Che questo Natale e queste feste in generale sarebbero state “differenti” lo immaginavamo tutti, ora però ne abbiamo conferma con le nuove disposizioni del Governo sui divieti di spostamenti tra Regioni. A cambiare, però, sono anche le modalità con le quali, chi potrà, si riunirà per il cenone della Vigilia o per la notte di San Silvestro. Proprio in vista degli incontri con i familiari stretti, ci si chiede soprattutto se sia il caso di sottoporsi a tampone, prima di incontrare gli anziani, come i nonni. Ecco cosa suggerisce l’esperto, Massimo Puoti, Direttore di Dipartimento di Malattie Infettive all’ospedale Niguarda di Milano.
Come proteggere i nonni?
La domanda se la sono fatta in molti, ma la risposta non può essere netta. Se il tampone molecolare è uno strumento diagnostico importante, il suo uso come screening ha una serie di limitazioni e soprattutto dovrebbe essere accompagnato da una serie di altre misure di protezione, ben note: «Noi medici usiamo la metafora del formaggio svizzero: ogni fetta ha dei buchi, paragonabili ai limiti che ogni regola di sicurezza anti-Covid può avere, ma tutte insieme e sovrapposte impediscono di vedere dall’altra parte. Lo stesso avviene in qualche modo con la trasmissione del virus Sars-Cov2: il distanziamento, la mascherina e il lavaggio delle mani presi singolarmente non bastano, ma insieme riducono i rischi. Lo stesso vale per il tampone, così come per il monitoraggio di eventuali sintomi nei giorni precedenti l’incontro con i propri cari, quando comunque si dovrebbero limitare al massimo i contatti e le situazioni di esposizione con persone potenzialmente infette. Ogni misura ha delle imperfezioni, ma una serie di misure riduce i rischi» premette l’infettivologo. Il consiglio, quindi, è di non considerare il tampone molecolare o antigenico come un “passaporto Covid-free“, anche perché esistono limiti nel tipo di test e nella tempistica con cui vanno somministrati.
Il tampone non mette al riparo
«Il tampone molecolare ha in genere una specificità e sensibilità maggiori, quindi maggiore accuratezza nella eventuale diagnosi, ma richiede tempi più lunghi per l’esito. Il test antigenico rapido, invece, permette di avere il risultato in pochi minuti, ma è meno sensibile e, in caso di positività, richiede comunque un molecolare» spiega il professor Puoti, aggiungendo: «Entrambi, però, possono solo fornire una fotografia di quel preciso momento. In pratica mi dice se il giorno in cui l’ho effettuato c’erano tracce del virus nel naso o in gola, ma non mi garantisce che la situazione sia identica quando incontrerò i parenti. Per fare un esempio, io oggi potrei andare in reparto e mettere male la mascherina, prendendo il virus. Potrei anche fare un tampone tra tre giorni e avere un risultato negativo il 4° giorno, ma magari il 5° inizierei ad avvertire sintomi, giusto in concomitanza con la visita al nonno. Questo perché esiste un tempo di latenza in cui potrei avere un tampone negativo, ma essere già entrato in contatto col virus. Insomma, non ci sono garanzie».
Consultare sempre il proprio medico
Che fare, dunque? «Il consiglio è di seguire sempre le norme di prevenzione che ormai conosciamo bene (distanziamento, mascherina e lavaggio mani) e consultare il proprio medico se si ritiene che il tampone possa essere una misura precauzionale aggiuntiva, per una valutazione da parte di una persona competente» chiarisce l’infettivologo del Niguarda. Va anche tenuto presente che il medico di famiglia non farà richiesta per un tampone all’Asl o Ats se non in presenza di un fondato sospetto che possa esserci un caso di Covid. Insomma, senza sintomi o senza che ci sia il rischio che il paziente sia entrato in stretto contatto con un soggetto positivo, non farà la segnalazione al Dipartimento di Prevenzione territoriale. Quindi chi volesse sottoporsi a tampone “preventivo” dovrà rivolgersi ai laboratori privati.
Dove e quanto costa il tampone
Se nelle strutture pubbliche esistono liste d’attesa che potrebbero richiedere tempi più lunghi, i laboratori privati garantiscono test e risultati nell’arco di poche ore, ma a un costo maggiore. Il prezzo medio di un tampone molecolare può andare dai 60 euro (come nel caso della Regione Lazio, che ha fissato questa cifra anche per i privati) ai 100 euro di alcune strutture della Liguria. Il test antigenico, invece, costa un po’ meno (intorno ai 22/40 euro) e in alcune regioni è possibile effettuarlo anche in farmacia (come in Veneto e Lazio), ma in caso di positività occorre anche un molecolare. Esiste poi una probabilità di falsi positivi maggiore rispetto al molecolare: «Mentre per i molecolari si è raggiunta una certa standardizzazione, i test rapidi antigenici non sono tutti uguali. Quello che abbiamo in uso al Niguarda, ad esempio, ha un indice di falsi positivi del 3%, quindi piuttosto ridotto, ma per i falsi negativi siamo intorno all’11%. Quindi dobbiamo tenere presente, ancora una volta, che il test non dà certezze assolute» spiega Puoti.
Tavoli separati per nonni e nipoti
Un ulteriore accorgimento potrebbe essere quella di prevedere tavoli separati per gli adulti e i bambini: «Il distanziamento è molto importante: più si è lontani, meglio è. Fare un eventuale tampone che risulti negativo non ci permette comunque di abbracciare i nonni in sicurezza. A tavola, quindi, andrebbe mantenuta una distanza di un metro e mezzo/due tra ogni commensale. Ancora meglio, potendo, sarebbe prevedere anche tavoli separati, in modo da salvaguardare i nonni» chiarisce l’esperto. I bambini, infatti, andranno a scuola fino al 23 dicembre e, in caso di cenone della Vigilia di Natale, potrebbero essere nel momento di incubazione della malattia. «D’altra parte anche noi medici in mensa mangiamo in tavoli separati, perché al momento del pasto bisogna abbassare la mascherina. Se si riesce, quindi, si tratta di una misura ulteriore che unita alle altre e alla sorveglianza dei sintomi aiuta a ridurre i rischi di contagio».