Fare la spesa, l’esperienza più banale per le persone normodotate può rivelarsi un problema per chi soffre di autismo. Per questo Coop, cooperativa che opera nel settore della grande distribuzione organizzata, ha inaugurato a Monza il primo ipermercato italiano autism friendly. Concretamente vuol dire luci più basse, assenza di suoni forti (ad esempio è stato eliminato il suono delle casse ed è stato ridotto il volume della musica in filodiffusione), priorità alle casse, personale appositamente formato, segnaletica grafica adatta alle persone autistiche che spiega cosa si trova in ogni corsia seguendo i criteri della Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA).
La formazione per i dipendenti
Il progetto, che ha visto la collaborazione di due associazioni di familiari di persone autistiche (Alla3 e PizzAut), sarà il primo di una lunga serie. «Siamo il primo supermercato in Italia a fare una cosa del genere, e anche in Europa probabilmente. Speriamo di essere copiati dalle altre catene di supermercati – ha detto il giorno dell’inaugurazione Alfredo De Bellis, vicepresidente vicario di Coop Lombardia – Estenderemo questo modello a tutti gli altri punti in Lombardia». Tutti i dipendenti della Coop di Monza hanno seguito un corso tenuto da psicologi e psicoterapeuti esperti di autismo per riconoscere e comprendere le caratteristiche delle persone autistiche e comunicare con loro nel modo più appropriato. È stato possibile grazie alla partnership con PizzAut, ristorante gestito esclusivamente da ragazzi autistici affiancati da professionisti della ristorazione e della riabilitazione, da poco trasformato in food truck che consegna pizze a domicilio a causa delle restrizioni al mondo della ristorazione legate alla pandemia.
Piccoli esercenti autism friendly, il primato della Toscana
La Coop di Monza è il primo ipermercato italiano autism friendly, ma non mancano esempi su più piccola scala in altri Comuni italiani e in particolare si registra una maggiore sensibilità da parte dei comuni toscani. Il Comune di Prato nel 2018 ha lanciato il progetto “Autism Friendly” per mettere i negozianti nelle condizioni di accogliere e favorire la fruizione di attività e servizi da parte delle persone con autismo e delle loro famiglie. I commercianti aderenti al progetto hanno ricevuto vademecum formativo sui comportamenti corretti da seguire in caso di accoglienza di una persona autistica, un cartello e un adesivo da esporre nei propri esercizi per essere riconoscibili come “autism friendly”.
Nel quartiere Cure di Firenze, l’associazione “Autismo Firenze” e l’assessorato al Welfare hanno lanciato il progetto “Autismo Welcome”: grazie a un corso di formazione, gli esercenti hanno appreso come rendere più accoglienti i negozi fiorentini per le persone autistiche e le loro famiglie.
Nel Comune di Calenzano, in provincia di Firenze, nel 2019 dieci negozi che hanno già tra i propri clienti famiglie con disturbi dello spettro autistico hanno aderito al progetto “Autism Friendly” seguendo un corso di formazione sulle caratteristiche dei disturbi e sugli accorgimenti, modifiche ambientali, modalità comunicative da adottare nell’accoglienza delle persone con autismo.
L’autismo in Italia
L’Osservatorio Nazionale Autismo, che fa capo all’Istituto Superiore di Sanità, stima che in Italia l’autismo colpisca 1 bambino ogni 77. Il numero cresce di anno in anno per diversi motivi: l’aumento della consapevolezza che porta ad anticipare l’età in cui avviene la diagnosi, il cambiamento dei criteri diagnostici per riconoscere l’autismo, l’introduzione di screening e di sistemi di individuazione precoce che consentono la diagnosi anche sulla base di disturbi lievi che in passato non erano associati all’autismo.
Secondo le stime dell’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici) sarebbero almeno 600mila le persone affette da autismo e su 435 mila i nuovi nati in Italia nel 2020, sarebbero ogni anno oltre i quattromila i bambini potenzialmente nello spettro autistico.
L’associazione denuncia il fatto che in Italia non esistano dati certi sul numero di persone con questo disturbo e che i dati forniti dalle Regioni italiane siano scarsi e disomogenei, dato che oggi contano soltanto 3-4 bambini su 1000. Secondo l’ANGSA le persone autistiche in realtà sono molte di più ma non vengono conteggiate come si dovrebbe perché a volte l’autismo non viene diagnosticato, soprattutto nei casi con minore necessità di supporto.
Il caso di Andrea Antonello
Conoscete Andrea Antonello? Il profilo Instagram Franco e Andrea ha 290mila follower e il 3 novembre arriva in libreria La valigia aran (Marcos y Marcos), l’ultimo libro curato da Fulvio Ervas che raccoglie i pensieri di Andrea. Andrea oggi ha 27 anni. Quando aveva tre anni gli è stato diagnosticato l’autismo ma nonostante ciò Andrea scrive, dipinge, viaggia.
I suoi tre mesi di viaggio in sella a una moto alla scoperta di Stati Uniti e America Latina, insieme al padre Franco Antonello, sono stati raccontati sempre da Fulvio Ervas nel libro Se ti abbraccio non aver paura e sono diventati la trama del film di Gabriele Salvatores Tutto il mio folle amore. La valigia aran raccoglie invece ciò che Andrea ha scritto al computer negli ultimi anni: le sue emozioni, le esperienze di crescita, gli affronti e le offese subite, la ribellione interiore alla condizione autistica, gli avvenimenti che lo hanno reso felice.
La solitudine dell’autismo
Circa vent’anni fa Andrea ha imparato a condividere i suoi pensieri usando un computer. All’inizio la sua scrittura era guidata da un adulto, ora Andrea scrive senza nessun aiuto, in totale autonomia. Non tutte le persone autistiche riescono a raggiungere risultati del genere, ad avere consapevolezza di sé e a conquistare l’autostima come è accaduto ad Andrea. Anzi, la maggior parte vive in una condizione di isolamento e solitudine, sia perché non ricevono il giusto supporto che consenta loro di “uscire dal guscio”, sia perché il mondo là fuori non è preparato a gestire le loro emozioni e reazioni. «Amicizia, compagnia, umanità, amore, tempo da dedicare: di questo hanno bisogno questi ragazzi per sconfiggere la loro solitudine. Di questo avremmo bisogno anche noi per fare del bene a noi stessi» afferma Franco Antonello, il padre di Andrea. «Purtroppo sono un po’ disilluso e credo che continueremo ad aspettare comodi comodi che qualche politico, o qualche istituzione come Mago Merlino risolva le solitudini di tutti questi ragazzi disabili».
L’associazione “I bambini delle fate”
Anziché attendere aiuti dall’alto, Franco Antonello si è rimboccato le maniche e nel 2005 ha fondato l’impresa sociale “I bambini delle fate” che raccoglie fondi per progetti e percorsi di inclusione sociale gestiti da partner locali per supportare persone con autismo e altre disabilità. «Non credo che il pubblico possa fare più di quanto stia già facendo – continua – Nel nostro piccolo ci diamo da fare per gli altri con la nostra impresa sociale. Solo con le nostre mani, senza chiedere nulla a nessuno. Invece di protestare proviamo tutti a fare qualcosa, magari domani fermatevi con quel ragazzo un po’ strano, quello che abita lì vicino a voi e fermatevi a chiedergli come sta. Sarebbe un bel primo passo. Se per ogni ragazzo a cui è toccata una sorte difficile che si porterà dietro per tutta la vita, ci fossero dieci, venti, trenta vicini di casa che gli dedicano alcune ore al mese del loro tempo, immagina che spettacolo».