Quando Marco Cappato nel febbraio del 2017 si è seduto in macchina per accompagnare Fabiano Antoniano in Svizzera a morire sapeva di rischiare l’incriminazione per istigazione al suicidio, ma sperava che quel suo gesto, oltre a venire incontro al desiderio di Dj Fabo di smettere di soffrire, avrebbe contribuito a cambiare la mentalità dell’Italia sul suicidio assistito. Nessuno però si aspettava che sarebbe successo dopo meno di tre anni.
Così poco ci è voluto perché il comitato di bioetica (l’organismo statale che detta le linee guida per la legiferazione sui temi delicatissimi della vita fisica) decidesse di fare un’apertura – pur con tutti i distinguo – all’ipotesi della legalizzazione. Qualcosa sta cambiando e molti hanno capito che l’esercizio dell’autodeterminazione e il diritto a conservare la propria dignità non solo non negano il valore della vita umana, ma lo rafforzano.