vigore nel gennaio 2005, la legge trovò un inaspettato successo nella popolazione. In 10 anni, come certificato da Istat, portò alla riduzione dei ricoveri per infarto del 5% ogni anno e alla diminuzione del 25% delle vendite dei prodotti del tabacco.
Una battaglia ancora tutta da vincere
La lotta contro il tabagismo, però, era tutt’altro che conclusa. Nel 2015, veniva emanato il Decreto Legislativo che recepiva la Direttiva europea 2014/40. Nel pacchetto del ministro Lorenzin, vi erano, tra l’atro, l’obbligo di foto dei danni da fumo sui pacchetti unito al Numero Verde per aiutare a smettere (800.554.088). E ancora il divieto di additivi che rendono più attrattivo il tabacco e l’abolizione dei pacchetti da 10 igarette.
Eppure, che si tratti di bionde o di tabacco sfuso, ancora nel 2022. Secondo i dati dell’Iss, quasi un italiano su 4 (il 24% della popolazione) era un fumatore, e il trend è in ripresa dopo anni di calo. Mentre l’aumento è costante soprattutto per i giovanissimi, che fumano sigarette a tabacco riscaldato: 3,3% del 2022 rispetto al 1,1% del 2019.